Lettere in redazione

Effetto «cittadinanza» sugli sbarchi in Sicilia

Tutti ci accorgiamo delle tragedie del mare per naufragi di persone disperate in cerca di… pane. ma forse non ci si chiede del perché dell’aumento degli arrivi in questo ultimo periodo. Si è detto e si dice che la legge sull’immigrazione Bossi-Fini è troppo rigida, ma nello stesso tempo ci si dà daffare ad arginare questo… «travaso»! Che effetto può fare a questi «disperati» il fatto che questo Governo «regala» la nazionalità e subito un tot economico a chi «entra» in Italia? Non è allettante? Il «proletario» ministro dei trasporti se la prende con la Libia perché non sta ai patti. Che farebbe lui se fosse un «disperato», sapendo che una nazione fa certe «regalie»? Non rischierebbe la vita per raggiungere il «benessere»? L’Italia chiede aiuto all’Europa per contenere queste invasioni di massa, perché si sente «porta d’accesso alla stessa Europa». Ebbene, non è un controsenso questa richiesta se poi l’Italia «lancia» uno «zuccherino» come esca attraverso il Mediterraneo? La sinistra, forse, spera che un domani questi «disperati» diventino per essa tanti voti in più? Incoerenze per incoerenza potrebbe questo Governo inviare navi più sicure in Libia e raccogliere questi nuovi «adepti».Gino GalastriFirenze Prima di tutto facciamo un po’ di chiarezza. In tv sentiamo parlare di continuo degli sbarchi di immigrati in Sicilia. Non è che non sia vero, è che è solo la punta di un iceberg, quella che fa notizia (perché ci sono immagini, perché spesso provoca morti tra gli immigrati…). Tra gli irregolari che arrivano nel nostro paese, solo il 10% lo fa via mare, il 15% via terra e il rimanente 75% sono i cosiddetti «overstayers», cioè persone che entrano regolarmente con un visto turistico e poi si fermano irregolarmente. Sono loro il «grosso» degli irregolari, ma nessuno ne parla perché non fanno notizia. Gli sbarchi sono stati 20.143 nel 2001, 23.719 nel 2002, 14.331 nel 2003, 13.635 nel 2004 e 22.939 nel 2005. Numeri fluttuanti che dipendono anche da situazioni contingenti (crisi locali, repressione immigrazione in altri paesi…), ma che sono ben lontani da descrivere una crescente «invasione». Tra l’altro la gran parte di coloro che sbarcano sulle nostre coste finisce in un Centro di permanenza temporaneo (Cpt). Ora, nel 2005 su 16.163 persone transitate dai Cpt, 11.087 sono stati rimpatriati (il 68,6%). Il che non vuol dire che non ci siano problemi. Tutt’altro. Il primo è la concreta minaccia di morte per queste persone (un migliaio in un anno!). Per evitare noie i trafficanti mettono gli immigrati, stipati all’inverosimile, comprese donne e bambini, su vecchie bagnarole dismesse o addirittura su barche costruite con il compensato. E invece di affidarle ad un esperto di mare, come avveniva ai tempi degli sbarchi degli albanesi in Puglia, le mettono nelle mani di un immigrato, indicandogli genericamente la rotta da seguire. Quando ormai queste barchette sono in acqua, stracariche, non possiamo far altro che cercare di soccorrerle. Pensare che queste persone scappino dal Sudan o dalla Somalia, attraversando il deserto, mettendo tutti i loro risparmi e la loro stessa vita nelle mani di trafficanti senza scrupoli, perché attratti dalla prospettiva di diventare cittadini italiani dopo 5 anni di soggiorno regolare in Italia, mi sembra davvero ingenuo. Ogni anno entrano in Europa 500 mila immigrati irregolari e una buona percentuale lo fanno dall’Italia o dalla Spagna. Ma se guarda una carta del Mediterraneo si rende conto perché: l’Italia, con le sue coste e la sua posizione, è un grande pontile proteso verso l’Africa. E allora il problema non è solo nostro, ma dell’intera Europa, sia che governi Berlusconi, sia che lo faccia Prodi.Claudio Turrini