Vita Chiesa

Don Pizzoli: “Missionari, protagonisti di un Vangelo che fa futuro”

Il direttore generale della Fondazione Missio, in occasione dell'Ottobre missionario riflette su tutte quelle persone che si impegnano per la pace e la solidarietà. Ricorda, poi, la necessità del sostegno concreto alle missioni

Don Giuseppe Pizzoli durante il suo servizio missionario in Guinea Bissau (foto Fondazione Missio)

Mentre si addensano minacciose nubi di guerra non è facile parlare di speranza. Di quella speranza concreta che nasce dalla testimonianza del Vangelo e cambia la vita. Una scommessa su cui si gioca l’impegno quotidiano dei “Missionari di speranza tra le genti”, veri protagonisti della Giornata missionaria mondiale (Gmm) che in quest’anno giubilare è in sintonia con gli orizzonti giubilari della Chiesa universale. Tenendo sempre sotto gli occhi la bussola della speranza, come spiega don Giuseppe Pizzoli, direttore generale della Fondazione Missio: “In questo clima così sconfortante, come cristiani siamo chiamati a mantenere viva la certezza che Dio non è assente alle nostre preoccupazioni ma anzi ci chiama ad una ‘missione speciale’. Come missionari siamo costruttori di speranza, affrontando anche i rischi di andare in situazioni di miseria, di povertà, di ingiustizia, di fame, di guerra”.

Uomini e donne protagonisti di un Vangelo che “fa futuro”, così pure operai di pace, anche a prezzo (in casi estremi) della loro stessa vita.

Annunciatori – sottolinea don Pizzoli – di un Vangelo che sta tra la gente e cambia la storia.Come è stato nei decenni scorsi a Timor Leste, in Rwanda e in molte aree di crisi. Come è oggi in Myanmar, in Mongolia, in Sud Sudan e nei luoghi in cui si combattono i troppi conflitti dimenticati. “Portare speranza apre le porte all’evangelizzazione – commenta don Pizzoli –. Ci sono testimonianze molto forti che danno grandi frutti, ma c’è inoltre l’immenso lavoro quotidiano di dedizione: la carità, spesso, è la porta di accesso per l’evangelizzazione e al tempo stesso è anche il coronamento del percorso dell’evangelizzazione. Vivere la carità è il cuore della missione, apre la strada alla semina della parola di Dio”.

Al centro della missione “resta sempre il rapporto umano, quel legame diretto, schietto, intenso che unisce le persone al di là delle culture, delle etnie e delle lingue”.

Una relazione che parla l’esperanto del Vangelo. “Il primo passo non è la predicazione, è l’incontro umano – continua don Pizzoli –. I missionari spendono la loro vita nelle relazioni umane vere, si rimboccano le maniche, vanno con i piedi nel fango, condividono le sofferenze, le fatiche, ma anche le speranze, le gioie. È per questo che sono testimoni credibili, per questo sono amati, anche in territori in cui i cristiani sono minoranza. E sono rispettati per il coraggio di andare incontro a chiunque, abbracciando l’uomo al di là delle fedi”.

Parlando di concretezza del Vangelo, “non possiamo dimenticare la solidarietà” per il sostegno economico anche e soprattutto in occasione della Giornata missionaria mondiale.

Per aiutare la speranza a camminare con le sue gambe. “È importante aiutare le giovani Chiese attraverso il sostegno delle Pontificie opere missionarie – conclude don Pizzoli –, perché le comunità cristiane che vivono in territori dove il buio è particolarmente fitto, possono essere un faro di speranza. Tutto può aiutare dove c’è più bisogno. Senza la solidarietà la Chiesa non riesce a compiere la sua missione”.