Vita Chiesa

VERONA 2006: CARD. RUINI, «TRADURRE IN SBOCCHI CONCRETI LE INDICAZIONI DEL PAPA»

“Il frutto e lo sviluppo concreto dei lavori” del Convegno “consisterà in quello che, come Chiesa italiana, sapremo vivere e testimoniare nei prossimi anni, cercando in primo luogo di essere docili alla guida del Signore” per tradurre in “sbocchi concreti nella vita e nella testimonianza della Chiesa italiana” le indicazioni offerte, ieri, dal Papa. Così il card. Camillo Ruini, nel suo intervento conclusivo dell’assemblea veronese. “Questo incontro di Verona – ha chiarito – deve aiutare le nostre comunità a testimoniare Gesù risorto entro un contesto sociale e culturale, nazionale ed internazionale, che cambia molto rapidamente, mentre si rinnova anche la realtà ecclesiale”. Proprio la coscienza di questi cambiamenti, dei problemi che essi pongono alla pastorale quotidiana e della necessità di saperli interpretare alla luce del Vangelo” è forse “il principale motivo per il quale molte attese si concentrano sul nostro Convegno”. Il cardinale ha, poi, rivolto uno sguardo agli scenari europei e mondiali, richiamando il “risveglio religioso, sociale e politico dell’Islam”, lo sviluppo di grandi nazioni e civiltà, come la Cina e l’India, e il permanere di gravi situazioni di povertà di numerosi Paesi e aree geografiche, come l’Africa.

Un’altra questione emersa nell’ultimo decennio, per il card. Ruini, è quella “antropologica”. Negli interrogativi intorno all’uomo “la fede cristiana e la conoscenza dell’uomo che essa ha in Cristo vengono messe inevitabilmente a confronto con le prospettive e i punti di vista, talora assai divergenti, che riguardo all’uomo stesso hanno oggi largo corso e cercano di imporsi”. Questo confronto, presente in tutto il mondo e, quindi, anche in Italia, si sviluppa “a molteplici livelli: sul piano culturale e morale, su quello della ricerca scientifica e delle sue applicazioni terapeutiche, su quello del vissuto delle persone e delle famiglie come su quello delle scelte politiche e legislative”. Per il porporato occorre “continuare a sostenere questo confronto”, essendo consapevoli che “la luce della fede ci fa comprendere in profondità non un modello di uomo ideale e utopico, ma l’uomo reale, concreto e storico”. Un ulteriore elemento di novità è il rafforzamento dei “sentimenti” e degli “atteggiamenti di comunione” tra le diverse componenti ecclesiali, e in particolare tra le aggregazioni laicali, nella consapevolezza della necessità e dell’urgenza di una “missione comune” per “un’effettiva opera di rievangelizzazione del nostro popolo”.

Proprio alla luce delle novità emerse nell’ultimo decennio, si registra una “duplice attenzione”: verso la “missione evangelizzatrice della Chiesa” e il “suo determinante influsso positivo sulla vita della società”. “Uno sguardo d’insieme all’evoluzione del mondo in cui viviamo, delle sue direttrici culturali e dei suoi comportamenti – ha osservato il card. Ruini – fa vedere come i problemi che emergono tocchino le fondamenta stesse della nostra fede, e anche di una civiltà che voglia essere umanistica. Le possibilità di darvi risposta dipendono pertanto, in primo luogo, dall’autenticità e profondità del nostro rapporto con Dio”. Il primo obiettivo del dopo-Convegno sarà, quindi, “riproporre a tutti con convinzione” quella “misura alta della vita cristiana ordinaria” che è la “santità”, come chiesto da Giovanni Paolo II al termine del Grande Giubileo. “Il mistero cristiano, vissuto nella pienezza delle sue dimensioni di amore gratuito e sovrabbondante, di sequela di Cristo crocifisso e risorto e così di partecipazione alla vita stessa di Dio, è infatti – ha chiarito il porporato – l’unica realtà che possiamo davvero proporre come quel grande ‘sì’ a cui si è riferito anche ieri Benedetto XVI, che salva e che apre al futuro” e rende “visibile” nella quotidianità “il primato di Dio”.

Non mancano “ostacoli che l’ambiente sociale e culturale in cui viviamo frappone al cammino verso la santità”. Di qui la necessità e l’importanza dell’“opera formativa” nelle “nostre comunità”. “Il nostro Convegno – ha aggiunto il card. Ruini -, con la sua articolazione in cinque ambiti di esercizio della testimonianza, ci ha offerto un’impostazione della vita e della pastorale della Chiesa particolarmente favorevole al lavoro educativo e formativo”. L’opera formativa, ha chiarito il porporato, “mantiene un orientamento e una rilevanza speciale per i bambini e i ragazzi, gli adolescenti e i giovani” perché sono proprio le nuove generazioni “le più esposte a un duplice rischio”: “crescere in un contesto sociale e culturale nel quale la tradizione cristiana sembra svanire e dissolversi”, rimanendo rilevante solo “all’interno degli ambienti ecclesiali”, e “pagare le conseguenze di un generale impoverimento dei fattori educativi nella nostra società”. In particolare l’iniziazione cristiana si presenta oggi “come una sfida cruciale e come un grande cantiere aperto”, dove c’è bisogno “di dedizione e passione formativa ed evangelizzatrice, di sicura fedeltà e al contempo del coraggio di affrontare creativamente le difficoltà odierne”. Di un’analoga passione educativa c’è forte necessità “nelle scuole e specificamente nelle scuole cattoliche”. Sir