Vita Chiesa

Pre-Sinodo dei giovani: ecco i temi del documento finale. Lo consegnerà al Papa un giovane di Panama

Gli altri apporti, ha ricordato il cardinale, «proverranno anzitutto dalle sintesi inviate dalle Conferenze episcopali e dai Sinodi delle Chiese cattoliche orientali, sintesi che sono anch’esse il frutto di un ascolto a tutto campo condotto nelle diocesi del mondo. A quelle sintesi si sommeranno, poi, i risultati del Questionario online proposto ai giovani e gli interventi del Seminario internazionale sulla situazione giovanile organizzato dalla Segreteria Generale del Sinodo nel mese di settembre 2017, senza dimenticare le Osservazioni liberamente inviate da singoli e gruppi di ogni parte del pianeta».

Tre le parti del documento, ha spiegato Baldisseri, precedute da un’introduzione: «La prima parte tratta delle sfide e delle opportunità dei giovani nel mondo di oggi; la seconda della fede e della vocazione, del discernimento e dell’accompagnamento dei giovani; la terza delle attività formative e pastorali della Chiesa». A consegnare il testo nelle mani del Papa, ha annunciato il porporato, «sarà un giovane di panama», la nazione che ospiterà la prossima Gioranta mondiale della Gioventù, nel 2019.

La Chiesa giovane, lievito dentro la Chiesa.«I giovani, che parlano in prima persona plurale, si definiscono ‘the young Church’», la Chiesa giovane: «Esiste una Chiesa dei giovani, che non sta ‘di fronte’ o ‘in opposizione’ a una Chiesa degli adulti, ma ‘dentro’ la Chiesa come il lievito nella pasta, per usare un’immagine evangelica». È la fotografia scattata dal card. Lorenzo Baldisseri, del documento con cui si è concluso oggi il pre-Sinodo dei vescovi, a cui hanno partecipato 15.300 giovani, tra quelli presenti in questi giorni in Vaticano e quelli collegati via social da ogni parte del mondo.

Riconoscere gli errori del passato. «Dal testo – ha reso noto il cardinale presentandolo oggi ai giornalisti in sala stampa vaticana – affiora un grande desiderio di trasparenza e di credibilità da parte dei membri della Chiesa, in particolare dei pastori: i giovani si aspettano una Chiesa che sappia riconoscere con umiltà gli errori del passato e del presente e impegnarsi con coraggio a vivere ciò che professa». Al tempo stesso, «i giovani cercano educatori dal volto umano, pronti se necessario a riconoscere le loro fragilità».

Altre categorie fondamentali del documento sono «vocazione, discernimento e accompagnamento». «I giovani – ha commentato Baldisseri – soffrono oggi per la mancanza di veri accompagnatori, che li aiutino a trovare la loro strada nella vita, e domandano alla comunità cristiana di farsi carico del loro bisogno di guide autorevoli». In definitiva, ha sintetizzato il porporato, «i giovani reclamano una Chiesa ‘estroversa’, impegnata a dialogare senza preclusioni con la modernità che avanza, in particolare con il mondo delle nuove tecnologie, di cui occorre riconoscere le potenzialità e orientare il corretto utilizzo.

«An attractive Church is a relational Church», si legge nel documento: tema trattato lunedì sorso anche dal Papa, che citando il profeta Gioele ha ricordato che «il proprio dei giovani è fare profezie e avere visioni: i giovani di oggi preconizzano una Chiesa del dialogo e dell’accoglienza, del rinnovamento e dell’ascolto, come del resto il Santo Padre domanda fin dall’inizio del suo ministero petrino». «I giovani ci hanno dato in questa settimana unadimostrazione di grande serietà, di appassionata ricerca di senso, di generosa apertura e spontaneità», la testimonianza di Baldisseri: «Hanno espresso fiducia nella Chiesa e grande attesa nei suoi confronti. Si sentono mobilitati, perché protagonisti».

