Vita Chiesa

Messa crismale, monizione e omelia dell’arcivescovo Giuseppe Betori

Di seguito il testo della monizione e dell’omelia di Betori

ALL’INIZIO DELLA CELEBRAZIONE 

Nella Messa Crismale il rinnovo delle promesse sacerdotali  pone al centro della preghiera della comunità i preti e il loro  ministero, nel legame con la missione messianica di Cristo. Questo è  giorno di gratitudine per il dono ricevuto come presbiteri e di  ribadito impegno nell’esercizio fedele e generoso del ministero per i  nostri fratelli e sorelle. 

Grazie, dunque, a voi tutti sacerdoti presenti stamane in  cattedrale. Un grazie particolare al card. Ernest Simoni, sempre con  noi nei momenti più importanti della vita della nostra Chiesa,  offrendoci con la sua presenza la propria alta testimonianza di fede.  

Un particolare posto nel nostro cuore oggi lo riserviamo a  coloro che celebrano la ricorrenza giubilare dell’ordinazione.  

Celebrano quest’anno il venticinquesimo di sacerdozio i  presbiteri diocesani d. Antony BASCAL SELVA CRUZ, d. Francesco  CHILLERI, d. Daniel DIAC, d. Roberto FALORSI, d. Alessandro  LOMBARDI, d. James SAVARIRAJAN, d. Robert SWIDERSKI, d. Paolo  RADICE della Comunità dei figli di Dio, a cui si uniscono, tra gli  appartenenti a istituti di vita consacrata o società di vita apostolica,  p. Massimo ANGHINONI e p. Maurizio GABELLINI dei Servi di Maria,  p. Dieudonné DIPAMA Camilliano, p. Mario SCALICI dei Missionari  del Sacro Cuore di Gesù.  

È il cinquantesimo di sacerdozio per d. Attilio BELLADELLI e d.  Alessandro GUIDOTTI, nonché per d. Rosario PIRRELLO della diocesi  di Piazza Armerina, p. Alberto MANUNZA degli Oblati di S.  Giuseppe e p. Stefano BALDINI ORLANDINI Frate Minore Cappuccino.  

Compiono sessant’anni di sacerdozio p. Antonio SIMONETTI e  p. Riccardo TAPINASSI, ambedue Frati Minori Cappuccini. 

Sessantacinque sono gli anni di sacerdozio di p. Gabriele  ALESSANDRINI dei Servi di Maria.  

Infine, celebra il settantesimo di sacerdozio d. Carlo DELLI.  

Vogliamo anche ricordare i giubilei dei diaconi permanenti: il  venticinquesimo di Nicola Francesco BERLOCO e il ventesimo di  Giuseppe AIELLO, Roberto BERTI e Patrizio FABBRI FERRI.  

Ci uniamo a tutti questi confratelli con gratitudine, augurio e  preghiera. All’intero presbiterio la gratitudine e l’esortazione a  portare avanti con fedeltà il servizio che ci chiede il popolo di Dio.  

Per tutti noi qui presenti giunge ora l’invito della liturgia a  chiedere perdono per fragilità e peccati, affidandoci alla  misericordia del Padre. 

OMELIA 

Al centro della Messa Crismale è posta l’unzione messianica di  Gesù, di cui egli ci parla nella sinagoga di Nazaret, applicando a sé il  testo del libro di Isaia: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi  ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto  annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a  rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore»  (Lc 4,18-19; cfr. Is 61,1-2a). Gesù si rivela come il Messia atteso,  consacrato per portare consolazione e gioia all’umanità segnata da profonde e molteplici fragilità.  

La promessa del profeta diventa realtà, accade nell’«oggi» della  parola di Gesù (Lc 4,21): in lui la salvezza è venuta ad abitare la storia  del mondo, immettendo in essa un principio di redenzione capace di  liberarla da limiti e contraddizioni.  

Quest’orizzonte di salvezza viene ulteriormente illuminato dalla  pagina dell’Apocalisse, dove Gesù Cristo è qualificato come «il testimone  fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra» (Ap 1,5).  Questo è il regno che il Messia ci dona, luce sul mistero di Dio e  dell’uomo, sorgente di vita che vince la morte; il suo potere salvifico  raggiunge i confini della terra.  

L’unzione dello Spirito non si ferma alla persona di Gesù, ma viene  comunicata a chi si mette alla sua sequela: egli infatti «ha fatto di noi un  regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre» (Ap 1,6). Chi entra in comunione  di vita con Gesù Cristo diventa partecipe della sua regalità e del suo  sacerdozio, cioè del suo potere di dare forma al mondo mediante il  comandamento dell’amore e di legare le sorti del mondo alla sua sorgente  di vita che è Dio Padre. Siamo così ricondotti al senso stesso della  testimonianza e del culto come espressioni della fede. E tutto questo per  opera dello Spirito, che i sacramenti della Chiesa comunicano lungo il  cammino della vita; sacramenti che trovano negli Oli, che oggi vengono  benedetti, un segno espressivo della grazia divina.  

