Cultura & Società

DANTE: A FIRENZE RIAPRE IL MUSEO, MA CON SOLO COPIE

C’è la ricostruzione in scala della Firenze dell’epoca e la riproduzione fotografica del “Libro del chiodo” con la condanna prima all’esilio e poi a morte del Sommo Poeta. Ma di originale, niente. Si presenta così il nuovo allestimento del Museo Casa di Dante, a Firenze, rimasto chiuso tre anni per un intervento alla struttura, che sorge dove un tempo si trovava il complesso delle «Case degli Alighieri”.

Al taglio del nastro (ma l’apertura al pubblico è dal 15 luglio) è intervenuto l’assessore alla cultura del Comune di Firenze Simone Siliani, «un bel regalo alla città – ha commentato – e per chi vuol apprendere qualcosa su Dante in modo piacevole”. Con lui, Vittorio Sermonti, dantista illustre, in questi anni impegnato nelle letture pubbliche della Divina Commedia nelle maggiori piazze italiane ed oggi insignito del Fiorino d’oro, la massima onorificenza del Comune. «Si tratta di una ricostruzione filologicamente corretta – ha detto Sermonti – un falso ma ricostruito con tale passione da rivalutare i falsi e incoraggiare la fantasia. L’esposizione è didatticamente ben fatta, molto diverte e stimolante. E poi non c’erano alternative, se non il non farla».

Una storia piuttosto travagliata, sia quella dell’edificio che quella dell’allestimento. La Casa di Dante è un falso storico. È vero che in quel posto visse la famiglia Alighieri ma, nei secoli, la struttura è stata completamente ricostruita. L’intervento più consistente ci fu a cavallo fra l’Ottocento e il Novecento, quando il Castellucci si divertì a reinventare, ampliandolo, l’edificio. E anche l’allestimento qualche vicissitudine l’ha attraversata. Quello presentato oggi è tutto diverso da quello che c’era nel 2002, quando il museo venne chiuso per adeguarlo alle norme sulla sicurezza e per abbattere le barriere architettoniche.

In attesa della riapertura, il vecchio allestimento, messo insieme negli anni Sessanta, venne depositato in un capannone a Sesto Fiorentino, ma nel 2003 andò quasi totalmente distrutto in un incendio. “C’erano riproduzioni di documenti e alcuni plastici – spiega Silvano Fei, presidente dell’Unione fiorentina, che cura la collezione – perché l’idea che sta dietro al museo è sempre stata quella di ricostruire la città, l’ambiente in cui visse Dante. Anche perché, a tanti secoli di distanza, è quasi impossibile trovare qualcosa di originale che non sia custodito in qualche archivio. Per esempio, in quello di Stato c’ è un documento su una lite fra gli Alighieri e un parroco, per un fico di casa Alighieri che rischiava di danneggiare la recinzione della proprietà della chiesa». La stessa filosofia si ritrova nel nuovo Museo Casa di Dante. Plastici e disegni riproducono la Firenze di fine XIII secolo, con le sue chiese e le sue torri, o la battaglia di Campaldino, del 1289, fra Arezzo e Firenze, che vide in campo anche un Dante fenditore a cavallo. E poi, le riproduzioni della Divina Commedia, dei ritratti di Dante, e quella del libro delle “Condanne delle famiglie ribelli al Comune di Firenze (1268-1379)”, detto «Libro del Chiodo”, aperto alle pagine delle sentenze con cui il Sommo Poeta venne condannato all’esilio dalla Toscana per due anni e poi a morte. (ANSA).