Prato
Prato e il problema casa: presentato il bilancio sociale de Il Casolare
Lo scorso anno, su 112 richieste, solo dieci sono state soddisfatte. Due proposte: più case popolari e sostegno all’abitare. Un appello ai proprietari nel concedere immobili da affittare

A Prato esiste un problema casa. Lo sanno bene le 112 famiglie che lo scorso anno si sono rivolte all’associazione il Casolare per avere un aiuto e un sostegno nella ricerca di una abitazione. Stiamo parlando di quella zona grigia, composta da coniugi con due stipendi di fascia media, con figli a carico, italiani e stranieri, che non hanno una rete parentale che possa fornire loro delle garanzie. Nel 2024 solo dieci, delle domande presentate al Casolare, hanno avuto risposta affermativa, le altre stanno ancora cercando una sistemazione.
Nata nel 1996 in seno alla Caritas diocesana di Prato, l’associazione il Casolare ha presentato questa mattina alla città il proprio bilancio sociale 2024 e lo ha fatto con una iniziativa pubblica in Palazzo vescovile. Erano presenti il vescovo Giovanni Nerbini, il vice sindaco Simone Faggi e la presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato Diana Toccafondi. Ha introdotto il presidente del Casolare Marco Borselli, ha illustrato i dati Marcello Turrini.
Alcuni numeri. Lo scorso anno le famiglie assistite, nell’arco dei dodici mesi, sono state in tutto 93, ne sono uscite 14 e 10 sono entrate in una abitazione trovata grazie a questo servizio. Il ruolo del Casolare è quello di fare da intermediario, l’associazione non possiede immobili, ma li cerca sul mercato per affittarli e poi darli in subaffitto alle persone che ne hanno bisogno. L’attività svolta è quella di una «triangolazione» tra proprietario, associazione e inquilino: la sublocazione avviene alla stessa cifra e con le stesse modalità con cui viene stipulato il contratto principale tra locatore e Casolare, che è così responsabile a tutti gli effetti nei confronti del proprietario.
Tra gli assegnatari il 48% sono di nazionalità italiana, il 16% sono albanesi, poi ci sono, in numero via via minore marocchini, nigeriani e romeni. La durata media di un contratto di affitto è di 7,2 anni. Tornando a parlare delle richieste, 112 nel 2024, di queste il 72% provengono da famiglie di origine straniera. In 68 nuclei familiari è presente un minore. Ta gli stranieri, il 92% sono famiglie composte da più di tre persone, tra gli italiani la percentuale è dell’85%.
I proventi sono stati di circa 531mila euro, con 475mila euro provenienti da canoni versati dagli inquilini; il Casolare ha potuto contare sul contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato (20mila euro), della Diocesi (10mila euro), dei fondi 5 per mille (986 euro) e su una donazione (350 euro). Il Comune di Prato ha stipulato una convenzione da 25mila euro annui con il Casolare per il servizio di «agenzia casa».
Cospicua la spesa per gli interventi, che ammonta a quasi 80mila euro, di questi quasi 22mila euro sono contributi erogati agli inquilini, una voce rilevante è rappresentata dalle spese per il ripristino degli immobili al termine del contratto di affitto: oltre 30mila euro. Ricordiamo che il Casolare è uno dei sei soggetti accreditati dalla Regione Toscana come agenzia sociale per la casa.
Hanno detto. «Quello svolto dal Casolare è un servizio essenziale – ha detto il vescovo Giovanni Nerbini – sia per quello che concretamente fanno per le famiglie bisognose, sia per la conoscenza di un problema che sta diventando sempre più urgente. Proprio ieri alla messa per il Corpus Domini ho invitato i pratesi a “imparare” e a “condividere”, credo sia necessario conoscere la questione dell’abitare e coinvolgere tutta la città nel fare un passo avanti e a sentirsi chiamata ai bisogni delle persone».
Il vice sindaco Simone Faggi ha sottolineato come «il tema della casa» sia al centro delle politiche dell’Amministrazione comunale perché diventato «determinante», «il Casolare compie un grande lavoro – ha detto Faggi – e gliene siamo grati. Occorre introdurre interventi mirati per famiglie e singoli, gli strumenti sono vari, certamente aumentare le case popolari, ma non basta, vogliamo interessare tutti i soggetti pubblici per compiere azioni nei confronti dei proprietari di immobili, con le associazioni di rappresentanza. In questo percorso il coinvolgimento del Casolare è fondamentale».
«La Fondazione è sempre stata vicina al Casolare – ha affermato la presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato Diana Toccafondi – perché riesce a dare una risposta fondamentale a un problema fondamentale. Noi non siamo solo erogatori di un contributo, ma condividiamo le finalità di questa associazione. È importante che abbiano deciso di compiere lo sforzo di redigere un bilancio sociale, il problema di condividere dati è oggi sempre più importante, è un atto di responsabilità».
L’esigenza di dar vita a un’opera come il Casolare arriva negli anni Novanta, con la prima ondata migratoria e la crisi del tessile dovuta alla globalizzazione. Questa iniziativa rispose al bisogno di una casa che tante famiglie straniere, in particolare di origine albanese, stavano avendo in città. Il primo scoglio era quello di intervenire per superare la diffidenza dei proprietari.
Oggi i problemi nel reperire un alloggio rimangono, ma le cause sono diverse. «I costi per un affitto sono altissimi, per un appartamento di settanta metri quadri si spendono anche 800 euro al mese – dice il presidente Marco Borselli – e per molte famiglie questo prezzo è insostenibile». La vicinanza con Firenze e i prezzi alle stelle che si pagano nel capoluogo toscano per qualsiasi tipo di alloggio, stanno portando anche Prato su questa strada. «Qui il mercato è drogato – dice senza mezzi termini Borselli – perché ci sono etnie disposte a pagare anche 1500 euro al mese di affitto per appartamenti di poche stanze dove poi vivono in tanti».
L’appello. «Chiediamo ai proprietari di case vuote, disponibili a concederle in affitto, a mettersi in contatto con noi – dice ancora Marco Borselli –: le richieste sono tante e ci sono molte famiglie che hanno bisogno di un alloggio. L’impegno e le garanzie sono assunte dal Casolare, ente accreditato dalla Regione Toscana come Agenzia sociale per la casa.
Due soluzioni. Dal proprio osservatorio, il Casolare propone due soluzioni per cercare di superare questa problematica che sta iniziando a diventare una vera e propria emergenza. «Occorre intervenire su un aiuto a chi può accedere ad un canone di affitto medio, ma può incappare in ostacoli temporanei – afferma Borselli –, ad esempio tutelare i privati che mettono a disposizione una abitazione per questa tipologia di persone». Per l’altra linea di intervento, il Casolare si rivolge alle istituzioni: «servono case popolari per quella fascia di persone che non potranno mai permettersi di pagare un affitto regolare, anche se calmierato». Secondo il Casolare, questo tipo di situazioni riguardano il 15% delle richieste di aiuto che arrivano ogni anno all’associazione.
Il Casolare ha un dipendente e può contare sul prezioso contributo di cinque volontari e due collaboratori esterni. Il Consiglio direttivo è composto dal presidente Marco Borselli, dalla vice Sandra Benelli Gramigni, dal tesoriere Luciano Grifasi e dai consiglieri Nora Bacci e Idalia Venco.
Chi volesse sostenere l’impegno del Casolare può farlo con una donazione (Iban IT10M06230215000000759241) o devolvendo il proprio 5 per mille (Ass. Il Casolare Odv, codice fiscale 92039290488).