Toscana

Speciale 30° Georgofili: il ricordo del responsabile illuminazione pubblica, «al buio nella notte per riportare la luce su Firenze»

Fu lui a organizzare la squadra di pronto intervento che operò in via dei Georgofili, nei primi e convulsi attimi dopo l’esplosione, quando ancora non se ne conosceva la causa. «Quella notte ero a casa, quando mi avvertirono dalla centrale che mancava corrente in diverse parti della città» – racconta.

Gli operai a presidio erano già sul posto, ma al telefono lo informarono dell’impossibilità di accedere all’area per rimettere la corrente: «Prima di noi erano già arrivati sul posto i vigili del fuoco, la polizia e i carabinieri, perché c’era stato questo forte scoppio». Nessuno aveva ancora capito cosa fosse realmente successo, ma nel frattempo era già stato chiuso tutto l’accesso intorno a Piazza della Signoria. Erano ormai le 1.30 e anche per Luciano era iniziata la lunga notte dei Georgofili.

Alzatosi in fretta, raggiunse la centrale operativa in via dei della Robbia, per organizzare la squadra di turno e raggiungere Piazza della Signoria: «C’era tutta Firenze senza corrente. Bisognava intervenire, non potevamo certo lasciare la piazza e gli Uffizi al buio» – ricorda. Arrivato sul posto, Luciano riuscì a parlare col sindaco Giorgio Morales e con le autorità di polizia e a ottenere la possibilità di accedere alla zona rossa: «in via Lambertesca, quasi di fronte a via dei Georgofili, trovai il quadro completamente distrutto, era cascata la Torre del Pulci…». Ricordi che è impossibile rimuovere: «Vidi tirar fuori la bambina, una delle sorelle Nencioni, coperta dal lenzuolo». Scossi da quelle immagini scorte nel buio, ma determinati comunque a perseguire il proprio obiettivo, Luciano e la sua squadra iniziarono a intervenire tagliando i cavi danneggiati, per sezionarli e aprirli: «dovevamo stare attenti a farlo nel modo corretto per non mandarli in corto circuito». A illuminare la notte le sole fotocellule dei vigili del fuoco che non potevano certo bastare per tutta l’area. «Non sapevamo cosa fosse successo, si sentiva forte odore di gas, ma il nostro principale obiettivo era quello di adoperarsi per riportare la luce» spiega Giannini.

Il tempo di tagliare i cavi danneggiati e mettere in sicurezza lo spazio per i vigili del fuoco e intorno alle 3.50 si concluse il primo intervento, con la corrente ripristinata in tutta la città, a eccezione di via dei Georgofili e via Lambertesca, un lato di piazza della Signoria e un pezzo di lungarno. Soltanto la mattina successiva si iniziò a diffondere la notizia che probabilmente l’esplosione era stata dovuta a una bomba e non a una fuga di gas. Quella stessa mattina il compito di Giannini e della sua squadra non era finito. Dopo essere rientrati in sede a riorganizzare le forze, alle 7 erano di nuovo sul luogo del disastro a liberare le finestre dai vetri pericolanti e ad aiutare i soccorsi a togliere le macerie, mentre un’altra squadra si occupava di realizzare un impianto provvisorio in via Lambertesca, principalmente con l’ausilio della sola scala a mano portata a spalla da un operaio. «Tornai a casa solo dopo ventiquattro ore di lavoro» ricorda.

Luciano, ora in pensione, ha lavorato cinquant’anni in Silfi, dal 1972 al 2012, ed è stato decorato con la Stella al merito del lavoro, conferita dal presidente della Repubblica. Nella sede dell’azienda – dove lo abbiamo incontrato – è tuttora conservato un reperto di quello storico intervento: un pezzo di cavo di illuminazione con una scheggia di vetro conficcata dentro, proveniente da una lampada ottocentesca di via Lambertesca.