Italia
Tragedia funivia Monte Faito: mons. Alfano, “silenzio e dolore: una ferita grave anche per la città”
Sono morti l’operatore della funivia e tre turisti, un quarto turista è intubato e ricoverato in rianimazione all’ospedale del Mare di Napoli

“Nel silenzio del cuore alziamo lo sguardo verso la Croce e adoriamo Colui che ha dato la vita per noi, illuminando anche le tenebre della morte e trasformando il dolore in speranza”. Lo dice al Sir l’arcivescovo di Sorrento-Castellammare di Stabia, mons. Francesco Alfano, dopo la tragedia di ieri pomeriggio quando una cabina della funivia che collega il centro cittadino di Castellammare di Stabia al Monte Faito è precipitata, dopo la rottura di un cavo trainante. Sono morti l’operatore della funivia e tre turisti, un quarto turista è intubato e ricoverato in rianimazione all’ospedale del Mare di Napoli. La prognosi è riservata. L’incidente mortale ha coinvolto la cabina che stava arrivando su Monte Faito, mentre sono stati tutti salvati i turisti e l’operatore della cabina a valle, che pure era restata bloccata e sospesa in aria nell’incidente.
“Una tragedia terribile e anche inspiegabile”, commenta l’arcivescovo. Infatti, recentemente, prima della riapertura dell’impianto, una settimana fa, erano stati eseguiti dei lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria. “Sappiamo, inoltre, da quanto avevano spiegato dall’azienda che gestisce la funivia che c’era un’attenzione, una manutenzione, un livello tecnologico altissimo”.
“Di fronte a questa tragedia – ribadisce mons. Alfano – il primo atteggiamento è quello del silenzio, che non è assenza di parole, ma partecipazione piena al dolore di chi ha perso la vita, dei familiari che stanno soffrendo terribilmente, della popolazione di Castellammare che vive un momento difficile. La tragedia è un’altra ferita grave: la funivia ha rappresentato negli ultimi tempi uno dei segnali più evidenti della ripresa della città. La ferita è veramente grave perché sembra che si sia fermato tutto, la sensazione è che si torni indietro e che questo volano, che si rimette in moto per il turismo, per la valorizzazione dei luoghi, del lavoro e dell’accoglienza, si sia fermato in modo brutale, crudele e fortissimo. Il silenzio esige la vicinanza, la partecipazione e la forza di riprendere il cammino per continuare a sperare. La città si deve rialzare e rimettersi in cammino. È la speranza provata”.