Vita Chiesa

Colletta pro Terra Santa: una fede che resiste

La colletta del Venerdì santo, detta anche Colletta pro Locis Sanctis, trova origine nell’esortazione apostolica di san Paolo VI Nobis in Animo del marzo 1974. La Colletta è stata istituita con l’intento di rafforzare il legame fra i cristiani di tutto il mondo e i Luoghi Santi ed è una delle raccolte ufficiali della Chiesa cattolica

Gerusalemme

È la terra amata, il quinto Vangelo, il “fazzoletto” di terra che come uno scrigno serba i segni del passaggio del Dio incarnato nella nostra storia. Ed è lì che da secoli i frati francescani sono i custodi dei luoghi e delle “pietre vive”, fratelli e sorelle, uomini, donne, bambini, anziani che, pur da minoranza fragile, testimoniano Cristo laddove Lui si è manifestato.

Stiamo parlando della Terra Santa, per la quale anche quest’anno nel Venerdì santo i cristiani di tutto il mondo sono invitati a pregare in modo speciale e a donare un’offerta per consentire che luoghi e persone continuino a vivere. La colletta del Venerdì santo, detta anche Colletta pro Locis Sanctis, trova origine nell’esortazione apostolica di san Paolo VI Nobis in Animo del marzo 1974. La Colletta è stata istituita con l’intento di rafforzare il legame fra i cristiani di tutto il mondo e i Luoghi Santi ed è una delle raccolte ufficiali della Chiesa cattolica.

Questa raccolta rappresenta la principale risorsa per sostenere le attività e la vita che si svolgono attorno ai Luoghi Santi. Le offerte raccolte dalle comunità parrocchiali e dai vescovi vengono trasferite, attraverso i commissari di Terra Santa, alla Custodia di Terra Santa. Questi fondi sono utilizzati per preservare i siti sacri e per sostenere le comunità cristiane locali, spesso definite le “pietre vive” di questa regione.

I territori che ricevono sostegno dalla Colletta includono quelli dove la Custodia è presente da secoli: Gerusalemme, Palestina, Israele, Giordania, Siria, Libano, Cipro; inoltre, Paesi dove sono presenti comunità cristiane orientali: Egitto, Eritrea, Etiopia, Iran, Iraq e Turchia.

“Tutti là siamo nati alla fede – ricorda frà Matteo Brena, commissario di Terra Santa della Toscana – perché le radici della nostra appartenenza a Cristo sono ben piantate in quel luoghi, la cui fragilità – amplificata in questo periodo anche dal dramma della guerra – è la più ‘potente’ epifania del Vangelo, perchè ci ricorda che il Signore Gesù, assumendo la nostra natura umana, si è fatto carico anche di tutte le fragilità e le ferite che essa sopporta da sempre. Come cristiani dobbiamo sentire nel cuore il bisogno di non dimenticare quei luoghi e quei fratelli e sorelle che lì testimoniano la fede nel Dio di Gesù. Possiamo farlo in primo luogo pregando perché non si spenga mai la fiammella della speranza, ma anche fornendo il nostro aiuto concreto. La colletta del Venerdì santo è, dunque, una grande occasione, che in questi tempi bui è ancor più importanze e preziosa”.

“I frati che operano nella Custodia di Terra Santa – continua fra’ Matteo Brena – portano avanti la missione di ricordare ciò che di grande Dio lì ha compiuto, prendendosi cura dei santuari, ma portano avanti anche il servizio di cura delle tante situazioni di bisogno oggi presenti e preparando, così, il futuro.

La colletta, pertanto, ha la funzione di aiutare i francescani a conservare al meglio i luoghi santi e a portare avanti tante opere educative, sanitarie, sociali, caritative senza le quali ampi settori della popolazione che vive nella Terra Santa faticherebbe a vivere in modo dignitoso.

Ecco perché mi appello alla sensibilità di tutte le comunità cristiane presenti in Toscana, affinché nel prossimo Venerdì santo la colletta sia un gesto fraterno di comunione e di stima verso chi opera in Terra Santa e verso i fratelli”.

In Palestina, i francescani operano in un contesto segnato dal conflitto e da tensioni quotidiane. Il loro messaggio si concentra sulla promozione della pace e della speranza, invitando i parrocchiani a essere portatori di serenità e a non lasciarsi sopraffare dalle difficoltà. Uno degli interventi principali riguarda l’istruzione.

In Israele, dove dal punto di vista economico, i cristiani godono di una situazione relativamente migliore rispetto a quelli in Palestina, la Custodia lavora per preservare l’identità cristiana attraverso diverse iniziative, come l’acquisto di case da destinare in affitto a famiglie cristiane povere.

In Giordania, oltre al lavoro educativo, i frati si dedicano alla comunità di migranti presente nel Paese, offrendo loro un aiuto concreto. In Libano, oltre al loro ruolo spirituale, i francescani si dedicano a numerose attività pastorali quali il catechismo e la formazione religiosa, con un’attenzione particolare ai bambini e ai giovani, i campi estivi e le relative iniziative rivolte alla gioventù francescana, che promuovono l’istruzione e i valori cristiani.

Nella Siria devastata da anni di guerra civile, i frati distribuiscono generi alimentari e forniscono supporto medico a chi ne ha più bisogno. Ogni mese circa trecento persone ricevono le medicine essenziali per trattare malattie croniche. In alcuni casi i francescani coprono interamente i costi delle operazioni chirurgiche, mentre in altri collaborano con associazioni ecclesiastiche, come la comunità greco-ortodossa, per sostenere le spese. Le attività nel Paese richiedono un sostegno finanziario significativo.

Da 18 mesi, pur senza pellegrini e visitatori a causa della guerra, i Santuari sono rimasti sempre aperti e le comunità dei frati continuano a prendersi cura dei Luoghi Sacri assicurando le quotidiane funzioni e celebrazioni.

Le comunità cristiane sono rimaste senza lavoro con la mancanza di pellegrini e tutto l’indotto dell’economia legata al turismo religioso. Per questo la maggior parte delle famiglie subiscono la crisi economica e faticano a coprire le rette scolastiche. Le scuole restano tuttavia il luogo dove ogni giorno i frati costruiscono la pace.

“Questi dati – conclude fra’ Matteo Brena – dicono il senso di una presenza e il valore del sostegno che possiamo offrire. È un sostegno che traduce in gesto concreto ciò che come cristiani dobbiamo sentire nel cuore: siamo un unico popolo che cammina nel tempo e che è testimone del Dio amore, che in quella terra è nato e lì ha lasciato nel sepolcro, per sempre, le bende della morte perché è vivo e vivente”.

Una novità: da quest’anno, oltre all’offerta che può essere fatta materialmente durante le celebrazioni del Venerdì santo, è possibile contribuire anche on line.