Vita Chiesa

Card. Betori: emergenza per giovani, famiglia e carceri

E’ con “sguardo libero di fronte al mondo e al tempo, e quindi di fronte alla storia” che l’arcivescovo di Firenze, il card. Giuseppe Betori, ha tracciato un bilancio dell’anno appena concluso, durante il solenne Te Deum di ringraziamento celebrato stasera in Cattedrale.

Un tempo, ha detto “che vogliamo riconoscere nella fede sotto lo sguardo di Dio, anche quando registra segni di pesante sofferenza”. E il pensiero è andato prima di tutto alla “persecuzione patita da tanti cristiani in diverse regioni del mondo. Nell’anno che si chiude oltre 100.000 credenti in Cristo sono morti per la fede; ancora ieri 15 cristiani sono stati sgozzati in Nigeria, mentre da oltre tre anni continua l’ingiusta carcerazione di Asia Noreen Bibi in Pakistan, minacciata di morte”.

“A questi attentati alla libertà religiosa – ha proseguito – si accompagnano le ferite inferte alle altre dimensioni costitutive della persona umana: il diritto alla vita, alla famiglia, alla casa, al cibo, al lavoro, alla libertà educativa, alla libertà di coscienza. Il rifiuto del rispetto di questi diritti inviolabili e inalienabili genera guerre, oppressioni politiche, ingiustizie da cui scaturiscono a loro volta tragedie come la fame e le epidemie. Non meno evidente è la connessione tra il danno inferto alla figura integrale della persona umana e del bene comune e le degenerazioni finanziarie che hanno innescato l’attuale crisi economica nel mondo”.

“Su questo versante – ha detto ancora l’Arcivescovo – dobbiamo lamentare come anche nei nostri territori la crisi presenti profili preoccupanti, che chiedono interventi di sostegno e di promozione, con un impegno coeso e lungimirante: Allarma e angoscia il numero crescente di poveri che si rivolgono alle iniziative di solidarietà, come pure la crescente disoccupazione e la chiusura di un tempo fiorenti attività imprenditoriali. Senza sforzo comune e coraggiosa assunzione di responsabilità c’è solo da temere l’espandersi di tali fenomeni negativi. Come pure c’è da temere un crollo della tenuta sociale, se dovesse venir meno il sostegno al volontariato e all’imprenditoria sociale senza fini di lucro, su cui ricade da sempre il peso del disagio e delle povertà”.

Il cardinale ha poi sottolineato due ambiti che “appaiono particolarmente bisognosi di intervento: le nuove generazioni, in cui il disagio comincia in età sempre più precoce, e la famiglia, non riconosciuta quale cellula basilare della società”. Senza dimenticare neanche “il dramma delle carceri, le cui condizioni di vita impediscono di farne luoghi non solo di espiazione ma anche di riscatto e di rieducazione. Ne sono segno tragico i suicidi che anche quest’anno hanno funestato la vita carceraria sul nostro territorio”.

“A tutto questo – ha proseguito l’Arcivescovo – è chiamata a rispondere con intelligenza, onestà e coerenza la politica, ai vari livelli della convivenza civile. La crisi della politica non può tradursi in un allontanamento da essa, ma al contrario esige l’impegno di quanti sono pronti a viverla come un servizio alla comunità civile, con riferimenti chiari e lineari alla promozione integrale della persona e del bene comune, per una convivenza armonica e solidale, particolarmente attenta alle situazioni di povertà e alla ricerca della pace”.

Nel proseguo della sua omelia il Cardinale ha ricordato l’Anno della Fede da poco aperto “e per il quale vogliamo impegnarci nel cinquantenario di apertura del Concilio Vaticano II, il cui magistero di fede illumina i nostri passi nel tempo. È un impegno che, nell’immediato futuro, si concretizzerà” nella Visita pastorale e con la quale intende mettersi nella scia dei suoi predecessori. In particolare del card. Giovanni Benelli, “di cui nel 2012 abbiamo ricordato i trent’anni dalla morte”, e del card. Elia Dalla Costa, “al quale di recente è stato riconosciuto il titolo di “Giusto fra le Nazioni” per aver operato a salvezza della vita di tanti ebrei durante la Shoah, gesto per il quale siamo riconoscenti allo Yad Vashem e al popolo d’Israele”.

Tra i momenti significativi per la Chiesa fiorentina di questo anno che si chiude, l’Arcivescovo ha ricordato i trecento anni dalla fondazione del Seminario Maggiore, i quaranta anni della Caritas diocesana e la ritrovata unità delle Confraternite della Misericordia, attorno ad un nuovo Statuto della Confederazione. E per quanto lo ha riguardato più direttamente, ha voluto ricordare “la nomina a Cardinale e la partecipazione alla XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi”.