Cultura & Società

Il mestiere di fratelli e sorelle: aiutare a crescere

Altro che bamboccioni: i figli cresciuti nelle famiglie numerose sono destinati a divenire adulti dotati di personalità solide, generose, responsabili, molto più che i figli unici. Merito anche dei fratelli maggiori, che supportano i genitori nella loro funzione educativa. Lo si evince da una ricerca promossa dall’Associazione nazionale famiglie numerose (Anfn) e commissionata al Centro Internazionale Studi Famiglia (Cisf) e all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, realizzata su un campione di figli con almeno tre fratelli e di figli unici originari di sei diverse regioni italiane, equamente distribuite tra nord, centro e sud. Lo studio è contenuto in un libro, fresco di stampa, dal titolo «Educazione orizzontale. Il mestiere di fratelli e sorelle nelle famiglie numerose» (pagine 256, euro 12) edito da Toscana Oggi. Suoi curatori sono Francesco Belletti (direttore del Centro internazionale studi famiglia) e Raffaella e Giuseppe Butturini, già presidenti nazionali di Anfn, genitori di dieci figli.

Il libro è stato presentato in anteprima a Milano lo scorso martedì 21. Replica mercoledì 5 giugno a Roma (ore 17.30 Casa Nazareth, piazza San Callisto) con i curatori, il presidente della Cei monsignor Gualtiero Bassetti, il presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari Gigi De Palo e il giornalista del Corsera Paolo Conti. Infine, domenica 9 giugno a Catania (ore 9, Palazzo della cultura) la presentazione all’interno del festival della famiglia. I libri sono a disposizione nelle librerie San Paolo d’Italia (l’elenco dettagliato si trova all’indirizzo web www.edizionisanpaolo.it/librerie-san-paolo.aspx) ma già da adesso è prenotabile telefonando alla casa editrice Toscana Oggi 055/2776604, inviando una mail a libri@toscanaoggi.it o, attraverso il web, al link www.toscanaoggi.it/E-shop/Libri-pubblicazioni .

Il lavoro. Interviste, questionari online, focus group a genitori e fratelli sono serviti ai ricercatori per indagare su numerosi aspetti: la relazione dei figli unici e dei figli cresciuti tra (molti) fratelli con i genitori, il ruolo dei fratelli maggiori nello stoppare eventuali comportamenti a rischio, i tratti della personalità e le competenze emotive dei primogeniti, degli ultimi nati e dei «mediani», le competenze trasversali e molto altro. È la prima volta che il tema «dell’educazione orizzontale» è stato affrontato nei suoi molteplici aspetti: sociologico, psicologico, pedagogico. I ricercatori – coordinati per l’Università Cattolica dalla professoressa Margherita Lanz – hanno concentrato la loro indagine empirica, in particolare, sulla fascia di età tra i 20 e i 30 anni: la condizione dei giovani adulti, la situazione di «già e non ancora», a metà tra «la permanenza in famiglia e l’uscita verso la vita autonoma». «Del resto – commenta Francesco Belletti – la letteratura racconta già ampiamente come la presenza di fratelli e sorelle, per un bambino piccolo, possa fare la differenza. Meno interpellati sono stati, invece, almeno fino ad ora, quei giovani un po’ in mezzo al guado, tra bambini e adulti che, con una maturità diversa, sono capaci di riflettere su quanto possa aver inciso, nella loro crescita, aver avuto fratelli e sorelle».

Interessante il focus proposto dal professor Raffaello Rossi su la percezione di sé, della realtà circostante e di sé nella realtà: «Il figlio unico, in misura rilevante, ha una percezione e visione di sé, della realtà e del suo vivere in essa di tipo idealizzato ed ego concentrato. Ciò significa che, ad esempio a scuola, di fronte ad un problema o ad un imprevisto, tende a pretendere soluzioni dall’esterno, ad attribuire responsabilità, sovente anche “colpe” agli altri attori coinvolti, faticando a mettersi in discussione». Al contrario «i figli nati e cresciuti in famiglie numerose, in genere, hanno una auto percezione ed una percezione più realistica e sono maggiormente capaci di adattamento o, se vogliamo, di resilienza. La loro è una visione socio-centrica, nel senso che non considerano se stessi come unica misura del mondo».

