Toscana

IRAQ, BAGHDAD, SPARI CONTRO L’AUTO DEL VESCOVO VICARIO DEI CALDEI

“A me è andata bene, ma in tanti restano feriti o perdono la vita sulle strade di Baghdad, colpiti da proiettili sparatigli contro da auto della sicurezza che non vogliono essere avvicinate”, così dice alla MISNA monsignor Shlemon Warduni, vescovo ausiliare del patriarcato Caldeo di Baghdad, raccontando l’inquietante incidente occorsogli lunedì scorso. “Stavo andando a salutare in Nunzio apostolico monsignor Filoni – dice il vescovo – mentre percorrevo il quartiere di Al Manosur, nel centro della città, davanti a me c’erano delle auto, tipo gipponi, ai quali mi sono avvicinato per superarli”.

“Improvvisamente ho sentito una serie di colpi e da prima ho creduto avessi bucato una gomma, ma la raffica non si fermava” continua il presule riferendo la dinamica dell’incidente, reso noto in Italia dall’associazione ‘Pax Christi’. “Non ho avuto neanche il tempo di avere paura. Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo; ho solo rallentato e accostato l’auto. A quel punto sono stato soccorso da un gruppo di giovani automobilisti che erano dietro la mia auto e che si sono fermati per controllare come stessi. È quando questa gente mi ha detto allarmata di verificare se fossi ferito, se qualche pallottola mi avesse raggiunto, che ho realizzato che mi avevano sparato contro”, ha raccontato alla MISNA monsignor Warduni.

Il presule dice di aver udito una ventina di colpi, gran parte dei quali hanno raggiunto l’auto, come dimostrano i fori rinvenuti sulla carrozzeria. Il vescovo ausiliare non ritiene di essere stato bersaglio di un attacco mirato contro la sua persona, piuttosto si è trattato di un pericoloso meccanismo di intimidazione – o di ‘autotutela’ contro presunte autobomba – frequente sulle strade di Baghdad. “Su questi grossi gipponi – spiega il presule – in genere viaggiano soldati americani, comunque stranieri, o uomini dell’esercito o della polizia irachena, anche se io non posso dire nel mio caso chi fosse alla guida. Queste auto portano un segnale con cui avvertono di non avvicinarsi, ma io non me ne sono accorto. Per questo quando ho cercato di superarli hanno aperto il fuoco e poi hanno proseguito senza fermarsi”. Sconvolto per avere rischiato la vita, monsignor Warduni non può fare a meno di sfogarsi: “Qui la situazione peggiora ogni giorno. Si rischia di morire ovunque si vada. Sono tanti i posti dove ci intimano di non andare, le cose che ci dicono di non fare: siamo intrappolati”. Il vescovo ausiliare sottolinea l’interessamento e l’aiuto dei musulmani che l’hanno soccorso: “E’ un miracolo che non ti abbiano colpito – gli hanno detto – è stata la croce che porti al collo a salvarti”.Misna