Toscana
Monte Oliveto: arte, silenzio e cura della liturgia
Indicata tra le mete turistiche da visitare, l’abbazia è soprattutto un luogo abitato da una comunità viva, in cui cercare pace e assistenza spirituale

Nel cuore delle Crete senesi, nel comune di Asciano, sorge l’abbazia benedettina di Santa Maria di Monte Oliveto. Fondata nel 1319 e da allora ininterrottamente abitata dai monaci olivetani (esclusi gli anni delle soppressioni di fine Ottocento in cui due soli monaci rimasero come custodi della struttura) è un luogo ricco di arte e spiritualità. Queste due dimensioni si intrecciano in maniera particolare, come spesso accade nella storia benedettina.
Alla luce del motto tradizionale «ora et labora», che ben sintetizza la loro spiritualità, i monaci da sempre cercano di vivere intensamente questi aspetti nella loro giornata, cercando di trasferire anche nel lavoro la dimensione più spirituale e di preghiera. È così che è nata molta dell’arte presente a Monte Oliveto, arte che ovviamente veicola una spiritualità e un messaggio. È sempre così che, anche al giorno d’oggi, i monaci cercano di colorare le loro attività lavorative con una sfumatura che testimonia il primato dello spirito: «ut in omnibus glorificetur Deus» – perché in tutto venga glorificato Dio. Se l’architettura, gli affreschi e le tarsie a Monte Oliveto parlano di Dio e degli artisti che hanno lavorato con Dio nel cuore, anche l’attività odierna dei monaci si situa in questo solco. L’azienda agricola produce vino, olio, cereali e zafferano adottando metodi di coltivazione biologica, nella convinzione che il lavoro debba rispettare il creato e favorire la salubrità dell’ambiente.
La caratteristica che colpisce di più coloro che si accostano alla realtà di Monte Oliveto è quindi la percezione chiara, che nasce gradualmente, di non avere a che fare semplicemente con una meta turistica, con un monumento, per quanto bello e importante (tra l’altro l’abbazia è stata scelta dalla prestigiosa rivista National Geographic come una delle due mete italiane da visitare nel 2025, tra venticinque in totale nel mondo), ma che questo luogo è abitato da una comunità viva e da un’idea. Il monastero è un luogo che viene cercato per quello che vi si può trovare: silenzio, pace, preghiera, liturgia ben curata, assistenza spirituale.
In linea con tutto ciò si colloca l’attività dell’ospitalità monastica. «Padre, dimmi una parola», veniva chiesto ai primi monaci, i cosiddetti Padri del deserto, nei primi secoli del cristianesimo. I monasteri, Monte Oliveto tra essi, offrono qualcosa del genere anche ai nostri giorni. La cifra della modernità può essere letta nell’incremento della componente più prettamente turistica ma, sottolineiamolo ancora, anche il semplice turista si accorge di essere in un posto speciale.
L’arte sacra di Monte Oliveto è l’aspetto più superficiale dell’atmosfera che qui si respira. Se ci si prende del tempo per guardare e ascoltare bene, la profondità si manifesta. L’abbazia, ad esempio, è uno dei pochi luoghi in Italia in cui si continua la millenaria tradizione del canto gregoriano. Chi viene e non si concede l’opportunità di entrare in contatto con questa preghiera cantata si priva di un’occasione unica. L’attività di accoglienza è quindi una possibilità che viene messa a disposizione per interagire nel modo migliore con l’ambiente dell’Abbazia.
Le comunità benedettine portano avanti da sempre il carisma dell’ospitalità e Monte Oliveto Maggiore non fa eccezione. In quest’Anno santo della speranza la comunità ha pensato di mettere mano a una ristrutturazione della Casa ospiti per essere più organizzati nell’accogliere tutti coloro che rinnoveranno la loro esperienza del pellegrinaggio e della sosta in un’oasi dello spirito. La struttura si situa in un edificio posto accanto al corpo centrale dell’Abbazia, offrendo così agli ospiti anche una certa indipendenza. I lavori eseguiti sono stati finalizzati essenzialmente a una ristrutturazione interna dei locali per mettere tutto in linea con le normative di sicurezza vigenti, abbattere le barriere architettoniche e dotare tutte le camere di servizi igienici dedicati, eliminando i bagni comuni. Lo stile dell’ospitalità rimane sobrio ma dignitoso. La Casa ospiti può accogliere un totale di una sessantina di persone.
Chi viene ospitato ha la possibilità di partecipare a tutte le liturgie con i monaci e, a richiesta, usufruire dell’accompagnamento spirituale. Spesso vengono ospitati gruppi per i quali la struttura mette a disposizione anche dei saloni per gli incontri e una sala totalmente attrezzata per le conferenze e videoconferenze. La Casa Ospiti rimane aperta dalla primavera all’autunno inoltrato (oltre ai giorni dell’Immacolata e il periodo di Natale) ed è dotata di aria condizionata. È bene prenotare in anticipo contattando il monaco responsabile all’indirizzo email: casaospitisb@monteolivetomaggiore.it
Benedetto M. Vichi, Benedettino Olivetano