Cultura & Società

Santuari, una ricchezza da riscoprire

di Marco LapiCe ne sono più di trecento, disseminati un po’ in tutta la regione anche se con tassi di concentrazione diversi nelle varie diocesi o zone. Alcuni semisconosciuti, altri ormai quasi dimenticati ma i più ancora ben presenti e cari alla gente. Sono i santuari della Toscana, edifici sacri caratterizzati da un culto particolare, molte volte di carattere esclusivamente locale ma spesso non per questo meno vivace, anzi. Lo testimonia, in tanti casi, la grande affluenza di popolo che si registra in certe occasioni, solitamente nelle feste che annualmente, o con periodicità diversa, vi vengono celebrate. Così il piccolo oratorio nascosto nel bosco, per gli abitanti di un paese, può costituire un punto di riferimento spirituale tanto importante quanto la grande basilica nel centro di una città, come la Santissima Annunziata a Firenze, la Madonna dell’Umiltà a Pistoia o quella di Provenzano a Siena.Non solo: il santuario può essere allo stesso tempo un punto di riferimento determinante anche per la stessa identità locale. Ne sanno qualcosa in particolare i pratesi, data la considerazione anche civile, e non solo religiosa, in cui da sempre è tenuta la reliquia della Sacra Cintola situata nella cappella-santuario all’interno della cattedrale di Santo Stefano. Ecco allora perché sono questi i luoghi di culto cui la gente è più affezionata, indipendentemente dall’essere o dal considerarsi più o meno praticanti od «ortodossi» nei confronti di Nostro Signore e della Chiesa. Oggi, per la prima volta, i santuari toscani sono stati raccolti in un volume che costituirà l’omaggio per gli abbonati 2003 al nostro settimanale. Il lavoro presenta le 250 schede realizzate in Toscana per il progetto «Censimento dei santuari cristiani in Italia», promosso dall’Ecole Française di Roma e da numerose Università italiane e coordinato, per la nostra regione, dalla professoressa Anna Benvenuti dell’Università di Firenze. A queste ne sono state aggiunte altre 70, relative a santuari di più recente costituzione e ad altri luoghi di culto e devozione particolare più propriamente locale, comunque con caratteristiche assimibili agli altri. Data, infatti, la difficoltà di stabilire un confine preciso su ciò che debba o possa essere considerato santuario, al di là dell’ufficialità ecclesiastica, si è tenuto conto della presenza delle cosiddette «leggende di fondazione» – legate generalmente a un evento miracoloso – e all’esistenza di una venerazione particolare nei confronti di un oggetto di culto, che può essere una reliquia o un’immagine sacra, la cui origine è spesso «spiegata» dalla leggenda stessa. Altro elemento caratterizzante possono essere considerati gli ex voto, a testimonianza delle grazie ricevute.«Santuari di Toscana» – questo il titolo del volume – costituisce dunque l’esito di una ricerca certosina, non limitata solo al presente ma attenta anche a culti praticati in passato e ormai affievoliti se non addirittura scomparsi. Un’opera che, pur non pretendendo di dire una parola definitiva in materia, rappresenta ben più di un punto di partenza, frutto di un lavoro comune guidato dalla stessa Anna Benvenuti e realizzato in larga parte dalla sua collaboratrice Isabella Gagliardi. Essenziale, inoltre, la collaborazione di «Memoria Ecclesiae», il Centro di studi e documentazione sulla storia religiosa della Toscana di cui la stessa Benvenuti è presidente, che ha fornito la maggior parte delle decine e decine di immagini che corredano il volume, mentre l’Automobile Club d’Italia ha messo a disposizione le basi cartografiche per la mappatura dei luoghi di fede descritti. Determinante è risultato infine il contributo economico dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, che ha reso materialmente possibile non solo la realizzazione del volume ma anche la sua stampa in una tiratura adeguata al numero dei nostri abbonati, che speriamo sempre più crescente.Al di là del carattere scientifico dell’opera – «stemperato» dallo stile divulgativo delle schede, ma pienamente mantenuto nell’impostazione metodologica – la ricerca condotta sui santuari toscani ha evidenziato una ricchezza incredibile e inattesa a livello di religiosità e cultura popolare. Le stesse «leggende di fondazione», a volte così evidentemente lontane da qualsiasi verità storica e molto spesso nate sulla falsariga di uno schema comune – come quello classico dell’oggetto sacro conteso da due comunità e affidato ad una pariglia di buoi per deciderne la sorte – ben descrivono il legame fortissimo, quasi di appartenenza reciproca, tra il santuario e il suo popolo. Reliquie e immagini sacre costituiscono segni concreti cui ancorare la propria fede, mentre la commovente semplicità di tanti ex voto testimonia in quale sovrabbondante misura sia stato ripagato l’affidamento a Madonna (soprattutto a Lei, visto che per la stragrande maggioranza si tratta di santuari mariani), a Cristo o al santo localmente venerato.Ecco dunque perché all’inizio del terzo millennio, lungi dall’essere «superati», i santuari continuano a proporsi a tutti come luoghi privilegiati di raccoglimento e preghiera. Luoghi come sempre capaci, per grazia di Dio, di toccare nel profondo quanti vi giungono con semplicità di cuore. Che però, a ben guardare, al tempo d’oggi è certamente il primo miracolo da chiedere. La schedaIl volume si apre con un’introduzione-saggio di Anna Benvenuti – un circostanziato percorso storico-semantico sul fenomeno dei santuari in Toscana – accompagnata da una breve guida alla lettura del volume. Seguono, suddivise per diocesi e per comune, le 320 schede descrittive, corredate da foto a colori e affiancate da cartine che consentono la localizzazione dei singoli luoghi di culto. In appendice sono descritti alcuni «santuari di confine», situati appena al di fuori della regione ma frequentati anche da toscani, come in particolare la Beata Vergine delle Grazie di Boccadirio, ben nota soprattutto a fiorentini e pratesi. Infine, gli indici, a cominciare da quello per province e comuni – che consente di orientarsi a prescindere dai complicati confini diocesani – per chiudere con l’indice generale in cui, attraverso appropriati simboli, è indicata anche la tipologia dei santuari stessi. In prevalenza mariani e montaniSi va dai quasi sessanta della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro all’unico che può vantare quella di Livorno e che risponde però al nome di Montenero, luogo in cui è venerata la patrona della Toscana. Quella dei santuari nella nostra regione non è dunque una distribuzione uniforme, dato che ad alcune zone ricche di luoghi di culto e devozione particolare ne corrispondono altre in cui simili presenze sono più scarse. Certo è che là dove la vita è stata più dura, maggiormente si è avvertito il bisogno di una presenza visibile e tangibile che fosse di sostegno e conforto alla fatica di ogni giorno. Così troviamo magari, in proporzione, più quadri e statue miracolose nelle aree montane o comunque marginali che non altrove, e non devono stupire neppure le tante chiesette devozionali all’Isola d’Elba. Proprio qui, tra l’altro, la venerazione di un governatore spagnolo per la Madonna del Montserrat, presso Barcellona, fu all’origine della realizzazione del santuario di Monserrato sopra Porto Azzurro, in una cornice naturale molto somigliante a quella che circonda il luogo di culto catalano.

