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Afghanistan: Amnesty International, “quattro anni di ingiustizia e impunità da parte dei talebani”
Amnesty chiede con urgenza il ripristino dello Stato di diritto e il rispetto degli obblighi internazionali in materia di diritti umani

A quattro anni dalla presa del potere da parte dei talebani, Amnesty International denuncia il collasso del sistema giudiziario in Afghanistan, chiedendo con urgenza il ripristino dello Stato di diritto e il rispetto degli obblighi internazionali in materia di diritti umani. “Dopo quattro anni ciò che rimane è un ordine giuridico nebuloso e coercitivo, che dà priorità all’obbedienza invece che ai diritti umani”, ha dichiarato in una nota scritta e diffusa ieri Samira Hamidi, campaigner per l’Asia meridionale di Amnesty.
Amnesty denuncia in particolare l’eliminazione delle donne dal sistema giuridico. Prima della presa del potere da parte dei talebani, le donne ricoprivano attivamente il ruolo di giudice, magistrata e avvocata. Rappresentavano tra l’otto e il dieci per cento della magistratura e quasi 1.500 erano registrate come avvocate e consulenti legali presso l’Ordine indipendente degli avvocati dell’Afghanistan, circa un quarto della sua intera composizione. Oggi la maggior parte di loro è costretta a nascondersi o a fuggire, dopo essere stata allontanata dal proprio incarico in seguito all’ascesa al potere dei talebani. Le istituzioni che un tempo offrivano tutela ai diritti delle donne, come i tribunali per la famiglia o i dipartimenti di giustizia minorile e contro la violenza sulle donne, sono state smantellati, lasciando le donne prive di un reale accesso alla giustizia e a rimedi effettivi.
Secondo quanto riporta Amnesty, dal 2021, tutto il sistema legale afgano è stato smantellato e sostituito da un assetto fondato su un’interpretazione rigida e arbitraria della shari’a. I processi si svolgono spesso in segreto, senza garanzie minime di equità, con sentenze pronunciate da giudici religiosi in base a interpretazioni personali e divergenti dei testi islamici. “Non c’è una legge alla quale appellarsi”, ha sottolineato un ex magistrato intervistato da Amnesty. La mancanza di un codice giuridico nazionale, di organi giudiziari indipendenti e di possibilità di appello ha reso la giustizia imprevedibile e inaccessibile, soprattutto per le donne, completamente estromesse dal sistema. Le ex giudici e avvocate sono ora in esilio o costrette alla clandestinità. Smantellati anche i tribunali per la famiglia e le strutture contro la violenza di genere. Amnesty denuncia casi documentati di punizioni corporali e frustate pubbliche per reati come ascoltare musica o non indossare il velo, oltre a detenzioni arbitrarie e sparizioni forzate. “Per molte persone in Afghanistan – conclude Hamidi – la giustizia non è più qualcosa a cui aspirare, ma qualcosa senza la quale bisogna imparare a sopravvivere”. L’organizzazione chiede alla comunità internazionale di esercitare pressioni diplomatiche sui talebani per garantire riforme urgenti, il ritorno alla legalità e la protezione dei diritti umani.