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RESTAURI: PALA DEL ROSSO FIORENTINO SPLENDE DI NUOVO; ESPOSTA A PALAZZO PITTI

Dopo nove anni di restauro è stata recuperata la straordinaria cromia originale ed la grande carica di modernità della ‘Pala Dei’, eseguita dal Rosso Fiorentino, nel 1552 per l’altare della Cappella della famiglia Dei, nella chiesa agostiniana di Santo Spirito, firmata e datata “RUBEUS FAC. MCCCCXXII’. La Pala sarà di nuovo visibile al pubblico da venerdì, nella Sala Bianca di Palazzo Pitti, dove resterà esposta fino al 26 febbraio, per documentarne il restauro, e successivamente sarà portata nella Sala Iliade, sempre a Palazzo Pitti, riacquistando così la collocazione originale ottocentesca.

Il restauro, eseguito dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, in accordo con la Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino e la Galleria Palatina, era iniziato nel 1996. I restauratori hanno dovuto affrontare, in prima istanza, una scelta fondamentale: riportare il Rosso alla sua origine, liberandolo dalle successive aggiunte, oppure lasciarlo come la storia lo ha consegnato, trasformato da dipinto di devozione a quadro di galleria. La scelta di fondo è stata quella di conservare l’ insieme per il suo indubbio valore storico, ma allo stesso tempo risanare i danni e consentire una più chiara lettura dei valori espressivi. Eseguite le indagini diagnostiche, il restauro è avanzato con una graduale e delicata pulitura della superficie pittorica a cui è seguito l’esame della riflettografia digitale a scanner che ha rivelato, sottostante la pittura, il disegno preparatorio del Rosso Fiorentino, ricco di varianti, dal “tratto sottile, nervoso, elegantissimo che abbozza le teste, le mani ed i panneggi ed interviene e modifica con sicurezza”.

La fase successiva è stata quella di separare la parte originale del dipinto dalle aggiunte e di risanarne separatamente la struttura, infine di procedere al loro rimontaggio con nuove modalità tecniche più elastiche in grado di non causare fenomeni di degrado. Con l’intervento sulla ‘Pala Dei’ si conclude una fase importante della ventennale collaborazione tra l’Opificio delle Pietre Dure e la Galleria Palatina che ha visto il restauro di numerosi capolavori tra cui le quattro grandi pale d’altare destinate, secondo l’allestimento lorenese, alla Sala dell’Iliade: oltre al Rosso, la Pala Pitti di Frà Bartolomeo (fine restauro 1996) e le due Assunte di Andrea del Sarto (1986). Ma anche la celebre Madonna del Baldacchino di Raffaello (1991), la cui storia è strettamente legata alla Pala Dei.

La Madonna del Baldacchino di Raffaello e la pala del Rosso Fiorentino erano state commissionate entrambe da Pietro Dei per la cappella di famiglia, ma quella di Raffaello non vi fu mai collocata. Alla fine del Seicento la ‘Pala Dei’ fu acquistata dal Gran Principe Ferdinando Dé Medici per la collezione di Palazzo Pitti (i documenti confermano che nel 1691 l’opera si trovava già nella collezione medicea che a partire dal 1690 si arricchisce di pale d’altare di grandi dimensioni). Secondo il gusto del tempo, la pala fu ampliata su tutti e quattro i lati per inserirla in una nuova cornice di gusto barocco adeguandola per forma e misura all’allestimento dell’appartamento del principe. Le parti aggiunte furono dipinte da un pittore di corte, tradizionalmente indicato in Niccolò Cassana. Ed è stata proprio la modalità di giunzione tra le parti originali e aggiunte del dipinto la causa di uno dei più gravi fenomeno di degrado subiti dall’opera. Infine alcune ridipinture “assai disturbanti” eseguite dal pittore di corte, erano state sovrapposte all’originale sia per aggiungervi alcuni elementi iconografici (ruota e spada di Santa Caterina) che per ottenere una migliore omogeneità di colore e tono (i manti dei Santi alle due estremità). (ANSA).