La situazione nel Corno d’Africa si aggrava di giorno in giorno. Occorre intensificare gli sforzi soprattutto in quelle aree della Somalia del Sud, la zona più problematica, dove non vengono garantiti corridoi umanitari che permettono di raggiungere la popolazione. È l’appello lanciato ieri da mons. Vittorio Nozza, direttore di Caritas italiana. La peggiore carestia degli ultimi 60 anni continua infatti ad affliggere Somalia, Kenya, Gibuti, Etiopia, Eritrea, e in misura significativa anche Uganda, Tanzania e Sud Sudan. E mentre la presidenza della Cei ha lanciato una colletta nazionale per domenica 18 settembre 2011, attraverso la quale si esprimerà una fattiva solidarietà alle popolazioni colpite, continuano in tutti i Paesi coinvolti le attività della Caritas. Eccole di seguito in rapida sintesi. In Somalia le zone più colpite sono le regioni centro-meridionali del Paese, dove si concentra la maggior parte della produzione agricola e da dove fuggono le migliaia di persone che si riversano in Kenya e in Etiopia. Attualmente Caritas Somalia assiste con viveri circa 6.000 profughi a Mogadiscio. In alcuni villaggi della regione di Brava sono assistite 515 famiglie, circa 2.500 persone, con viveri ancora disponibili sul mercato locale. In tre villaggi del Basso Giuba sono assistiti 2.730 bambini, ai quali si sono aggiunti 945 mamme in attesa e 670 anziani. In Kenya la situazione è particolarmente critica nel Nord e Nord-est, dove si registra un gran numero di morti e casi di conflitti e violenze per l’accaparramento delle poche risorse. Attualmente si stanno raggiungendo 223.884 beneficiari, con un budget totale di 2,9 milioni di euro in dieci diocesi. Caritas Kenya, in collaborazione con le altre Caritas presenti nel Paese, ha preparato un piano complessivo di emergenza che prevede un budget totale di 3.856.064 euro. Le attività raggiungeranno 30.420 famiglie in 14 diocesi. Nel piccolo Stato di Gibuti sono iniziate, invece, attività di assistenza a circa 6-700 persone nelle località di Ali Sabieh, Tadjourah e Obock, che sono sedi di una missione cattolica. In Etiopia da aprile a luglio 2011 il numero delle persone colpite dalla carestia è aumentato da 3,2 a 4,5 milioni. Vengono distribuiti generi alimentari altamente nutritivi, soprattutto a donne e bambini, acqua potabile e composti idratanti. Si avviano anche progetti per lo sviluppo e la ripresa dell’agricoltura. In Eritrea è attivo un progetto per l’assistenza alla popolazione che prevede il trattamento alimentare per bambini sotto i 5 anni, donne incinte e in allattamento, e il monitoraggio medico dei casi più gravi. In Uganda, Tanzania e Sud Sudan le Caritas stanno conducendo azioni di emergenza e interventi in ambito agricolo-rurale e sanitario. (Sir)