I risultati. Ne è uscito un lavoro a più mani che ha dato solidità scientifica alla esperienza condivisa (ma non ancora certificata) tra le famiglie numerose. Ovvero che avere sorelle e fratelli è una risorsa: «Perché – scrivono nell’introduzione Giuseppe e Raffaella Butturini – i piccoli si sentono protetti e custoditi anche dai fratelli maggiori, oltre che dai genitori. Perché in una famiglia numerosa i fratelli cominciano ad apprendere l’arte della relazione con chi è aperto e con chi è più chiuso, con chi vorrebbe fare sempre mille cose e con chi tenderebbe a ripiegarsi su se stesso. Perché imparano a condividere gioie e dolori, sapendo scegliere al momento opportuno una parola o il silenzio. Perché, anche senza rendersene conto, si adattano e si aiutano, sono capaci di essere creativi e insieme consapevoli dei propri limiti. E poi i grandi, se la mamma o il papà tardano a rientrare per motivi di lavoro o per altri impegni, sanno muoversi in cucina o portare a letto i più piccoli; e quando prendono la patente, diventano quelli che accompagnano e recuperano sorelle o fratelli a scuola, al catechismo o alle feste. Quelli che danno loro delle dritte, che raccolgono confidenze e a volte rimediano e coprono, sviste, errori, magari compiuti dagli stessi genitori».

Paolo Conti, giornalista del Corriere della Sera – che ha curato la prefazione – cita don Luigi Di Liegro, fondatore della Caritas: «Non si può amare senza condividere» diceva il sacerdote. Spiega Conti: «Non si può presumere di “voler bene” senza essere pronti a mettere in comune con l’altro ciò che si ha: risorse economiche, spazi fisici per vivere, tesori intellettuali, capacità affettiva e disponibilità a chiedere aiuto quando ci si senta in difficoltà, o in un momento di debolezza. Questa – cito ancora i contenuti del libro – è semplice realtà vissuta, senza ideologismi».

In Italia sono 128 mila le coppie con almeno 4 figli

Sono circa 720 mila le coppie con almeno tre figli in Italia, 128mila quelle che hanno almeno 4 figli. Una specie in via di estinzione: negli anni 60 del secolo scorso erano 3 milioni le coppie con almeno 4 figli. Dal 2004 un’associazione – l’Associazione nazionale famiglie numerose (Anfn) – dà loro voce. Presentando in Parlamento e nelle Regioni organiche proposte per un fisco a misura di famiglia con (molti) figli. Promuovendo – attraverso il network dei comuni family friendly – il modello di politiche orientate al benessere della famiglia adottato dalla provincia autonoma di Trento. Monitorando le iniziative legislative con il suo osservatorio politico. Sottoscrivendo convenzioni con catene alimentari, esercizi commerciali, studi professionali per ottenere tariffe agevolate su beni e servizi. Anfn favorisce una rete tra famiglie – promuovendo incontri informali o feste associative – e cerca, per quanto può, con il progetto «Aiutiamoci», di dare una mano a quelle più in difficoltà.

Per sostenere, con più professionalità, le coppie in crisi, Anfn – in collaborazione con la scuola di Bologna diretta dal professor Raffaello Rossi – sta formando nuovi consulenti familiari e antenne di rete nel territorio. Associati mettono a disposizione dei tesserati case per vacanze free o low cost. Anfn coinvolge nelle sue attività tutta la famiglia. I genitori assumono ruoli di responsabilità sempre in coppia: i presidenti attuali, ad esempio, sono Mario ed Egle Sberna, bresciani. I figli più grandi vengono coinvolti in «scuole per animatori» e impegnati nelle feste associative. Anfn ha un sito associativo – www.famiglienumerose.org – e un periodico – «Test positivo» (un’emozione provata spesso dalle coppie associate), peraltro edito da Toscana Oggi.

La storia di molte famiglie associate è raccontata nel docu-film «Anfn la nostra storia» (Roma, 2014) girato da Mauro e Cristina Bazzani e nei libri scritti a quattro mani da Mario Sberna e Regina Florio «Tutti vostri? Viaggio nel mondo delle famiglie numerose» (2007) e «Il ritorno della cicogna» (2014). Adesso questo nuovo libro.