Toscana
MEDIO ORIENTE, PATRIARCA LATINO DI GERUSALEMME: PREGHIERE E DIGIUNO PER LA PACE
In un messaggio diffuso oggi, il Patriarca latino di Gerusalemme Michel Sabbah condanna la cattura dei soldati israeliani a Gaza e nel sud Libano, ma condanna nello stesso tempo la cattura di palestinesi da parte di Israele: da anni – egli dice 10 mila palestinesi sono nelle prigioni israeliane. Anch’essi – aggiunge hanno genitori e persone care che attendono il loro ritorno. Davvero ogni persona umana ha un’ uguale umana dignità, che sia palestinese o israeliana.
La pubblicazione del messaggio coincide con l’inizio del periodo di preghiera e digiuno che precede la festa dell’Assunzione di Maria. Quest’anno dice il patriarca pregheremo e digiuneremo per la pace e per la fine delle ostilità a Gaza e nel sud Libano. Preghiamo per tutte le parti implicate, palestinesi, israeliani, libanesi. E a tutti loro auguriamo pace e sicurezza.
Dopo aver definito semplicemente disumano quanto avviene a Gaza e nel sud Libano, mons. Sabbah critica la lentezza della comunità internazionale che invece dovrebbe interferire con maggiore efficienza per porre fine alle violenze, un vero e proprio circolo vizioso di morte che va interrotto a partire dal più forte. Il Patriarca sembra condannare sia le violenze dei miliziani (e kamikaze) palestinesi o libanesi, sia quelle operate dall’esercito israeliano: In questo conflitto egli dice l’esperienza conferma che la violenza genera e perfino aumenta la violenza, senza mai donare la sicurezza necessaria e mostrandosi inutile a fondare un nuovo ordine.
Una parte dell’appello è indirizzato in modo più diretto agli israeliani: Il potere militare da solo non può proteggere. Le rappresaglie aumentano soltanto il rifiuto verso Israele nella regione e il risultato è l’approfondirsi dell’odio e del rifiuto.
L’unica azione di legittima difesa – continua il Patriarca che può davvero proteggere e produrre la sicurezza necessaria, consiste nel porre fine all’ingiustizia iniziale che è al cuore di questo lungo conflitto e cioè la questione palestinese. Significa mettere fine all’occupazione militare di Israele imposta da anni sui palestinesi, ridando loro libertà e indipendenza.
Nella misura in cui continua l’oppressione afferma mons. Sabbah – essa darà sempre luogo a violenza.