Italia

150° UNITA’ D’ITALIA: FUCI, «L’ITALIA SI DESTI»

Un’Italia che “oggi ha una debole identità nazionale, non investe sui giovani, è poco aperta a’orizzonte europeo, impaurita dal diverso e incapace di valorizzare il proprio patrimonio culturale”. E’ la fotografia che emerge da “L’Italia si desti”, il manifesto della Fuci (Federazione universitaria cattolica italiana) per i 150 anni dell’unità del Paese, diffuso al termine del Consiglio Centrale dell’associazione, tenutosi a Roma il 25 e 25 giugno scorsi. “Il documento – affermano i presidenti nazionali Francesca Simeoni e Alberto Ratti – vuole sintetizzare il cammino svolto dall’intera Federazione nell’anno appena trascorso durante il quale si è riflettuto sui temi del Mezzogiorno e dell’Unità d’Italia”. “Dare una scossa al Paese”: questo l’intento del documento, che verrà inviato al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per “cercare di rispondere all’appello da lui rivolto ai giovani in occasione del consueto messaggio di fine anno”. Giovani, cultura, nuove presenze e apertura dell’Italia oltre i confini: questi i quattro ambiti scelti dalla Fuci per “far sentire forte la nostra voce”, attraverso “proposte concrete per un cambio di rotta” che richiede “una seria assunzione di responsabilità ed un maggiore senso civico”.“Siamo convinti che l’Italia abbia bisogno innanzitutto della nostra speranza e della nostra fiducia, doverose da parte di giovani cristiani”, scrivono i giovani della Fuci nel testo, e assicurano: “Vogliamo lasciarci alle spalle la mentalità diffusa che impregna il nostro tempo: quella di un individualismo incapace di andare oltre se stesso”. “Crediamo in quell’Italia radicata nella Costituzione repubblicana”, prosegue il documento: “quella che si riconosce nei suoi principi fondamentali e che pone al centro la persona; quella che indica nella laicità la strada per coinvolgere tutti nella costruzione di un Paese che sia casa comune”. In questa prospettiva, ”l’unità per noi oggi non si declina come uniformità, nazionalismo o identità escludente, ma come opinione pubblica consapevole, come comunità accogliente, più solidale che autonomista, proiettata oltre i confini nazionali, fiera dei propri giovani”, perché “un Paese che non investe nei giovani è destinato all’immobilità e all’invecchiamento”. Come assicurare ai giovani quella “stabilità” che permetta loro “un progetto di vita”? “Valorizzando – la risposta della Fuci – il rapporto tra Università e mondo del lavoro, coniugando flessibilità lavorativa e sicurezza economica, sostenendo la nascita dei nuovi nuclei famigliari”. Quanto all’università, la Fuci invita a “contenere gli sprechi”, ma anche a “garantire la razionalizzazione dell’offerta formativa, secondo criteri non economici e di profitto”.Sir