Cultura & Società

Tv2000: documentario ‘La santa follia. Giorgio La Pira, il politico e il cristiano’

Dichiarato venerabile da papa Francesco, Giorgio La Pira è stato un politico chiave della storia del paese e degli anni della ricostruzione. Un visionario, un cristiano dotato di quella santa follia che lo rese capace di una vita esemplare e di gesti profetici. Il documentario racconta i diversi tratti della sua personalità dirompente. Con Mario Primicerio, presidente della fondazione La Pira, si ripercorrono i viaggi e l’impegno per la pace che non conosceva confini; con il costituzionalista Ugo De Siervo il suo apporto nella Costituente; con il Governatore della Toscana, Eugenio Giani, il rapporto con la sinistra; con il sindaco di Firenze, Dario Nardella, suo successore, l’amore per la città ideale, cuore di un nuovo rinascimento e dell’Europa dei popoli; con il giornalista Luigi Bardelli l’impegno per i poveri, e con il presidente della Cei, il card. Gualtiero Bassetti e l’Arcivescovo di Firenze, il card. Giuseppe Betori la fede, anima della sua vita e della sua missione, e la sua provocatoria contemporaneità per la presenza dei cristiani nella vita politica, sempre più ardua e necessaria. Firenze è la cornice del suo ritratto, la sua bellezza, la sua unicità, custode della sua memoria.

Di e con Monica Mondo a cura di Cecilia Pronti, direttore di produzione Concetta Malatesta, regia di Maurizio Carta

Giorgio La Pira raccontato attraverso gli interventi dei cardinali Gualtiero Bassetti e Giuseppe Betori, Eugenio Giani e Dario Nardella:

 Cardinale Giuseppe Betori: “La Pira parte come un uomo di preghiera, innanzitutto, oltre che di studio. E allo stesso tempo come un uomo di carità. Lui a Firenze incomincia con le confraternite di san Vincenzo. Poi si accorge che la fede non può esprimersi solo nel rapporto spirituale con il Signore e nei gesti di carità e cura, capisce che bisogna entrare nei gangli divelti della società, fare della società e della città terrena l’immagine quantomeno più vicina alla città celeste. E questo direi che è importante soprattutto oggi, in un periodo in cui dobbiamo rigenerare la nostra società. Egli si definiva un libero apostolo del Signore. Interessante: da una parte la libertà e dall’altra la missione, vale a dire il legame che egli ha con Cristo, che lo manda. Il mondo è il luogo della sua santità, e anche questo mi sembra importante per l’oggi, per capire che i cristiani non possono separarsi dal mondo, da questo mondo pur con tutte le sue criticità: si diventa cristiani nella storia in cui il Signore ci ha gettati”.

Cardinale Gualtiero Bassetti: “La Pira era un uomo che si assumeva tutte le sue responsabilità di laico. Non stava dietro alla sottana del Papa, né del vescovo, né dei preti. Era un perfetto laico e le responsabilità anche dei viaggi, dei colloqui dell’iniziative le prendeva da sé. Con la sua visione tomista la politica era il massimo dell’esperienza umana, perché la politica voleva dire mettere la propria intelligenza e tutte le proprie energie, tutti i propri mezzi anche materiali a servizio della Polis”.

 Eugenio Giani: “Il rigore nell’espressione dei valori cattolici religiosi di La Pira porterà sempre la sinistra a vederlo come riferimento di un mondo molto eterogeneo, ma con valori belli, vivi del cattolicesimo che pone la questione sociale al centro della propria riflessione e impegno. La Pira è l’espressione di un mondo cattolico che trova il collante, da un punto di vista culturale, nel vivere questa magmatica realtà che è la Democrazia Cristiana, come si viene a costituire dai tempi di Don Sturzo e come viene a esercitare una funzione di governo nel dopo guerra in Italia. Vi sono imprenditori e le istanze sociali della Cisl, ma la Democrazia Cristiana, il nome di questo collante politico ideologico, raccoglie tutto. E vi è lo spazio per figure come Giorgio La Pira, anima libera, fuori dalle correnti della DC, che dice ciò che pensa e lo dice soprattutto nell’ancoraggio al rapporto con la gente e gli interessi della popolazione”.

Dario Nardella: “La Pira riuscì nel miracolo, in piena Guerra Fredda, di fare incontrare il presidente del Soviet supremo di Mosca con il cardinale di Firenze e di farli abbracciare, come segno di grandissima solidarietà e di pace. Giorgio La Pira era un visionario: amava sempre dire che il sindaco di Firenze deve cambiare le lampadine dell’illuminazione pubblica e promuovere la pace nel mondo. La quotidianità dell’amministrazione della città non è separata dalla capacità di avere una visione per quella città e, nel caso di Firenze, la visione non può che andare oltre i confini regionali, nazionali e abbracciare il mondo intero. Per questo La Pira ha promosso iniziative che in quel periodo erano impensabili. La politica era davvero una forma di carità, forse la più alta. La politica è per Giorgio La Pira un modo per entrare in piena sintonia con le persone, soprattutto le più bisognose. L’uomo La Pira e il religioso La Pira facevano della politica un grande strumento di emancipazione e di lotta alle disuguaglianze. In questo senso andavano le sue scelte, anche le più dirompenti, come ad esempio il piano per la casa. L’essere uomo pubblico rappresenta un grande senso di responsabilità e una missione a servizio della propria comunità”.