Toscana

IRAQ, ESPLOSIONE A SADR CITY; CONTINUA IL MASSACRO OVUNQUE E CONTRO CHIUNQUE

Almeno venticinque persone sono morte e una sessantina sono rimaste ferite questa mattina per l’esplosione di una bomba a Sadr City, il quartiere sciita alla periferia di Baghdad. Lo ha fatto sapere il ministero dell’interno, il quale ha precisato che nell’esplosione è rimasto coinvolto un gruppo di operai in attesa di ottenere un lavoro a giornata. Ma quello di stamani è solo l’ultimo episodio di una scia di sangue che nelle ultime 24 ore ha toccato tutto il paese, coinvolgendo chiunque. Da Bassora nel sud fino a nord di Baghdad, almeno 36 persone – pellegrini sunniti, poliziotti, un rappresentante dell’Associazione degli ulema, civili, soldati, traduttori, operatori televisivi e altri ancora – hanno trovato ieri la morte nell’inarrestabile fiume di sangue che scorre ormai quotidianamente tra il Tigri e l’Eufrate, fiumi che videro gli albori della civiltà.

Nomi delle vittime e delle località ormai sembrano non contare più neanche nelle cronache delle grandi agenzie di stampa internazionali che al massimo tentano di fornire una mappa di massima dei luoghi degli attentati. E perfino il modo in cui le vittime sono state uccise viene a volte indicato e a volte no.

Gli stessi bilanci quotidiani appaiono difficili, tra i “morti di giornata” e i ritrovamenti di corpi abbandonati non si sa da quanto. Il bilancio di ieri sale forse oltre i 40 se alle vittime del giorno si aggiungono corpi trovati ieri ma uccisi non si sa quando. Colpisce l’aggressione in cui ieri, a nord di Baghdad, sono stati uccisi il religioso Ghazi Khodeir al-Dulaimi, membro dell’Associazione degli ulema musulmani dell’Iraq (il più importante gruppo sunnita del paese), e sei uomini che con lui tornavano da un pellegrinaggio alla Mecca.

Ma colpisce forse ancora di più la lettera che Khalil al-Dulaimi (a quanto pare, soltanto omonimo del religioso ucciso), avvocato dell’ex-presidente Saddam Hussein, ha inviato al presidente americano e alla rete televisiva Cnn; vi si afferma che la Casa Bianca ha gia “predisposto” una sentenza di condanna a morte per Hussein da rendere nota il 5 novembre, subito prima delle importanti elezioni americane di “mezzo termine”, a scopo di pura propaganda elettorale. Nel documento si aggiunge: “La sua amministrazione è legalmente e moralmente responsabile per la distruzione di massa, la ribellione settaria e la lotta civile che dividono gli iracheni”.Misna