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Colombia: rapporto pastorale sociale-Caritas, accordo di pace procede

Il Segretariato di Pastorale sociale - Caritas della Chiesa colombiana ha pubblicato Un'analisi a tutto campo sulla situazione economica, sociale e ambientale della Colombia, a cominciare da un bilancio preciso e documentato sull'avanzamento dell'accordo di pace con le Farc. Negli ultimi anni 343 uccisioni di leader sociali. Gruppi armati «si contendono il controllo de territorio» e aumenta la produzione di coca.

Un’analisi a tutto campo sulla situazione economica, sociale e ambientale della Colombia, a cominciare da un bilancio preciso e documentato sull’avanzamento dell’accordo di pace con le Farc e sulla presenza della dissidenza ancora attiva come guerriglia. Per proseguire con il punto della situazione sulle trattative con l’Eln, sulla presenza di bande criminali (Bacrim) e paramilitari, sulle uccisioni di leader sociali, sui programmi di limitazione delle coltivazioni di coca, sulla lotta alla corruzione, sul rispetto dell’ambiente, specie nella zona amazzonica, sulla situazione dei migranti venezuelani. Sullo sfondo, l’inaccettabile squilibrio che provoca forti situazioni di povertà nonostante le tante risorse e un’economia in crescita. Tutto questo si trova nelle 35 cartelle che costituiscono il documento «Analisi della congiuntura nazionale», elaborato dal Segretariato di Pastorale sociale – Caritas della Chiesa colombiana, attraverso il proprio Osservatorio, in collaborazione con coloro che coordinano i progetti di carattere sociale della Chiesa e con la rete Repam, che opera nell’Amazzonia colombiana.

Il rapporto, pubblicato ieri sul sito della Conferenza episcopale colombiana, è suddiviso in quattro ambiti: socio-economico, socio-politico, sociale e socio-ambientale. In particolare, nel secondo ambito, trova grande spazio il tema della pace. Il documento riconosce che «possiamo paragonare l’implementazione dell’accordo di pace a una corsa sulle montagne russe, con frenate e accelerazioni». Tuttavia, «tutti i punti dell’accordo hanno fatto dei passi in avanti negli ultimi mesi», seppure in modo disomogeneo. Uno studio dell’Istituto Crok fa emergere che l’applicazione dell’accordo procede più velocemente rispetto ad altri accordi di questo tipo siglati in altri Paesi. Il 61% dei 578 impegni è in corso di implementazione.

Non mancano però interrogativi e zone d’ombra, a partire dalla lentissima applicazione delle parti dell’accordo che riguardano la riforma agraria e la produzione di coca. In particolare, l’Osservatorio fa poi notare i nodi della sicurezza e protezione dei difensori di diritti umani, leader sociali ed ex combattenti delle Farc, e il lento reinserimento degli ex guerriglieri nella vita politica, sociale ed economica.

Lo studio compie comunque una puntuale analisi dell’implementazione degli accordi. Viene anche affrontato il problema della dissidenza delle Farc, cioè di quei guerriglieri che non hanno approvato l’accordo e che hanno continuato a considerarsi guerriglieri. A dispetto di alcune cifre che pure circolano nel Paese, che parlano addirittura di 3mila guerriglieri, il rapporto cita alcuni studi che ipotizzano la presenza nel Paese di 1.200 o al massimo 1.500 dissidenti. Il rapporto dedica poi ampio spazio all’Eln, la guerriglia ancora presente nel Paese, spiegando le difficoltà che ancora impediscono che si arrivi a un accordo, nonostante il dialogo sia arrivato al sesto ciclo di negoziato. La Chiesa colombiana ritiene fondamentale che «l’Eln cessi le sue azioni armate» e chiede che il dialogo continui, sottolineando che secondo un sondaggio dell’istituto Gallup questa è la volontà del 69% dei colombiani.

Sono 123 in Colombia le uccisioni di leader sociali e difensori di diritti umani dall’inizio del 2018, e 343 nell’ultimo periodo, a partire dagli accordi di pace con le Farc. I dipartimenti maggiormente interessanti sono il Cauca, a sud, l’Antioquia, al nord. Secondo il rapporto «le cause di rischio sono identificate nei processi di restituzione delle terre, nell’appoggio all’implementazione degli accordi con le Farc in riferimento alla sostituzione di coltivazioni illecite, nell’opposizione verso industrie estrattive, nella lotta per la protezione per l’ambiente», nell’azione di «leader etnici e indigeni» a livello comunale. Nella maggioranza dei casi, tali uccisioni sono commesse da Bacrim e paramilitari. Pochi invece i casi legati alla presenza dell’Eln e della dissidenza Farc. Più in generale, il rapporto fa notare che «vari gruppi armati illegali, gruppi criminali, successori di gruppi paramilitari, l’Eln, la dissidenza Farc si affrontano contendendosi il controllo territoriale delle aree prima dominate dalle Farc, il controllo del narcotraffico e altre economie illegali».

Oltre alle uccisioni, si continua ad assistere al fenomeno del desplaziamento, la popolazione civile è forzata ad abbandonare le proprie abitazioni. Un fenomeno che negli ultimi mesi ha coinvolto, ad esempio, nella provincia del Catatumbo (nel Norte de Santander) circa 10mila persone, a causa degli scontri tra l’Eln e ciò che rimane della guerriglia dell’Epl. Il rapporto dà spazio anche al tema della produzione di coca, aumentata dell’11% nel 2017. Il rapporto documenta, regione per regione, il rapporto tra aumento di coltivazioni e controllo del territorio dei vari gruppi criminali. Drammatica, in particolare, la situazione lungo la costa del Pacifico. Il rapporto dedica poi spazio al continuo arrivo di migranti venezuelani, ipotizzando che essi siano ormai arrivati a superare il milione e 200mila persone, e alla situazione dell’Amazzonia, un territorio che occupa circa metà del Paese, nel quale le popolazioni sono spesso private di diritti fondamentali, faticano a organizzarsi come società civile e subiscono gli interessi di grandi gruppi economici e minerari.