Arte & Mostre

Prato. Riapre Galleria Alberti con 11 opere. Inaugurazione completa nel 2019

Le opere d’arte erano diventate oggetto di un’aspra contesa fra la città e la Banca popolare di Vicenza, che aveva rilevato la banca e nel 2013 aveva deciso di traslare le opere in parte in Veneto, in parte a Milano. La svolta è arrivata l’autunno dell’anno scorso con il tracollo dell’istituto vicentino, rilevato da Intesa Sanpaolo. I vertici del primo gruppo bancario italiano hanno deciso un cambio di passo. Le opere appartengono ancora alla Popolare di Vicenza in liquidazione coatta amministrativa, il ministero dei Beni Culturali dovrà decidere nei prossimi mesi se esercitare il diritto di prelazione per acquisirle, intanto torneranno pienamente fruibili all’inizio del 2019. In concomitanza col weekend della più importante festa di Prato, quella dell’8 settembre, una selezione di 11 opere potrà essere ammirata per tre giorni in anteprima. Fra queste vanno menzionati alcuni capolavori di Caravaggio, Giovanni Bellini, Filippo Lippi, Puccio di Simone, alcune opere del Cinquecento e del Seicento di area fiorentina e due sculture di Lorenzo Bartolini, artista pratese attivo nella prima metà dell’Ottocento. I visitatori potranno accedere a palazzo degli Alberti già dalle 15.30 di oggi. Resterà aperto anche domani e dopodomani.

«Fra la fine di quest’anno e gli inizi del 2019 apriremo, inaugureremo la galleria in questo palazzo che comprenderà tutte 142 le opere- annuncia, nel corso di una conferenza stampa, il direttore regionale Toscana e Umbria di Intesa Sanpaolo, Luca Severini– ricordo perfettamente il primo incontro che abbiamo avuto a metà ottobre 2017 col sindaco Matteo Biffoni. E rammento con quanta energia chiese il nostro impegno sul problema delle opere d’arte. Rivedere 11 capolavori qua mi fa dire con un pizzico di orgoglio e con grande soddisfazione che abbiamo rispettato le promesse». Severini interpreta il ritorno dei quadri e delle sculture dell’ex banca pratese in una logica ben precisa perseguita da Intesa: «È un’operazione tipica del nostro progetto cultura: conservare, preservare e laddove possibile restituire al territorio di provenienza questi capolavori per valorizzarli». Un’operazione analoga a maggio è stata condotta in Umbria a Città di Castello. Nel centrare l’obiettivo un ruolo viene rivendicato anche dal soprintendente per le Belle arti delle province di Firenze, Prato e Pistoia, Andrea Pessina: «Mettendo il vincolo nel 2017 l’ufficio legislativo del ministero dei Beni Culturali- afferma- ha dimostrato di sposare la teoria che le opere non fossero solo importanti singolarmente o come collezione, ma che fossero strettamente legate a questo palazzo e al territorio di Prato. È un episodio importante per tutta la comunità, non solo per il collezionismo bancario».

In prospettiva, Intesa pensa di poter fare della galleria un vero centro di attrazione, rendendola accessibile con orari di apertura slegati a quelli dell’istituto di credito. Per il sindaco Biffoni «è uno straordinario risultato, perché una grande banca nazionale, una soprintendenza molto impegnata, anche i liquidatori hanno portato a un risultato inaspettato e inatteso che sembrava difficilmente praticabile. Sono stati mesi difficili». Il sindaco dà atto dell’attenzione per Prato dimostrata da Intesa: «Se vogliamo leggere i gesti, questo è di straordinaria sensibilità per il nostro territorio».

Tuttavia, sulla proprietà pesa un’incognita. La preziosa quadreria che annovera artisti come Filippo Lippi e Caravaggio appartiene alla banca Popolare di Vicenza in liquidazione coatta amministrativa. Quale sarà il suo approdo? A rispondere, nel corso di una conferenza stampa, è il direttore Arte, cultura, beni storici di Intesa, Michele Coppola. Il punto di partenza del ragionamento è che sulle opere insiste un vincolo della soprintendenza. Questo significa che se i liquidatori dovessero bandire una gara a evidenza pubblica per collocare gli asset il ministero dei Beni Culturali potrà esercitare un diritto di prelazione. Qualora il Mibact dovesse far cadere questa facoltà, spiega Coppola, «Intesa nell’ambito del proprio consiglio di amministrazione valuterà di dare seguito» all’ipotesi di acquisto.

«È una decisione che compete, però, a un organo chiaro – aggiunge – noi stiamo gestendo le opere con la stessa modalità con la quale un museo espone dei quadri di un terzo soggetto». A fare la differenza è il vincolo, che ancora i 142 capolavori a Prato senza possibilità di dividerli. Prima che possa essere aperta una procedura per l’alienazione, ad ogni modo, un’altra variabile potrebbe allontanare se non altro momentaneamente i quadri dalle città: la richiesta di un prestito da parte di un ente culturale. Cosa accadrà in quel caso? «Quando un museo o una realtà organizzatrice di eventi d’arte manifesterà questa esigenza è chiaro che la domanda finirà ai liquidatori- ribadisce Coppola- siamo impegnati a non limitare nessuna esposizione delle opere che serva a generare ricavi per la liquidazione e per gli interventi di restauro». Una domanda in tal senso, finora, non è arrivata. Del resto, conclude il manager di Intesa, «é evidente che abitualmente, come nel nostro caso, non arriva una richiesta per un’opera già impegnata in un’altra esposizione, a mostra in corso».