Cultura & Società

Firenze, Teatro del Maggio: tutte esaurite le repliche della Carmen che non muore

Ma la Carmen che il regista Leo Muscato ha firmato non è del tutto quella che Bizet ha musicato su libretto di Mehilac e Halévy (tratto da Mérimée), bensì  una sua rilettura con il finale capovolto: Carmen non muore, ma uccide don José. La scelta è stata sollecitata dal Sovrintendente del Teatro del Maggio, Cristiano Chiarot, che la scorsa estate aveva detto: «E se questa volta la Carmen non morisse? Perché dobbiamo far applaudire una donna uccisa, con tutto quello che succede?».

Il regista Leo Muscato, dunque, lo ha sostenuto e accontentato,  facendo ammazzare a revolverate, proprio da Carmen, Don José. Il fatto avviene a conclusione di uno spettacolo bellissimo, ambientato in maniera molto attuale in un campo nomadi e con idee geniali che fanno via via adattare la scena ai vari numeri dell’opera. Spettacolo che vince in tutte le sue componenti:  costumi favolosi (più di tutti quelli per Carmen) e  didascalici di ogni personaggio e tipo; ottime le luci. 

Non stona affatto sostituire la piazza di Siviglia con un campo rom, né il fatto che Carmen scappi dalla prigione rubando la pistola a don José.  Anche musicalmente lo spettacolo vince: ben diretto da Ryan McAdams, cui sono stati affidati l’Orchestra, nonché Coro e Coro di Voci bianche del Maggio preparati dal sempre ottimo Lorenzo Fratini.

Bravi gli interpreti principali:  Veronica Simeoni (che sarà sostituita da Marina Comparato il 9 e 13 gennaio), Roberto Aronica nel ruolo di don José  (Sergio Escobar il 9 e 13 gennaio), Laura Giordano nel ruolo di Micaela (Valeria Sepe il 9 e 13 gennaio). Escamillo, che avrebbe dovuto essere Burak Bilgili, a causa di una improvvisa indisposizione di quest’ultimo è stato degnamente sostituito da Simone Alberghini.

Quindi? Discutibile azzardare questa scelta? Allora anche molte altre opere della storia del melodramma dovrebbero avere cambiamenti di finale quando raccontano storie di donne che hanno subito violenza  fisica o psicologica (pensiamo a Otello che uccide Desdemona, ma anche a donne che si uccidono per amore come Butterfly o Tosca…).

La partitura restituisce una drammaturgia precisa, che non si presta facilmente al cambiamento. È vero che Moscato ha lasciato il libretto inalterato, vero che Carmen non mostra di gioire dopo aver sparato a don José, ma la musica non supporta il capovolgimento.

La scampata morte di questa Carmen fiorentina, comunque, ha dato un frutto encomiabile: «Carmen non muore», incontro organizzato da Annalena Aranguren con altre sue colleghe del Teatro, incontro dedicato alla violenza sulle donne. L’associazione Artemisia e oltre donne della politica, della cultura e dello spettacolo (fra cui le due interpreti della Carmen in cartellone), nonché il responsabile dell’ufficio stampa e comunicazione del Teatro, Paolo Klun, hanno partecipato con letture, testimonianze e racconti di storie di violenza alle donne. Fra loro anche la presidente del tribunale di Firenze, Marilena Rizzo, che ha annunciato una cosa molto importante: il Tribunale fiorentino ha aperto dal 2 gennaio una sezione specializzata proprio nei reati di violenza  contro le donne.