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11 settembre 2001, anche la Toscana fu scossa dall’insicurezza globale

Quando l’aereo esplose contro la prima torre dello World Trade Center, alle nove e tre minuti dell’11 Settembre 2001, pensai a un incidente. A un piccolo aereo sbandato che aveva perso la rotta. Mentre le immagini cominciavano a essere trasmesse sulla Cnn, l’impatto del secondo aereo dette la certezza che si trattasse di qualcosa di maledettamente diverso. Forse un attacco terroristico. All’epoca guidavo la redazione della Nazione di Lucca.

Quando l’aereo esplose contro la prima torre dello World Trade Center, alle nove e tre minuti dell’11 Settembre 2001, pensai a un incidente. A un piccolo aereo sbandato che aveva perso la rotta. Mentre le immagini cominciavano a essere trasmesse sulla Cnn, l’impatto del secondo aereo dette la certezza che si trattasse di qualcosa di maledettamente diverso. Forse un attacco terroristico.All’epoca guidavo la redazione della Nazione di Lucca. Stavo aspettando di incontrare Altero Matteoli, che da giugno era diventato ministro dell’Ambiente nel governo di Silvio Berlusconi e che stava visitando in quei giorni il suo collegio elettorale in Lucchesia. Una telefonata mi avvertì che l’incontro andava rinviato e che Matteoli stava partendo per Roma, dove era stato convocato con urgenza un Consiglio dei ministri su quello che stava accadendo a New York, anche se ancora non si capiva bene se fosse opera isolata di un pazzo o l’inizio dell’apocalisse. Per un attimo ebbi la sensazione di essermi trovato anch’io in mezzo alla Storia, per via di quell’incrocio di appuntamenti saltati. Mentre tutto il mondo seguiva da spettatore, incollato alla televisione, scene mai viste.Le ore e i giorni successivi avrebbero dato le dimensioni dell’immensa tragedia a cui stavamo assistendo, e del terremoto politico che avrebbe spostato gli equilibri del mondo, del quale ancora oggi subiamo gli assestamenti.L’Afghanistan è un crocevia del terrorismo. Lo era soprattutto 20 anni fa. E le strategie sbagliate di cui stiamo scrivendo e discutendo oggi, colpevoli del dramma che vive Kabul, sono figlie della battaglia internazionale combattuta sulla pancia di un popolo – per lo meno la sua maggioranza – che, probabilmente, vorrebbe solo essere lasciato in pace.La coincidenza della Storia ha riaperto drammaticamente il caso Afghanistan proprio quando il mondo stava per ricordare i vent’anni dall’attentato alle Twins Towers. E anche noi ci apprestavamo a sfogliare le pagine della memoria, archiviate nel 2001.All’epoca, sull’onda dell’emozione mai provata di fronte a immagini apocalittiche, tutti si sentirono americani. Come si sarebbero sentiti tutti francesi dopo l’attentato al giornale satirico parigino Charly Hebdo, o dopo la carneficina del Bataclan, evocando la storica frase, «Io sono berlinese», il «Ich bin sin Berliner…», pronunciata da John Kennedy a Berlino Ovest divisa dal muro, il 26 giugno del 1963.Quello che successe qualche giorno dopo l’11 Settembre, fu ritrovarsi sgomenti e terrorizzati: ignoravamo che cosa sarebbe potuto ancora accadere. In tutto il mondo civile si insinuò la sensazione di sentirsi ripiegati su sé stessi e smarriti, perché nessuno sapeva che cosa fare e che cosa aspettarsi.Ne conseguì una paralisi mondiale che, per fortuna ebbe una durata relativamente breve. Salire in aereo divenne un gesto non più abituale, ma si trasformò in un incubo. Viaggiare da e per gli Stati Uniti fu per alcuni mesi una specie di tabù. Con la conseguenza fin troppo scontata che il circuito economico ebbe un contraccolpo, legato in primo luogo al turismo ma non soltanto.Oggi credo si possa dire, anche sulla base di ricerche effettuate nei due anni successivi all’11 Settembre, che fu soprattutto la percezione del rischio a condizionare la vita di milioni di cittadini.Per restare in casa nostra, la Toscana venne scossa dal clima di insicurezza globale, che poi si stemperò con il passare del tempo.D’altra parte già si viveva in uno stato di precarietà sociali e di tensioni, che erano seguite al G8 di Genova e ai tragici scontri con i No global. A Firenze era stato fatto recapitare al prefetto Achille Serra, un plico bomba, che, secondo gli esperti, «poteva esplodere e fare anche molto male».Dunque l’impatto delle notizie americane rischiarono di destabilizzare una situazione già fragile.Credo si possa dire che non andò così.Se all’inizio le imprese toscane dovettero far fronte alla riduzione della domanda, specialmente quelle più esposte alle esportazioni verso gli Stati Uniti, la reazione ferma dell’Occidente, contribuì a tranquillizzare il mercato, oltre che le persone. Il settore agroalimentare fu tra i meno colpiti, mentre effetti più importanti avrebbe avuto il comparto manifatturiero, per via dell’alto livello dell’ export negli Usa, specialmente nel tessile.Ma quella fu soprattutto una reazione di paura o, forse, semplicemente di prudenza. Si verificò – questo sì, un blocco, più psicologico che reale, dei voli aerei fra Italia e Stati Uniti. La psicosi frenò la migrazione turistica Usa verso casa nostra, anche perché il governo di Bush jr, come prima reazione dopo l’attentato, raccomandò ai propri cittadini di non viaggiare, dal momento che il pericolo poteva nascondersi ovunque, tanto la lunga mano di Al Qaeda era mossa dall’odio anti americano.Oggi è impossibile ricordare l’11 Settembre come una semplice commemorazione, sia pure di un evento apocalittico. In pochi giorni la Storia è tornata cronaca, si è materializzata in devastante attualità. Al posto dei terroristi di Al Qaeda e del regime afghano che proteggeva Osama Bin Laden, di Saddam Hussein e dell’Iraq da combattere, ci sono i talebani, i nuovi padroni dell’Afghanistan, che non rappresentano al momento un pericolo diretto per i Paesi stranieri, ma possono diventare lo strumento di minaccia da parte di potenze voraci come la Cina, che già strizzano l’occhio ai miliziani jihadisti per il controllo di un territorio che custodisce immense ricchezze di preziosi minerali.Anche per questo, il mondo è di nuovo sotto scacco, vittima degli equivoci e delle debolezze occidentali. E l’11 Settembre non è una data lontana, da ricordare con polverosi discorsi e manifestazioni. Purtroppo, non lo è ancora.