Vita Chiesa

Terra Santa: mons. Fontana, «serve riportare pellegrini, non gitanti»

«Serve riportare pellegrini in Terra Santa, non gitanti. Come Chiesa italiana siamo chiamati a questa missione che affonda le radici nei millenari legami che ci uniscono ai luoghi santi di Gesù. Purtroppo il numero dei pellegrini italiani in questi anni si è praticamente dimezzato». Lo ha detto al Sir, mons. Riccardo Fontana, arcivescovo di Arezzo-Sansepolcro e delegato per la Chiesa italiana all’incontro dei vescovi dell’«Holy land Coordination» (Hlc), il Coordinamento di Terra Santa, composto da presuli provenienti da Europa, Nord-America e Sud-Africa, istituito alla fine del ventesimo secolo su invito della Santa Sede con lo scopo di visitare e sostenere le comunità cristiane locali di Terra Santa.

Quindici i vescovi attesi a Gerusalemme dal 13 al 18 gennaio, tra cui mons. Fontana. «L’epoca della retorica è finita ed occorre ricostruire e motivare le ragioni del ritorno a pellegrinare in Terra Santa», afferma l’arcivescovo. «Una esperienza collegiale e sinodale» quella dell’Holy land Coordination per l’arcivescovo di Arezzo che, anche negli anni passati, ha fatto parte della delegazione. «Andiamo a Gerusalemme – aggiunge – in un momento in cui intorno alla Città Santa potrebbe scatenarsi un gran putiferio. E andremo anche a Gaza (14 gennaio), a fare visita a quella piccola comunità cristiana che la abita e che fa memoria della Sacra Famiglia e del primo gesto di Gesù, di farsi rifugiato in Egitto, passando per questo lembo di terra. Da qui nasce una necessaria riflessione sul tema della mobilità umana. Siamo un popolo in cammino e i nazionalismi bruciano la nostra identità che trova nella pietà popolare uno dei suoi cardini».

Circa il tema scelto dall’Hlc 2018, i giovani, mons. Fontana sostiene che «le nuove generazioni sono invitate a riscoprire le ragioni della fede e con loro anche ognuno di noi. Volesse Dio che cristiani, ebrei e musulmani ritrovassero tutti insieme la fede di Abramo. In questo cammino i giovani sono un futuro da educare». Il programma dell’incontro prevede, tra le altre cose, la visita di alcune scuole a Beit Jala e Beit Sahour e incontri di alcuni gruppi di studenti universitari cristiani, ebrei e musulmani. In programma anche riunioni con alcuni diplomatici occidentali e un’uscita al villaggio palestinese di Qubeibeh che si trova in una specie di enclave, circondato com’è dal muro, da insediamenti e da strade riservate agli israeliani. L’edizione di quest’anno prevede anche la possibilità di condividere, dalla sera di venerdì 12 gennaio, lo shabbat con la comunità ebraica della sinagoga Kol Haneshama a Gerusalemme.