Vita Chiesa

FUCI, CONVEGNO SU SENSO DI APPARTENENZA, FEDERALISMO ED EUROPA

“Siamo un Paese di tifosi dagli atteggiamenti ambivalenti e dall’identità fragile; tutti reclamano le regole ma le regole degli altri, la voglia di cambiamento è sempre dichiarata ma allo stesso tempo è forte anche la resistenza al cambiamento stesso”. Lo ha detto stamattina Nando Pagnocelli, presidente di Ipsos, intervenendo al convegno nazionale della Fuci “150 e non sentirli. Eredità e prospettive dell’Italia che cambia” che si è aperto ieri a Reggio Calabria. Secondo Pagnoncelli, “si è perso il senso di un’appartenenza larga e facciamo fatica a cogliere la complessità dei fenomeni che riguardano il nostro Paese e il mondo intero”. Di qui l’invito a considerare comunque “l’importanza del nostro impegno e della valorizzazione dei segnali positivi che richiamano all’appartenenza” oltre il sentimento. Stamattina è intervenuto anche Luigi D’Andrea dell’Università di Messina, che si è concentrato sul tema del federalismo partendo da un’attenzione tutta particolare alla nostra Costituzione repubblicana che ha definito “un compendio di storia”. Nella sua relazione sul processo di inveramento storico che della Carta si è fatto ed è da farsi ancora, D’Andrea ha affermato che non possiamo non cogliere nel principio di sussidiarietà la chiave che rende “amiche” l’unità e il federalismo. Con Paolo Bustaffa, direttore del SIR/SIR Europa, la riflessione si è spostata sull’Europa. Bustaffa ha sottolineato come “la scarsa attenzione prestata alle negoziazioni politiche che precedono i provvedimenti europei ha l’effetto di far apparire le decisioni prese a Bruxelles, quando vengono rese pubbliche, come fatti compiuti, come decisioni estemporanee che sembrano spuntate dal nulla”. Il direttore del SIR ha affermato poi che il giornalismo, anche per quanto riguarda l’Europa, “risente di un fenomeno che si potrebbe definire ‘ritardo culturale’ provocato da una crescita troppo rapida e incontrollata della costruzione tecnica (istituzionale) rispetto alla costruzione culturale e sociale. I progressi istituzionali dell’Ue non sono stati accompagnati da un adeguato dibattito pubblico”. “Le notizie europee – ha spiegato Bustaffa – sono il frutto delle influenze incrociate esercitate da diversi fattori di natura istituzionale, sociale e mediale, e il significato degli eventi che vengono coperti è il prodotto delle negoziazioni tramite le quali diversi attori – a volte in conflitto a volte in collaborazione – definiscono forma e contenuto dell’attualità Ue”. Oggi pomeriggio i lavori del convegno proseguono con una tavola rotonda sul tema “L’Italia s’è desta? Il ruolo dei giovani nell’Italia che verrà”.Sir