Arte & Mostre

Il Duomo di Siena apre la Porta del Cielo

«La Porta del cielo» è quella che si apre ai visitatori del Duomo di Siena dopo i 79 gradini a chiocciola della torre di facciata, l’olimascolo rischiarato da veli di alabastro che, stretta ma agevole porta su su, fino alla sommità della sacra fabbrica. Come si salisse per la scala che Giacobbe vide popolata di angeli, così racconta la Genesi e così ci hanno raccontato tanti artisti in immagini visionarie, i manieristi ma anche i preraffaelliti inglesi nell’Ottocento, grandi narratori dei testi sacri. E Giacobbe dopo la visione disse: «Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del Cielo», frase che la liturgia ripete in occasione della dedicazione delle cattedrali. L’episodio biblico è alla base del titolo che si è voluto dare a questa straordinaria possibilità di percorrere il sottotetto della cattedrale senese, del quale appunto è stato recentemente completato uno straordinario restauro.

Ma «Ianua Coeli» è anche il titolo che spetta a Maria, alla quale la città di Siena da sempre si affida come a sua protettrice: con questo riferimento all’antico e al nuovo Testamento si è già opportunamente indirizzati ad una visita che comprenda il concetto del bello come riflesso umano della divina bellezza, secondo la filosofia medievale tomistica, che è alla base dell’arte gotica. Potrà suonare strano ai più, che in Toscana conoscono il Duomo senese, parlare di torrione di facciata, perché la tipica costruzione strutturale che, secondo lo stile di origine francese, comprende i due torrioni, è nascosta dalla policroma facciata (un tempo ancor più ricca di colore) le cui guglie suggeriscono la forma dei polittici gotici, ma questa chiesa è certamente uno dei pochi esempi dello stile gotico in Italia, e di quello splendore e ricchezza propugnati per l’architettura sacra da Suger, abate di Saint Denis.

Siamo preparati dunque alla meraviglia, tuttavia la sorpresa per la scena che appare ai nostri occhi è ancora di più, toglie il fiato ed emoziona. Sono aperte per il visitatore le vetrate puriste rappresentanti gli apostoli di Ulisse De Matteis, ma non riusciamo a gustarne compiutamente la grazia elegante, peraltro del tutto nuova così a quattr’occhi, perché sovrastata dalla visione folgorante del pavimento, e commovente il pulpito di Nicola Pisano dall’alto ci suggerisce senza alternative la forma di castel del Monte, lì nella patria di Nicola de Apulia, che l’ha firmato con le sue maestranze, tra le quali il figlio Giovanni, che si definirà il massimo scultore della sua epoca, quando completerà la facciata senese. E i santi protettori della città collocati nei pennacchi della cupola, con Santa Caterina e San Bernardino, da qui sono perfettamente visibili nel loro dorato splendore, come le teste di papi e degli imperatori che tanto incuriosiscono i turisti, con i filosofi del mondo antico una summa di storia e pensiero. Ma ancor più commovente è vedere figure di grande bellezza laddove pochi addetti ai lavori le avrebbero presumibilmente viste, ancor più perfette, come i cassettoni di marmo con le loro decorazioni negli stretti cunicoli che percorriamo. Lungo il percorso interno sono state collocate 14 garguglie originali già presenti in facciata, dove furono sostituite da copie, ovvero i «mostri» con sembianze umane ed animali che rendono pittoresca l’architettura gotica col loro protendersi, ma in realtà hanno il ruolo tecnico di difendere la facciata dall’acqua piovana, tant’è che hanno un canalino sulla schiena e dalla bocca aperta permettono la fuoriuscita dell’acqua.

Non sono però solo dentro il Duomo le meraviglie da ammirare, ma anche all’esterno della cattedrale, il Santa Maria della Scala già Spedale, ovvero luogo di ospitalità e cura per i pellegrini, il «facciatone» e la torre del Mangia con uno scorcio inedito di Piazza del Campo. Grazie alla significativa scelta di collocare le cattedrali nel punto più elevato della città, perché fin da lontano il forestiero potesse comprenderne la fede, ma anche la ricchezza e la bellezza, all’orizzonte compaiono la catena dell’Appennino, il monte Terminillo, il monte Amiata, la Valdarbia, così come le Alpi Apuane e la Montagnola Senese.

Un percorso davvero ricco di notizie ed informazioni

Quanto oggi possiamo ammirare è frutto di un lungo lavoro di restauro, resosi necessario, dopo il rifacimento del tetto che a questo punto potrà durare per altri duecento anni, per la pulizia ed il consolidamento di delicati elementi strutturali. Ben cinquanta i camion pieni del guano dei piccioni che sono stati portati via, per cominciare. Inoltre alcune travi sono state oggetto di un attacco da parte delle termiti pericolose per la loro stabilità, e gli insetti sono stati combattuti con la tecnica americana dello Sentritech, messa in opera da una azienda fiorentina. Gli undici focolai attivi sono stati dotati di un’esca alimentare che danneggia la riproduzione degli insetti, infatti se questi fossero trattati coi metodi normalmente riservati ai tarli sarebbero migrati, quindi il danno sarebbe cresciuto. Costante è la manutenzione dei 5.000 mq. di coperture, ogni due mesi circa c’è un controllo totale con pulizia da parte di personale qualificato.

Ma non è solo la tecnologia attuale da ammirare, infatti nello spazio che percorriamo per la visita sono state collocate le attrezzature che in antico venivano utilizzate dalle maestranze nel corso della costruzione, ma anche per la manutenzione che nel corso dei secoli è incessante, ed interessa tutte le cattedrali organizzate come Opera del Duomo, in passato economicamente sostenuta dai fedeli, successivamente da sovvenzioni statali o di enti, oggi che la sensibilità dello stato nei confronti dell’arte è quella che è dai biglietti dei visitatori.

Un pannello illustra inoltre i materiali usati per la costruzione della cattedrale, in larga misura marmi locali: travertino di Rapolano, alabastro delle cave di Sant’Antimo, la serpentinite denominata verde di Vallerano, marmo della Montagnola senese, la pietra da torre (vedi il campanile), Rosso Ammonitico delle cave di Gerfalco. In un recente passato l’Opa ha acquistato una notevole quantità di questi marmi provenienti da cave storiche, con cui si potranno continuare i restauri ogni qualvolta se ne presenti la necessità. Straordinaria è inoltre, lungo il percorso, la presenza dei disegni degli architetti sui muri del sottotetto, eseguiti per illustrare alle maestranze il lavoro da svolgere. Molto interessante è vedere da vicino la tecnica idraulica usata per incanalare l’acqua piovana, attraverso tubazioni di grandi dimensioni che, sfociando in un resede del palazzo vescovile, può essere ancora usata per il lavaggio del sagrato esterno.

INFORMAZIONILa visita a La porta del cielo» potrà essere effettuata, su prenotazione, fino al 27 ottobre. Il biglietto singolo ha il costo di 25 euro.

Il gruppo, che per motivi di sicurezza non potrà superare i 17 visitatori, come esige la normativa dei vigili del fuoco per questi spazi, spenderà 400 euro guida compresa. Per informazioni e prenotazioni 0577-28300 (dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 17)

Email: opasiena@operalaboratori.com – www.operaduomo.siena.it