All’interno del legame tra Cristo, il Messia, l’Unto dallo Spirito del  Padre, e il popolo cristiano, cioè la comunione di coloro che sono unti  dallo Spirito di Cristo, si pone uno snodo essenziale nell’economia sacramentale: il sacerdozio ministeriale, il servizio reso all’edificazione  del popolo di Dio da coloro che vengono unti mediante il sacro Crisma  per essere dispensatori dei misteri di Dio, ministri della Parola di  salvezza, capi e pastori sul modello di Cristo, ispirati dall’amore per i  fratelli, come ricorderemo tra poco rinnovando le promesse sacerdotali.  

Come vivere questa missione è illustrato dal significato che la  liturgia attribuisce agli Oli sacri nelle preghiere di benedizione.  

Così recita la benedizione dell’Olio degli infermi: «O Dio, Padre di  consolazione, […] manda dal cielo il tuo Spirito Santo Paraclito su  quest’olio, frutto dell’olivo, nutrimento e sollievo del nostro corpo; effondi la  tua santa benedizione perché quanti riceveranno l’unzione ottengano conforto  nel corpo, nell’anima e nello spirito, e siano liberati da ogni malattia,  angoscia e dolore». Si apre davanti a noi lo scenario della sofferenza  umana, in particolare quella che tocca il corpo umano e, nelle sue ferite,  raggiunge anche lo spirito. Queste sofferenze gravano sui nostri cuori e  sulle nostre responsabilità, cominciando dagli eccidi che si stanno  consumando nell’aggressione all’Ucraina e che insanguinano tante altre parti del mondo. E di sofferenze sono colmi i nostri occhi, perché la  povertà e l’emarginazione che generano ferite sono anche accanto a noi, negli uomini e donne che incontriamo nelle nostre strade o a noi si sono  fatti vicini attraverso duri penosi cammini di migrazione. Saremo  portatori di unzione per i sofferenti se saremo capaci di presenza, di  partecipazione, di cura, di compassione. Sono caratteri essenziali per  dare consistenza a quel volto materno di Chiesa, che rischia di essere  offuscata quando si riduce la carità a organizzazione di opere buone.  Abbiamo bisogno di riconquistare per noi e per i nostri fedeli un cuore  tenero, capace di coinvolgersi con i poveri e i sofferenti, che sia  un’immagine viva del cuore di Cristo. 

Le parole della benedizione dell’Olio dei catecumeni aggiungono ulteriori elementi alla nostra missione di strumenti dell’unzione della  salvezza per i nostri fratelli e sorelle. Lo fanno invocando per quanti  vogliono vivere da cristiani: «energia e vigore […], perché illuminati dalla  tua sapienza [o Dio], comprendano più profondamente il Vangelo di Cristo; […] assumano con generosità gli impegni della vita cristiana; fatti degni  dell’adozione a figli, gustino la gioia di rinascere e vivere nella tua Chiesa».  È così delineato il nostro servizio di accompagnamento fraterno e di guida paterna all’iniziazione e alla vita cristiana di quanti sono affidati  al nostro ministero pastorale: educare all’ascolto e alla comprensione  della parola di Dio, formare la coscienza secondo i principi morali del  Vangelo e orientare nel dare forma concreta all’esercizio delle virtù,  offrire una valida esperienza di comunione in una Chiesa in cui si vive la  fraternità nel comune riconoscimento della paternità di Dio. 

E, infine, la benedizione del Crisma invoca per i discepoli di Gesù il  dono dello Spirito, che «li penetri e li santifichi, perché liberi dalla nativa  corruzione, e consacrati tempio della tua gloria, spandano il profumo di una  vita santa. Si compia in essi il disegno del tuo amore e la loro vita integra e  pura sia in tutto conforme alla grande dignità che li riveste come re, sacerdoti  e profeti». È qui disegnato il significato della nostra missione, nella sua dimensione battesimale e in quella ministeriale. Già come cristiani siamo  chiamati a farci annunciatori della parola di Dio, giudizio e redenzione  del mondo, mediatori della lode di Dio a nome dell’umanità tutta,  promotori di un impegno storico teso a trasformare il mondo verso la  pienezza del regno di Dio. Come ministri della Chiesa, sacerdoti di Cristo,  unti dal sacro Crisma, ci è poi chiesto di vivere queste stesse dimensioni  come servizio alla comunità, a favore di tutti, agendo in persona Christi.  

Dal significato degli Oli che oggi benediciamo attingiamo motivi di  riflessione e conversione per il nostro stesso ministero, perché esso sia  sempre più vissuto nelle nostre identità personali, facendo di noi segni credibili di Cristo Pastore.  

Accompagno queste parole con il mio augurio pasquale e l’auspicio  che cresciamo tutti nella fedeltà al Signore, nella comunione tra noi, nel  servizio al Vangelo. 

Giuseppe card. Betori