Italia
Istat, nel 2014 record negativo nascite: solo 509 mila. 60,8 milioni i residenti
Nello stesso anno il numero medio di figli per donna è stato di 1,39, invariato dall’anno precedente, un valore ben più basso di quello europeo (1,58 nel 2012) e non sufficiente a garantire il ricambio generazionale. Oltre al minor numero di figli, scrivono ancora i demografi Istat, si posticipa sempre più la decisione di metterli al mondo. Sale infatti l’età media al parto della madre, che arriva a 31,5 anni. Le nascite, inoltre, diminuiscono sia per le donne italiane che per quelle straniere, anche se le secondo hanno un tasso di fecondità più alto: 1,97 contro 1,31 delle italiane.
A livello di regioni, prosegue l’Istat, il primato del tasso di fecondità va al Trentino-Alto Adige, con 1,65 figli per donna, seguita da Valle d’Aosta (1,55) e dalle altre regioni del Nord, tutte al di sopra della linea nazionale di fecondità con l’eccezione della Liguria (1,35 figli). In questa graduatoria segue il Centro, con 1,36 per donna e, in coda, il Mezzogiorno, con 1,32.
Nella graduatoria della natalità il Trentino-Alto Adige si posiziona ovviamente al primo posto, col 9,9 per mille, seguito dalla Campania con l’8,9. In coda alla graduatoria Liguria (6,9), Sardegna (7,1), Molise (7,2) e Basilicata (7,3). Alla Liguria doppio primato negativo sia per il tasso di natalità che per quello di mortalità, il più alto del Paese: 13,2 per mille.
Il dato 2014, scrivono i demografi dell’Istat, «conferma come radicata la bassa fecondità in quello che un tempo era considerato il bacino riproduttivo del Paese, ovvero la Sicilia e la Campania, regioni nelle quali il numero medio di figli per donna nel 2014 è 1,38 e 1,34. Ancora più difficile la situazione in Molise, Basilicata e Sardegna, regioni che sono invece ormai da tempo sotto il livello di 1,2 figli per donna». Se si considera la cittadinanza della madre, scrive ancora l’Istat, «si stima che l’81% delle nascite sia avvenuto da donne italiane e il 19% da madri straniere. La riduzione nel numero di nascite ha riguardato entrambe».
La popolazione residente in Italia sale dello 0,4 per mille, il tasso più basso degli ultimi dieci anni. In termini assoluti l’incremento è pari ad appena 26 mila unità in più, il che determina una popolazione complessiva di 60 milioni 808 mila residenti al 1° gennaio 2015, fa sapere ancora l’Istat. Di questi, 5 milioni 73 mila sono stranieri, l’8,3% della popolazione residente totale, con un incremento, rispetto all’anno precedente, di 151 mila unità. Da dieci anni la popolazione italiana, scrive ancora l’Istat, «continua a ridursi, arrivando a 55,7 milioni, con una perdita netta rispetto al 2014 di 125 mila unità».
L’età media è arrivata a 44 anni, così distribuita nelle fasce d’età: 13,8% fino a 14 anni, 64,4% tra i 15 e i 64 anni, 21,7% da 65 anni in avanti.
Intano cala l’attrattività dell’Italia: il saldo migratorio con l’estero, cioè la differenza tra chi entra in Italia per cambio di residenza e chi ne esce, è positivo per 142 unità, il valore più basso negli ultimi cinque anni. In particolare si sono iscritti dall’estero 255 mila stranieri, mentre sono rientrati in patria 26 mila italiani. All’interno del Paese si sono spostati per trasferimenti di residenza 1 milione 350 mila persone, dirette per lo più verso il Nord. Positivo anche il movimento verso il Centro, che si ferma allo 0,9%. Negativo, invece, il movimento verso il Mezzogiorno, con un tasso migratorio interno netto di -2,1 per mille residenti.