Arte & Mostre

Casa Medici, gioielli da capogiro

di Rossella TarchiIl «Fiorentino» era nel Seicento il secondo diamante al mondo per grandezza e peso, ben 138,5 carati di un’algida luce tendente al giallo, «la più stupenda cosa che sia in Europa» come lo definì il cardinal Del Monte in una lettera indirizzata a Ferdinando de’ Medici. Il diamante fu acquistato, dopo un’estenuante trattativa cominciata nel 1599, a Roma nel 1601 da Orazio Rucellai per conto del Granduca di Toscana per la cifra di tutto rispetto di 34 mila scudi. Fu tagliato dal diamantaro veneziano Pompeo Studentoli a forma di mandorla irregolare con centoventisette faccette. Scomparsi i Medici il «Fiorentino» fu portato a Vienna per essere montato sulla corona imperiale di Francesco Stefano di Lorena quando fu incoronato a Francoforte il 4 ottobre 1745 e nella capitale austriaca rimase fino al 1919, quando, portato via dall’imperatore, sparì per sempre. Un diamante leggendario del quale rimangono solo due copie, una delle quali fu legata in una filettatura a smalto alla sommità dalla Croce della Passione del Museo dell’Opera del Duomo di Firenze, eseguita nel secondo decennio del Seicento dal grande orafo bolognese Cosimo Merlini.

Quella del «Fiorentino» è solo una delle tante travagliate vicende che vengono ripercorse nella mostra dedicata alla gioielleria medicea intitolata I gioielli dei Medici dal vero e in ritratto. In cinque splendide sale del Museo degli Argenti di Firenze, Maria Sfarmeli, curatrice della mostra, con la collaborazione di Costanza Contu e Lisa Goldenberg Stoppato, racconta la storia dei gioielli medicei, soprattutto attraverso l’esposizione di dipinti, dal tempo di Lorenzo il Magnifico a quello dell’Elettrice Palatina Anna Maria Ludovica, ultima donna di Casa Medici. Un accumularsi nel tempo di oro, pietre preziose, perle, coralli, smalti, cammei antichi, poi montati in sfavillanti collane, orecchini dalle forme insolite, corone, anelli, ciondoli bizzarri, a ostentata dimostrazione dell’opulenza e del potere raggiunto.

La grande quantità di manufatti preziosi commissionati dai Medici è minuziosamente documentata dagli inventari fin dal 1566, ma purtroppo la deperibilità e vulnerabilità di questi oggetti ha fatto sì che molti di essi siano spariti, o siano stati fusi, le pietre rimosse per essere vendute o rimontate altrove. Così nella mostra del Museo degli Argenti troviamo solo una lontana eco – seppur affascinante – di tanta ricchezza. Non molti sono infatti i gioielli esposti, ma più che sufficienti a farci rimanere a bocca aperta per l’incredibile inventiva dei soggetti, la raffinatezza dei particolari, i contrasti mirabolanti di colori e luci. Sono esposti capolavori come il pendente con il ritratto in miniatura di una dama di casa Medici e sul retro la figura di Giunone, arrivato dalla collezione Thyssen-Bornemisza, la serie di gemme in calcedonio raffiguranti eroi classici o mitologici, la grande fiasca con catena (lapislazzuli, con smalti policromi e montatura in oro) realizzata da Jaques Bylivert su disegno di Bernardo Buontalenti, le perle scaramazze che si trasformano grazie alla creatività di artisti come Giovanni Battista Scolari, o anonimi manifattori d’oltralpe, in gondole, sirene, tritoni o animali fantastici come draghi.

La gioielleria medicea è comunque ampiamente descritta sia dalle fonti, le prime notizie sui gioielli di Casa Medici risalgono al 1417, che dai numerosi dipinti, in mostra, che ritraggono granduchi e principesse ingioiellati. Un esempio per tutti il ritratto di Caterina de’ Medici, moglie di Henri de Valois: l’abito che indossa è completamente ricoperto di perle tonde e diamanti, perle sono cucite sulla cuffia dorata, perle a pera e tonde caratterizzano la cintura, gli orecchini, il vezzo portato al collo, ed impreziosiscono esageratamente la croce pettorale formata da grandi diamanti tagliati a tavola. Non meno opulente appaiono le mise di Maria de’ Medici, che possedeva fra le sue gioie più di cinquemila perle, e che nel ritratto del 1611 del pittore Pourbus ne sfoggia più di trecento di qualità eccelsa. Attraverso questa mostra il visitatore si accorgerà come fra XVI e XVII secolo la gioielleria fiorentina diventerà protagonista delle corti europee grazie alle donne di Casa Medici andate in spose ai sovrani d’Europa. Non ultimi a completare l’ampia documentazione della gioielleria medicea due straordinari dipinti provenienti (non senza qualche polemica con il Comune, che non li voleva far spostare) dallo Studiolo, la «stanza delle meraviglie» creata da Francesco I in Palazzo Vecchio su programma iconografico di Vincenzo Borghini: La pesca delle perle di Alessandro Allori e La bottega dell’orefice di Alessandro Fei, che insieme alla tela dell’Empoli raffigurante L’onestà di Sant’Eligio, santo protettore degli orafi, ci fanno capire che per almeno due secoli sotto il mecenatismo mediceo, il genio della gioielleria ha abitato a Firenze.Nell’immagine, pendente a forma di gondola (1568 circa), manifattura tedesca attribuita a Giovanni Battista Scolari composta da oro smaltato, tre perle, tre rubini, cinque diamanti e due smeraldi (Museo degli Argenti, Firenze). I gioielli dei Medici dal veroe in ritratto, Museo degli Argenti – Palazzo Pitti – Firenze. Fino al 2 febbraio 2004. Orario: lunedì-domenica 8,15-18,30 (settembre e ottobre). Lunedì-domenica 8,15-16,30 (da novembre a febbraio).

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