Papa Leone XIV
Papa: “Pregare ogni giorno il rosario per la pace”
Nell'udienza di oggi Leone XIV ha ribadito l'invito per il mese mariano di ottobre

“Essere nel mondo strumenti di riconciliazione”. Questo il compito affidato agli apostoli e a ciascuno di noi. Lo ha spiegato Leone XIV, nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in piazza San Pietro e dedicata alla risurrezione di Gesù, che “non è un trionfo roboante, non è una vendetta o una rivalsa contro i suoi nemici. È la testimonianza meravigliosa di come l’amore sia capace di rialzarsi dopo una grande sconfitta per proseguire il suo inarrestabile cammino”. Durante i saluti nelle varie lingue, il Papa ha ripetuto l’appello a pregare ogni giorno il Rosario per la pace nel mondo, in questo mese di ottobre dedicato alla preghiera mariana.
“Si eviti sempre ogni forma di violenza e si favorisca la costante ricerca dell’armonia sociale attraverso la promozione della giustizia e del bene comune”,
l’appello finale, mosso dalla preoccupazione per gli scontri violenti tra giovani e forze dell’ordine in Madagascar.
“Quando noi ci rialziamo dopo un trauma causato da altri, spesso la prima reazione è la rabbia, il desiderio di far pagare a qualcuno ciò che abbiamo subito”, l’analisi di Leone nella catechesi: “Il Risorto non reagisce in questo modo. Uscito dagli inferi della morte,
Gesù non si prende nessuna rivincita.
Non torna con gesti di potenza, ma con mitezza manifesta la gioia di un amore più grande di ogni ferita e più forte di ogni tradimento”. Gesù Risorto, in altre parole, “non sente alcun bisogno di ribadire o affermare la propria superiorità. Egli appare ai suoi amici – i discepoli – e lo fa con estrema discrezione, senza forzare i tempi della loro capacità di accoglienza. Il suo unico desiderio è quello di tornare a essere in comunione con loro, aiutandoli a superare il senso di colpa”.
Nel cenacolo, ha ricordato il Papa, “il Signore appare ai suoi amici chiusi nella paura. Dopo essere sceso negli abissi della morte per liberare coloro che vi erano prigionieri, entra nella stanza chiusa di chi è paralizzato dalla paura, portando un dono che nessuno avrebbe osato sperare: la pace”. Quello di Gesù risorto ai discepoli riuniti nel cenacolo – “Pace a voi” – è un saluto “semplice, quasi ordinario, ma è accompagnato da un gesto talmente bello da risultare quasi sconveniente: Gesù mostra ai discepoli le mani e il fianco con i segni della passione”. “Perché esibire le ferite proprio davanti a chi, in quelle ore drammatiche, lo ha rinnegato e abbandonato? Perché non nascondere quei segni di dolore ed evitare di riaprire la ferita della vergogna?”, si è chiesto il Pontefice: “il Vangelo dice che, vedendo il Signore, i discepoli gioirono. Il motivo è profondo:
Gesù è ormai pienamente riconciliato con tutto ciò che ha sofferto. Non c’è ombra di rancore. Le ferite non servono a rimproverare, ma a confermare un amore più forte di ogni infedeltà. Sono la prova che, proprio nel momento del nostro venir meno, Dio non si è tirato indietro. Non ha rinunciato a noi”.
Ai discepoli, Gesù Risorto “si mostra nudo e disarmato”. “Non pretende, non ricatta. Il suo è un amore che non umilia; è la pace di chi ha sofferto per amore e ora può finalmente affermare che ne è valsa la pena”.
”Noi, invece, spesso mascheriamo le nostre ferite per orgoglio o per timore di apparire deboli”,
la denuncia di Leone XIV: “Diciamo ‘non importa’, ‘è tutto passato’, ma non siamo davvero in pace con i tradimenti da cui siamo stati feriti. A volte preferiamo nascondere la nostra fatica di perdonare per non apparire vulnerabili e per non rischiare di soffrire ancora”. “Gesù no”, ha osservato Leone: “Lui offre le sue piaghe come garanzia di perdono. E mostra che la Risurrezione non è la cancellazione del passato, ma la sua trasfigurazione in una speranza di misericordia”.
“Dio perdona, rialza, ridona fiducia”. “Questo è il cuore della missione della Chiesa”, ha affermato il Papa: “non amministrare un potere sugli altri, ma comunicare la gioia di chi è stato amato proprio quando non lo meritava.
È la forza che ha fatto nascere e crescere la comunità cristiana: uomini e donne che hanno scoperto la bellezza di tornare alla vita per poterla donare agli altri”. Come i discepoli, “anche noi siamo inviati”, ha concluso il Santo Padre: “Anche a noi il Signore mostra le sue ferite e dice: ‘Pace a voi’. Non abbiate paura di mostrare le vostre ferite risanate dalla misericordia. Non temete di farvi prossimi a chi è chiuso nella paura o nel senso di colpa. Che il soffio dello Spirito renda anche noi testimoni di questa pace e di questo amore più forte di ogni sconfitta”.