«I modelli della famiglia tradizionale sono in declino in vari luoghi», e «questo reca con sé sofferenza, anche nei giovani». È uno dei temi trattati nella prima parte del documento finale del pre-Sinodo dei giovani, che tratta delle sfide e delle opportunità dei giovani nel mondo di oggi. «Alcuni si allontanano dalle tradizioni famigliari, sperando di essere più originali di ciò che considerano come bloccato nel passato o fuori moda», si legge nel testo, presentato oggi in sala stampa vaticana: «In alcune zone del mondo, invece, i giovani cercano la loro identità rimanendo saldi alle loro tradizioni famigliari, sforzandosi di essere fedeli al modo in cui sono cresciuti». «La Chiesa ha bisogno di sostenere meglio le famiglie e la loro formazione», l’appello, soprattutto «in quei Paesi dove non vi è libertà di espressione, dove ai giovani – specialmente ai minori – non è permesso partecipare alla vita della Chiesa».

Il senso di appartenenza è un fattore significativo nella formazione della proprio identità. «L’esclusione sociale è un fattore che contribuisce alla perdita di autostima e di identità sperimentata da molti», scrivono i 300 giovani dei cinque continenti, a proposito del «senso di appartenenza» come «fattore significativo nella formazione della propria identità»: «In Medio Oriente, molti giovani si sentono obbligati a convertirsi ad altre religioni al fine di essere accettati dai loro coetanei e dalla cultura dominante che li circonda. Questo è sentito fortemente anche dalle comunità di migranti in Europa, che soffrono inoltre il peso dell’esclusione sociale e dell’abbandono della loro identità culturale per assimilarsi alla cultura dominante. Questa è un campo in cui la Chiesa ha bisogno di progettare e fornire spazi di guarigione per le nostre famiglie, in risposta a questi problemi, mostrando che c’è spazio per tutti».

«Alle volte le parrocchie non sono più dei luoghi di incontro», si legge ancora nel documento. «Per alcuni, la religione è ormai considerata una questione privata», scrivono i 300 giovani che hanno partecipato all’iniziativa, secondo i quali per molti giovani «il sacro sembra qualcosa di separato della vita quotidiana» e «molte volte la Chiesa appare come troppo severa ed è spesso associata ad un eccessivo moralismo». «I momenti cruciali per lo sviluppo della nostra identità – spiegano i giovani – comprendono: decidere il nostro indirizzo di studi, scegliere la nostra professione, decidere ciò in cui credere, scoprire la nostra sessualità e fare le scelte definitive per la vita». Ma anche «le nostre esperienze ecclesiali possono sia formare che influenzare la formazione della nostra identità e personalità».

I giovani, in particolare, «sono profondamente coinvolti e interessati in argomenti come la sessualità, le dipendenze, i matrimoni falliti, le famiglie disgregate, così come i grandi problemi sociali, come la criminalità organizzata e la tratta di esseri umani, la violenza, la corruzione, lo sfruttamento, il femminicidio, ogni forma di persecuzione e il degrado del nostro ambiente naturale». Tra le paure, l’instabilità «sociale, politica ed economica», da contrastare con «inclusione, accoglienza, misericordia e tenerezza da parte della Chiesa, sia come istituzione che come comunità di fede». Non mancano accenti di «mea culpa» anche dei giovani, che annotano come «il razzismo a diversi livelli» tocca i loro coetanei «in diverse parti del mondo».

«Se da un lato i progressi tecnologici hanno migliorato sensibilmente le nostre vite, è anche necessario farne uso in maniera prudente». Nel documento i giovani mettono in evidenza il «duplice aspetto» dell’impiego della tecnologia, il cui «utilizzo sconsiderato può avere delle conseguenze negative». «Mentre per qualcuno la tecnologia ha arricchito le nostre relazioni – l’analisi – per tanti altri ha preso la forma di una dipendenza, diventando un sostituto della relazione umana e persino di Dio. Nonostante questo, la tecnologia è ormai parte integrante della vita dei giovani, e come tale deve essere compresa. Paradossalmente in alcuni paesi la tecnologia, internet in particolare, è accessibile gratuitamente, mentre il sostentamento quotidiano e i servizi di base sono insufficienti».

