Nasce oggi la Nuova Banca Etruria: la modifica alla denominazione è solo l’ultimo dei risultati dell’operazione conclusa da Banca d’Italia nell’arco di 48 ore e varata domenica con un decreto del Consiglio dei Ministri. A salvarsi, insieme alla Popolare di via Calamandrei, sono altre tre istituti: la Banca Marche, la Cassa di Ferrara e quella di Chieti. Con un maxi fondo da 3,6 miliardi di euro, di cui 400 milioni proprio alla BPEL, le vecchie banche cessano di esistere, per lasciare il posto a quattro nuovi istituti, che da oggi riaprono senza perdite e con un capitale ricostituito, subentrano in tutto e per tutto nei rapporti con la clientela. Ma chi paga? Sulla carta è il Fondo di risoluzione, che non viene alimentato da risorse pubbliche, bensì dal sistema creditizio, con un prestito fornito da Unicredit, Intesa Sanpaolo e Ubi. In altre parole, i tre colossi anticipano i soldi, ma nei fatti, come previsto dalle norme dell’Unione Europea, a sacrificarsi saranno gli azionisti e i possessori di obbligazioni subordinate, che vedranno azzerato il valore degli investimenti.Servizio di Beatrice Bertozzi. TSD Notizie del 23 novembre 2015.