Italia

IMMIGRATI, PLOTTI: «LA SFIDA E’ QUELLA DELL’INTEGRAZIONE»

«C’è il rischio concreto che venga meno la centralità e il primato della persona: noi cristiani, davanti al fenomeno dell’immigrazione, abbiamo il dovere di percorrere la strada dell’integrazione perché l’uomo, nella fattispecie il migrante, non diventi una merce». L’arcivescovo di Pisa e presidente della Conferenza episcopale toscana, Alessandro Plotti, interviene nell’acceso dibattito sul fenomeno immigrazione per invitare a cambiare prospettiva: «Non è tanto al diatriba politica che c’interessa quanto il piano culturale – spiega – come comunità cristiana abbiamo davanti una grande sfida, quella dell’integrazione, che dobbiamo provare a vincere cercando di veicolare una conoscenza reale del fenomeno e promuovendo percorsi d’integrazione e di accoglienza e di educazione e formazione all’interno delle nostre comunità».Monsignor Plotti, intervenuto nel corso di una conferenza stampa promossa dalla Caritas dicoesana di Pisa, parla alla comunità cristiana, ma la sfida dell’integrazione «dovrebbe stare a cuore a tutti, altrimenti continueremo sempre a vedere nell’immigrato soltanto un aggressore». Un accenno anche alla cosiddetta «Bossi-Fini», la nuova normativa recentemente introdotta dal governo in materia: «È una legge criticabile e che, francamente, desta preoccupazione perché veicola un’immagine parziale e distorta dell’immigrato. Una grande fetta del mondo cattolico non ha mancato di sottolinearlo suscitando anche la reazione grossolana e scomposta di un membro del governo».Dal Direttore della Caritas dicoesana don Emanuele Morelli un invito «alla regolarizzazione» rivolto a tutti i datori di lavoro che hanno alle proprie dipendenze immigrati irregolari: «Far emergere i lavoratori stranieri impiegati al nero è un dovere di coscienza che riguarda tutti i cittadini: in questi giorni, invece, ci giungono notizie di numerosi licenziamenti da parte di datori di lavoro che, nell’imminenza della regolarizzazione, hanno trovato più conveniente rinunciare alla manodopera che impiegavano piuttosto che sostenere le spese di un assunzione regolare». Quindi una proposta: «Chiediamo il blocco delle espulsione, almeno per tutte quelle persone che potrebbero avere diritto alla regolarizzazione. Sarebbe opportuno, per evitare difformità, che tale scelta fosse estesa all’interna territorio nazionale e non lasciata alla discrezionalità degli enti periferici».