Papa Leone XIV

Leone XIV: “Diplomazia via per risolvere i conflitti”

L''invito del papa durante l'udienza: "Pregare per i cristiani perseguitati e "custodire lo spirito di Helsinki"

Papa Leone XIV è arrivato in piazza San Pietro con circa mezz’ora di anticipo rispetto  all’orario previsto per l’inizio dell’appuntamento del mercoledì, per poter compiere un largo giro tra i vari settori della piazza, anche oggi affollata del “popolo giovane” accorso nella Capitale per il Giubileo a loro dedicato. Quasi un ideale prolungamento dell’abbraccio a sorpresa di ieri sera, quando ha salutato in questa stessa piazza, parlando a braccio, 120mila giovani dislocati anche nelle zone limitrofe a San Pietro. Oggi, nel programma giubilare, è il giorno dei Dialoghi con la città, cominciati già questa mattina con lo speciale incontro con Papa Leone, che già da ieri ha dato appuntamento ai giovani a Tor Vergata, il 2 e il 3 agosto.

Gli appelli. Al temine dell’udienza, dedicata all’episodio evangelico della guarigione del sordomuto, Papa Leone ha rinnovato il suo dolore “per il brutale attacco terroristico a Komanda nella parte orientale della Repubblica democratica del Congo dove oltre 50 cristiani sono stati uccisi in chiesa durante una veglia di preghiera e nelle proprie case”: “Mentre affido le vittime alla amorevole misericordia di Dio, prego per i feriti e per i cristiani che nel mondo continuano a soffrire violenze e persecuzioni, esortando quanti hanno responsabilità a livello locale e internazionale a collaborare per prevenire simili tragedie”, l’appello.

“Oggi più che mai è indispensabile custodire lo spirito di Helsinki, perseverare nel dialogo, rafforzare la cooperazione, fare della diplomazia la via privilegiata per prevenire e risolvere i conflitti”,

l’altro appello del Papa, che ha ricordato che il 1° agosto si celebra il 50° anniversario della firma dell’atto finale di Helsinki. “Animati dal desiderio di garantire pace e sicurezza, 35 Paesi inaugurarono una nuova stagione geopolitica, favorendo il riavvicinamento tra Est e Ovest. “Quell’evento – ha sottolineato il Pontefice – segnò anche un rinnovato interesse per i diritti umani con particolare attenzione alla libertà religiosa, considerata come uno dei fondamenti dell’allora nascente architettura di cooperazione da Vancouver a Vladivostok”. “La partecipazione attiva della Santa Sede alla Conferenza di Helsinki, rappresentata dall’arcivescovo Agostino Casaroli, “contribuì a favorire l’impegno politico e morale per la pace”, ha concluso Leone XIV.

Il saluto ai giovani italiani.  “Accolgo con gioia i giovani italiani convenuti a Roma per partecipare agli eventi giubilari a loro dedicati. Cari giovani, vi invito a pregare affinché queste giornate di fede, di riflessione e di amicizia portino frutti di bene”. È il saluto del Papa ai giovani italiani, alla vigilia della giornata in cui, domani sera, è previsto il momento di preghiera, con la Confessione di fede, nella basilica di San Pietro. Rivolgendosi, poco prima, ai giovani polacchi, venuti a Roma dalla Polonia e da altri paesi per il Giubileo dei Giovani, Leone XIV ha auspicato che “questo incontro con Gesù in fraterna comunione, rafforzi la vostra fede e speranza, riempia i vostri cuori di pace e vi unisca nel Suo amore”. “Accogliete da Cristo questi doni e condivideteli con i vostri coetanei e con i vostri compatrioti nella vostra Patria”, l’invito del Papa. “Approfittate di questa esperienza per portare i vostri amici a Gesù, affinché possano incontrarlo, ascoltare la sua parola e amarlo”, il consiglio ai giovani portoghesi.

La catechesi.  “Anche questo tempo che stiamo vivendo ha bisogno di guarigione”, l’esordio della catechesi. “Il nostro mondo è attraversato da un clima di violenza e di odio che mortifica la dignità umana”, le parole di Papa Leone:

“Viviamo in una società che si sta ammalando a causa di una bulimia delle connessioni dei social media: siamo iperconnessi, bombardati da immagini, talvolta anche false o distorte.

Siamo travolti da molteplici messaggi che suscitano in noi una tempesta di emozioni contraddittorie. In questo scenario è possibile che nasca in noi il desiderio di spegnere tutto. Possiamo arrivare a preferire di non sentire più niente.

Anche le nostre parole rischiano di essere fraintese e possiamo essere tentati di chiuderci nel silenzio, in una incomunicabilità dove, per quanto vicini, non riusciamo più a dirci le cose più semplici e profonde”.

Ma “chiudersi non è mai una soluzione”, il monito: dopo l’incontro con Gesù, il protagonista del citato episodio evangelico  “non solo torna a parlare, ma lo fa correttamente”. “Forse quest’uomo ha smesso di parlare perché gli sembrava di dire le cose in modo sbagliato, forse non si sentiva adeguato”, l’ipotesi di Leone XIV: “Tutti noi facciamo esperienza di essere fraintesi e di non sentirci capiti. Tutti noi abbiamo bisogno di chiedere al Signore di

guarire il nostro modo di comunicare, non solo per essere più efficaci, ma anche per evitare di fare male agli altri con le nostre parole”.

“Tornare a parlare correttamente è l’inizio di un cammino, non è ancora il punto di arrivo”, ha precisato però il Pontefice: “Per conoscere veramente Gesù occorre compiere un cammino, bisogna stare con Lui e attraversare anche la sua Passione. Quando lo avremo visto umiliato e sofferente, quando sperimenteremo la potenza salvifica della sua Croce, allora potremo dire di averlo conosciuto veramente”. “Per diventare discepoli di Gesù non ci sono scorciatoie”, ha spiegato Prevost: “Chiediamo al Signore di poter imparare a comunicare in modo onesto e prudente”. “Preghiamo per tutti coloro che sono stati feriti dalle parole degli altri”, l’invocazione finale: “Preghiamo per la Chiesa, perché non venga mai meno al suo compito di portare le persone a Gesù, affinché possano ascoltare la sua Parola, esserne guarite e farsi portatrici a loro volta del suo annuncio di salvezza”.