Cultura & Società

Masini riparte da Sanremo

DI CLAUDIO TURRINIHa portato fortuna a Marco Masini l’intervista che ci aveva concesso durante una visita alla redazione di Toscanaoggi a fine ottobre 2003. «Dopo l’esilio un nuovo cammino», avevamo titolato quella chiacchierata in redazione con la nostra giornalista Lorella Pellis (nella foto assieme a Marco Masini). E il «nuovo cammino» riparte dal trionfo a Sanremo, dove con la sua canzone «L’uomo volante» è stato in testa nel televoto fin dalla prima sera. Alla fine ha ottenuto in tutto 295.639 voti, il 22,25% del totale, distanziando Mario Rosini (“Sei la mia vita”) secondo con 152.479 dei voti (11,48%) e Linda (“Aria sole terra e mare”) terza con 134.636 voti (10,13%). Il premio della critica «Mia Martini», assegnato dai giornalisti di 109 testate accreditate, è andato invece a Mario Venuti, con «Crudele» (38 voti), davanti a Pacifico (“Solo un sogno”) con 31 voti, e a Mario Rosini (“Sei la mia vita”) con 9.

“La mia vittoria la dedico a tutti i collaboratori che hanno lavorato con me, ma soprattutto a mia madre che mi ha assistito dall’alto e a Mia Martini, che ha sofferto le stesse cose che ho sofferto io”, ha raccontato subito dopo la proclamazione, facendo riferimento alle sue alterne fortune e al fatto che in molti lo hanno additato per anni come un portasfortuna. “Non voglio vendicare nessuno – ha detto ancora – vorrei solo che lei avesse cercato di reagire come ho fatto io”.

Masini ha ammesso, come già aveva fatto nell’intervista a Toscanaoggi, di aver fatto sbagli, di aver fatto «molte canzoni brutte» e soprattutto di essersi lasciato «andare a facili entusiasmi e a considerare il pubblico acquisito, come se ci fosse un feeling eterno, come se fossi un ridicole re su un trono abbastanza arrogante e che pensa che tutto quello che fa sia giusto». «Ultimamente – ha proseguito – sentivo poco mie canzoni in radio, temevo un mio mancato gradimento da parte del pubblico».

La rinascita del cantante fiorentino è una delle note più positive dell’edizione 2004, targata Tony Renis, caratterizzata dalle polemiche (del resto abituali per questo evento) e dai bassi ascolti. A poco è servito l’impegno di Simona Ventura e della banda di «Quelli che il calcio…» che si era portata dietro. Bisogna risalire al 1991 per avere risultati peggiori e, se si considera la media complessiva del programma (9.257.000 pari al 48.57%), si tratta addirittura del dato peggiore dal 1987 ad oggi per le serate finali del festival (con uno share del 43,92% nella prima parte e del 53,73% della seconda; lo scorso anno Baudo aveva avuto rispettivamente il 49,51 e il 61,04%).

Il punto massimo di ascolti (15.241.000 persone) si è avuto con l’apparizione del superospite Adriano Celentano. Ma il suo lungo monologo ha lasciato uno strascico di polemiche, sia per il riferimento agli «amici poco per bene» che il supermolleggiato si è vantato di avere per difendere da accuse analoghe Tony Renis, sia soprattutto per il duro giudizio sul collegamento con i nostri militari a Nassiriya: «che c’entrano i collegamenti con i soldati in Iraq con il festival e in altri teatri operativi», ha detto Celentano. «Caso mai è stato il suo monologo a non avere alcun senso. L’ho sentito e ho spento il televisore», ha commentato Il sergente Alberto Bruno, del reparto comando della Brigata Ariete. Ancora più duro il cappellano della Brigata, don Bruno Fiorentino: «Ha amareggiato i nostri cuori e le nostre famiglie». Una amarezza che si aggiunge ai malumori con cui i militari italiani hanno accolto il forte ritardo con il collegamento in diretta con il teatro Ariston di Sanremo: era per le 22,30 italiane ed è avvenuto circa un’ora dopo quando in Iraq era l’1,30. Il secondo previsto collegamento è infatti saltato.

Marco Masini, dopo l’esilio un nuovo cammino