I santuari toscani sono per la stragrande maggioranza mariani, ma non mancano neppure quelli di carattere «cristologico» (come ad esempio i Volti Santi di Lucca e Sansepolcro, o il Santissimo Crocifisso di Borgo a Buggiano) né altri dedicati a santi soprattutto locali, la cui esistenza è talvolta priva di certezza storica. È il caso, ad esempio, dell’Eremo di San Viano presso Vagli Sopra, sulle Alpi Apuane, o di San Pellegrino in Alpe sul versante appenninico della Garfagnana, entrambi di grande suggestione, come molte altre chiesette devozionali realizzate in ambiente montano. Altrettanto suggestivo è il complesso di San Vivaldo, comune di Montaione e diocesi di Volterra, l’unico vero e proprio «Sacro Monte» della Toscana, dove ancora si possono ammirare 16 cappelle dedicate alla vita di Gesù con particolare riferimento alla sua passione.

Ma accanto a casi come questo, in cui il santuario si estende «oltre la chiesa», ci sono anche luoghi di culto particolare non coincidenti «tout court» con le chiese stesse perché situati al loro interno. In questi casi va considerato santuario non tanto l’edificio nel suo complesso ma la cappella o il semplice altare al suo interno presso cui è l’oggetto venerato. I casi sono innumerevoli e riguardano spesso le cattedrali, come nel caso di Pisa con la Madonna di Sotto gli Organi, di Siena con la Madonna del Voto, di Arezzo con la Madonna del Conforto o di Lucca e Sansepolcro con i già citati Volti Santi.

Una piccola chiesetta su un colle solitario al tramonto: si presenta così la copertina di «Santuari di Toscana». L’immagine è quella della Madonna della Neve di Castelvecchio a Migliari, nel comune di Pergine Valdarno, in diocesi di Arezzo. Una scelta significativa, per dire che nel libro sono descritti anche luoghi di culto tra i più sperduti e sconosciuti. Senza dimenticare i più famosi: non a caso, sul retro spicca l’affresco della Madonna della Fontenuova a Monsummano Terme.