Cultura & Società

Vecchioni e i ragazzi della Bottega benefica

di Andrea BernardiniLa musica? È terapeutica per tutti, figuriamoci per i soggetti meno fortunati. Ne è convinto Roberto Vecchioni (nella foto), impegnato in un tour primaverile che nei giorni scorsi ha fatto sosta anche a Pisa e Prato. A Pisa, in particolare, ospite del teatro Verdi, Vecchioni ha incontrato i giovani diversamente abili della Bottega della musica. Qui due diversamente abili, insieme al maestro liutaio Luca Gherardi e alle operatrici Chiara Rossi ed Alessandra Manfredonia, si occuperanno di restauro e costruzione di strumenti musicali: pezzi unici di musica classica o etnica, moderni o perfette ricostruzioni di strumenti di origini medievali: lire e salteri, flauti, citole o vielle. C’è una piccola citola tratta da un affresco di Simone Martini che si trova nella Basilica inferiore ad Assisi, l’arpa gotica ripresa dal quadro «Il giardino delle delizie» (conservato al Prado di Madrid) e realizzato dall’artista fiammingo Hieronymus Bosh. O la piccola viella ritratta da «Gli angeli musicanti» dell’artista fiorentino Mariotto di Nardo, dipinto nel 1385 e che fa bella mostra di sé ad Avignone, al Musée du Petit Palais. Il progetto nasce da un’idea degli operatori della cooperativa sociale Axis (Acli per l’impegno sociale) da sempre impegnata nella promozione di lavoro per soggetti deboli. E da un finanziamento pubblico della Conferenza dei sindaci dell’area pisana. Intorno ad esso hanno ruotato molti enti ed associazioni: la scuola di musica «Bonamici», l’Istituto d’arte di Cascina, l’associazione Spes, la cooperativa sociale Insieme, la Provincia di Pisa.L’apertura della bottega giunge a conclusione di un percorso formativo che ha coinvolto quindici giovani diversamente abili. Ragazzi che hanno tratto beneficio da questa esperienza, grazie anche al lavoro di due musicoterapeuti, Luciano Mammana e Maria Broccardi: «i ragazzi sono cresciuti in autostima – commenta Maria Broccardi – ed hanno potuto toccare con mano i risultati da loro raggiunti».

«La musica ha effetti benefici in tutti – dice Roberto Vecchioni a Toscanaoggi – penetra nella realtà, si prende cura dell’uomo e di chi gli sta vicino. Altre forme d’arte non riescono ad ottenere risultati simili. Dal folk al rock, tutta la musica è terapeutica. La musica comunica l’amore, l’affettività, la serenità. Dà le tonalità giuste alle espressioni di gioia e dolore. Questi giovani diversamente abili hanno l’opportunità non solo di ascoltarla, ma persino di inventarla grazie alla realizzazione di strumenti musicali: immagino dunque che da essa trovino una forza impressionante».

Educarsi alla musica, creare musica, dunque, conviene. «E di questo – chiosa Vecchioni – dovrebbe accorgersi anche il Ministero della pubblica istruzione».

Almeno venticinque album, centinaia di brani scritti e cantati. Ce n’è qualcuno realizzato pensando a giovani o coetanei meno fortunati?

«Tutte le mie canzoni sono state scritte per amici, per persone che hanno fatto il mio percorso politico, per donne amate, per momenti della vita e della civiltà che andavano bene o andavano male. Ma sono state scritte anche pensando a tanti giovani, alla loro forza di andare avanti, per sostenere il principio della speranza. Penso a “Sogna ragazzo sogna”: la speranza, come dicevano i latini, è l’ultima dea, cioè l’unica cosa che non devi mai perdere, mai abbandonare. Grazie alla speranza puoi guardare al mondo come se ci fosse un’altra opportunità».

La speranza che si identifica nella fede….

«Non sono mai stato un cattolico perfetto, però la mia fede non è mai mancata. Ho un rapporto con Dio straordinariamente efficace: mi sollecita continuamente, nei dubbi più che nelle certezze. La fede è l’unica ragione per cui esistiamo: non credo che il mondo si possa spiegare da sé stesso, trova ragione solo grazie allo spirito».

Al popolare cantautore milanese, i ragazzi fanno dono di una citola, una sorta di chitarra medievale. «Il modello da cui abbiamo preso spunto – gli spiega il maestro liutaio Gherardi – è tratto dall’iconografia delle cantigas di Santa Maria scritti da Alfonso El Sabio nel XIII secolo». Per realizzarlo, si è lavorato su un blocco unico di legno reperito nella Lucchesia. Lo strumento confezionato per Vecchioni è stato arricchito con intarsi in ebano ed acero, la tastiera è in ebano, la rosetta in ciliegio.

«Ho ricevuto tanti doni in questi anni– si schernisce Vecchioni – mai però avevo visto qualcosa di simile e di così prezioso».

E a noi: «l’approccio con i ragazzi della Bottega della musica è stato per me fantastico. Immaginavo quanto questa esperienza fosse significativa. Ma conoscendola più da vicino, ho trovato ancora di più: la capacità e l’intelligenza di questi operatori. Il loro desiderio di non dimenticare quali sono gli strumenti musicali grazie ai quali la musica è arrivata ai nostri giorni».Anche Gianni Morandi, tempo fa, ospite testimonial della Bottega, aveva apprezzato questa iniziativa.

«A Frosinone – ci aveva detto – conosco un centro dove si usa la musica come terapia per malati anche molto gravi. Così negli Stati Uniti, solo per citare esperienze che ho conosciuto direttamente. Credo che la musica sia uno dei linguaggi con i quali si arriva più e meglio al cuore di queste persone. Persone che hanno abilità e velocità differenti dalla nostra ma che, come noi, hanno una grande sensibilità. Per questo quando usiamo la musica siamo sicuri di toccarli nel cuore».