«L’impatto dei social media nelle vite dei giovani non può essere sottovalutato», l’invito: «I social media sono una parte rilevante dell’identità dei giovani e del loro modo di vivere. Mai come prima, gli ambienti digitali hanno il potere senza precedenti di unire persone geograficamente distanti. Lo scambio di informazioni, ideali, valori e interessi comuni è oggi più possibile di ieri. L’accesso a strumenti di formazione online ha aperto opportunità educative per i giovani che vivono in aree remote e ha reso l’accesso alla conoscenza a portata di click». Tuttavia, «l’altra faccia della tecnologia si mostra nello svilupparsi di certi vizi», ammoniscono i giovani affermando che tale pericolo «si manifesta in forme come l’isolamento, la pigrizia, la desolazione, la noia. È evidente che i giovani di tutto il mondo stiano consumando in maniera ossessiva i prodotti multimediali. Sebbene viviamo in un mondo iperconnesso, la comunicazione tra i giovani rimane limitata a gruppi tra loro simili. Mancano spazi e opportunità per sperimentare la diversità. La cultura dei mass-media esercita ancora molta influenza sulle vite e sugli ideali dei giovani. L’avvento dei social media ha sollevato nuove sfide riguardo l’ampiezza della sfera di influenza che i social media hanno sui giovani. Spesso i giovani tendono ad avere diversi comportamenti negli ambienti online e in quelli offline». Di qui la necessità di «offrire formazione ai giovani su come vivere le loro vite digitali.

Le relazioni online possono diventare disumane. Gli spazi digitali ci rendono ciechi alla fragilità dell’altro e ci impediscono l’introspezione. Problemi come la pornografia pervertono la percezione che il giovane ha della propria sessualità. La tecnologia usata in questo modo crea una ingannevole realtà parallela che ignora la dignità umana». Altri rischio citato nel documento: «la perdita di identità collegata a una rappresentazione errata della persona, una costruzione virtuale della personalità e la perdita di una presenza sociale radicata nella realtà». Senza contare i «rischi a lungo termine includono», come «la perdita di memoria, di cultura e di creatività dinanzi all’immediatezza dell’accesso all’informazione e alla perdita di concentrazione legata alla frammentazione» e i pericoli di «una cultura dominante dell’apparenza.

Nel campo della bioetica, secondo i giovani, «la tecnologia pone nuove sfide e nuovi rischi riguardo alla salvaguardia della vita umana in ogni sua fase. L’avvento dell’intelligenza artificiale e di nuove tecnologie come la robotica e l’automazione pongono rischi alle opportunità d’impiego per le comunità di lavoratori. La tecnologia può essere nociva alla dignità umana se non usata con consapevolezza e prudenza: la dignità umana deve sempre guidarne l’utilizzo. Tra le proposte, «un documento ufficiale della Chiesa» sull’utilizzo delle nuove tecnologie.

«Gli scandali attribuiti alla Chiesa – sia quelli reali, che quelli solo percepiti come tali – condizionano la fiducia dei giovani nella Chiesa e nelle istituzioni tradizionali che essa rappresenta». I giovani denunciano che «oggi un problema diffuso nella società legato è la mancanza di parità fra uomo e donna. Ciò è vero anche nella Chiesa». Di qui la necessità di promuovere «la dignità delle donne, sia nella Chiesa che nel più ampio contesto sociale», chiedendosi in particolare «quali sono i luoghi nei quali le donne sono in grado di prosperare all’interno della Chiesa e della società».

Non mancano nel testo i temi più spinosi relativi alla morale sessuale: «C’è spesso grande disaccordo tra i giovani, sia nella Chiesa che nel mondo», la denuncia, riguardo ad «insegnamenti che oggi sono particolarmente dibattuti», come «contraccezione, aborto, omosessualità, convivenza, matrimonio e anche come viene percepito il sacerdozio nelle diverse realtà della Chiesa». «Indipendentemente dal loro livello di comprensione degli insegnamenti della Chiesa, troviamo ancora disaccordo e un dibattito aperto tra i giovani su queste questioni problematiche», l’analisi dei giovani, che vorrebbero «che la Chiesa cambiasse i suoi insegnamenti o, perlomeno, che fornisca una migliore esplicazione e formazione su queste questioni. Nonostante questo dibattito interno, i giovani cattolici cui convinzioni sono in contrasto con l’insegnamento ufficiale desiderano comunque essere parte della Chiesa». D’altra parte, «molti giovani cattolici accettano questi insegnamenti e trovano in essi una fonte di gioia» e «desiderano che la Chiesa non solo si tenga ben salda ai suoi insegnamenti, sebbene impopolari, ma li proclami anche con maggiore profondità».