Giubileo 2025
Giubileo: Lojudice ai giovani di Siena e Montepulciano, «siete qui per qualcosa di bello, di buono, di grande»
Da Roma il via all’esperienza giubilare con i ragazzi delle due diocesi. Poco fa la Messa celebrata dal cardinale nella chiesa dell’Ascensione al Quarticciolo

«Nessuno è qui per fare una passeggiata. Siamo venuti a Roma per vivere un’esperienza forte, vera, di Chiesa. E per testimoniare che siamo fratelli in Cristo, pronti a costruire qualcosa di bello e di buono». Con queste parole il cardinale Paolo Lojudice ha accolto i circa 100 giovani delle diocesi di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino e Montepulciano-Chiusi-Pienza, riuniti nella parrocchia dell’Ascensione al Quarticciolo per la prima tappa del loro Giubileo dei Giovani.
Durante l’omelia della Messa celebrata poco fa, il cardinale ha preso spunto dalle letture del giorno per richiamare i ragazzi al valore dell’impegno, della pazienza e della fiducia: «Anche quando vi sentite piccoli, inadeguati o insignificanti, ricordate che dentro ciascuno di voi c’è un grande tesoro. Il Regno di Dio è simile a un granello che cresce, a un pizzico di lievito che fermenta tutto l’impasto. Anche da una sola parola, da un gesto, può sbocciare qualcosa di grande».
Lojudice ha messo in guardia dalla tentazione dell’impazienza, come quella del popolo d’Israele che nel deserto si costruì un idolo: «La libertà costa fatica, la fede chiede tempo. Non possiamo creare un Dio a nostra immagine e somiglianza, che ci accontenta subito. Dio si rivela nel cammino, nella storia, nella realtà quotidiana, non in una risposta preconfezionata».
Un passaggio importante è stato dedicato al senso del Regno di Dio, spesso frainteso come realtà lontana, futura, o persino “da immaginario collettivo”: «Gesù non ci ha detto com’è il paradiso. Ci ha detto di preoccuparci del presente. Perché se guardi solo avanti, rischi di cadere nel fosso. Il Regno di Dio si costruisce qui, oggi, in quello che fai, in quello che dici, in come ti relazioni. È un bicchiere d’acqua, un gesto buono, una carezza data a chi soffre».
Il cardinale ha poi affidato ai giovani un compito concreto: «Fate in modo che ogni persona che incontrerete in questi giorni – altri pellegrini, volontari, passanti – possa ricevere qualcosa di bello da voi. Anche chi non ve lo chiederà. Perché la ricchezza che avete dentro diventi dono per chi ha bisogno, ora o magari in futuro».
Infine, un appello accorato alla responsabilità e alla solidarietà: «Non possiamo dimenticare chi soffre, chi vive la guerra, i bambini che muoiono. Non dipende tutto da noi, ma qualcosa sì. E quel qualcosa non può essere disatteso. Dipende dal nostro modo di guardare il mondo, di pensare, di agire, di amare».
La Messa si è conclusa con l’augurio di «un buon Giubileo, un buon pellegrinaggio», con l’invito a vivere ogni giorno come «un innesco della potenza di Dio», capaci di far germogliare la speranza anche nel cuore più arido.







