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PORNOGRAFIA: QUARTO RAPPORTO EURISPES; MONS. FOLEY: «UN QUADRO TRISTE E DESOLANTE»

“Un quadro triste e desolante”: così l’arcivescovo John P. Foley, presidente del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali, ha definito i dati emersi dal Quarto Rapporto sulla pornografia in Italia, realizzato dall’Eurispes con il patrocinio del dicastero vaticano e presentato questa mattina a Roma. Un mercato in continua crescita: dal 1987 al 2004 il volume d’affari complessivo legato al settore del porno è passato da 312 milioni di euro agli attuali 1.101. Costanti l’aumento dei sexy shop e delle vendite delle riviste, ma a registrare i maggiori fatturati sono le televisioni a pagamento, gli home video e il mercato della pornografia on line. Nel 2004 hanno acquistato fette sempre più ampie di mercato i videotelefonini satellitari. Con due euro è possibile ricevere sullo schermo cinque minuti di foto e filmati: nel solo 2004 secondo l’Eurispes vi sono state almeno 70 milioni di connessioni di questo tipo per un volume d’affari di 140 milioni di euro. Diversi i profili dei consumatori disegnati dall’Istituto di ricerca.

Tra i 900mila maschi adolescenti italiani(15-18 anni), almeno 600mila fanno uso di materiale pornografico su carta stampata e on line: “è l’adolescente preso da mille domande sul sesso che non trova chi sappia rispondere con autorevolezza al suo bisogno di educazione sentimentale” si legge nell’indagine. Tra gli adulti vi è l’uomo solo, di una certa età, il carcerato o il militare che vive una quotidianità di soli uomini. Tre milioni i “rapiti dallo schermo”: giovani, non oltre i 40 anni, single ma anche padri di famiglia. A questi si aggiungono due milioni di coppie e circa 145mila donne single.

Razza bianca, età compresa tra i 4 e i 10 anni, per l’87% di sesso femminile: è l’identikit dei bambini presenti in oltre la metà dei siti pedopornografici monitorati dall’Eurispes, che questa mattina ha presentato a Roma il Quarto Rapporto sulla pornografia. Il 13% delle restanti presenze è costituito da ragazzine tra 1 14 e i 16 anni; il 6% da ragazzi tra gli 11 e i 13 anni. Non mancano neppure bambini al di sotto dei 3 anni (l’1%). Foto, filmati e webcam ritraggono nel 75% dei casi i piccoli impegnati in esplicite attività sessuali.

Dal monitoraggio risulta che i Paesi in cui si collocano la maggior parte dei server dei siti di pornografia minorile sono gli Usa (76%), seguiti a grande distanza dal Canada (5%) e dall’Olanda (3%). “E’ da sperare che quest’ultimo studio dell’Eurispes possa contribuire a formare cittadini responsabili non solo per vivere in un struttura comunicativa legale che protegga i giovani, ma anche per esercitare quell’autocontrollo e maturo giudizio che potrà privare i pornografi del loro mercato”. Questo il commento all’indagine dell’arcivescovo John P. Foley, presidente del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali che ha patrocinato la realizzazione del Rapporto.

“La pornografia – ha osservato Gian Maria Fara, presidente dell’Eurispes – è diventata uno tra i tanti beni di consumo disponibili, che alimenta un mercato e si giustifica attraverso la produzione di ricchezza”. Per Fara, tuttavia, “è importante che le due categorie del vizio e della virtù restino ben distinte” e occorre “una riflessione di carattere culturale sulle implicazioni del fenomeno, sulle motivazioni della sua accettazione sociale, sul ruolo delle agenzie educative e dei mezzi di comunicazione di massa”.Sir