Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Arezzo, “La vita è già una festa, perché il Signore è con noi”: il vescovo Migliavacca per San Donato

In tanti hanno affollato ieri sera la Cattedrale di Arezzo per partecipare alla solenne celebrazione in onore di San Donato, vescovo, martire e patrono della città e della diocesi

Una città raccolta, un popolo in festa. In tanti hanno affollato ieri sera la Cattedrale di Arezzo per partecipare alla solenne celebrazione in onore di San Donato, vescovo, martire e patrono della città e della diocesi. A presiedere l’Eucaristia, monsignor Andrea Migliavacca, che nell’omelia ha intrecciato la gioia della tradizione e della fede con le contraddizioni e le ferite del presente.

Già alla vigilia, la consueta offerta dei ceri e il brindisi in vescovado, seguiti dallo spettacolo pirotecnico, avevano richiamato una folla viva e partecipe. Ma è nel giorno della festa, il 7 agosto, che la città si è stretta attorno al suo santo patrono con ancora maggiore intensità. “Ho visto i colori dei costumi dei gruppi folcloristici, dei quartieri, delle associazioni – ha detto il vescovo – ho visto volti giovani e altri segnati dalla vita, famiglie, bambini, tutti uniti dal desiderio di fare festa. È quello stesso spirito che abbiamo respirato a Roma con i giovani della diocesi, durante il Giubileo”.

Ma si può davvero fare festa in un mondo segnato dalla guerra, dalla povertà, dalla solitudine, dalle disuguaglianze? È la domanda che ha attraversato come un filo l’intera omelia di monsignor Migliavacca, che ha ricordato con lucidità e dolore alcuni drammi contemporanei: l’Ucraina, Gaza, la Cisgiordania, le armi nucleari, le crisi ambientali e familiari. “La gente ha voglia di fare festa – ha ribadito il vescovo – ma come farlo quando vediamo il nostro mondo ferito e messo in pericolo?”

Nel suo stile sobrio e diretto, il vescovo non ha eluso le difficoltà del presente, ma le ha messe in dialogo con la Parola di Dio, lasciando che fosse il Vangelo a offrire un orizzonte di senso. “Possiamo fare festa davvero – ha affermato – perché non celebriamo un momento di evasione, ma una presenza: quella del Buon Pastore. Il Signore è con noi, è in mezzo a noi, ci accompagna. E la sua presenza rende ogni vita, anche la più ferita, una festa possibile”.

Migliavacca ha sottolineato che solo partendo da questa consapevolezza si può parlare di vera festa: una festa che non ignora il dolore, ma lo attraversa; che non è un privilegio per pochi, ma un dono da condividere; che non nasce dall’effimero, ma dalla scoperta di una relazione viva con Gesù. “Con Lui – ha detto – possiamo vedere fiorire la solidarietà, la fraternità, la speranza. Con Lui le nostre comunità tornano a essere vive e accoglienti. Con Lui ogni vocazione, ogni famiglia, ogni gesto di cura diventa spazio di luce. Con Lui anche il futuro si apre”.

Infine, il vescovo ha richiamato la figura di San Donato, il cui martirio – ha ricordato – “non ha spento i germogli della festa”. “Il compito di un vescovo, oggi come allora – ha concluso – è proprio quello di annunciare, in città e nelle vallate, a chi è in pace e a chi è in guerra, che la vita può essere ancora una festa, perché il Signore è presente. San Donato ci protegga e ci aiuti a scoprirlo”.

La festa patronale di San Donato si è così confermata come un’occasione non solo di tradizione e devozione, ma anche di riflessione e di profezia: un invito, rivolto a credenti e non credenti, a guardare al futuro con fiducia, anche in mezzo alle difficoltà, nella consapevolezza che – come ha detto il vescovo – “la vita è già una festa, perché il Signore è con noi”.