Dossier

Auschwitz, il treno della memoria

“Auschwitz è la capitale morale di questa Europa”. Lo ha detto il presidente della giunta regionale Toscana, Claudio Martini, salutando domenica 28 gennaio, alla stazione di Santa Maria Novella, a Firenze, gli oltre 500 studenti del ‘Treno della memoria’ alla volta di Cracovia, Auschwitz e Birkenau.

“Quest’anno – ha detto Martini – ha un significato più importante. La Regione ha promosso una nuova ricerca sui campi di sterminio in Toscana, ricerca che sta già portando risultati. E quindi il viaggio verso Cracovia è anche, per i ragazzi, un viaggio dentro loro stessi”.

Il Treno della memoria, organizzato dalla regione Toscana e giunto alla sua quinta edizione, ospita 540 studenti delle medie superiori e circa 200 tra amministratori, rappresentanti delle istituzioni – per la Regione Toscana, organizzatrice dell’iniziativa, è presente l’ assessore Simoncini-, insegnanti e giornalisti. Tra gli ospiti del treno anche le sorelle Tatiana e Andra Bucci, sopravvissute al campo di sterminio di Birkenau, che sono state ascoltate a lungo da alcuni studenti riuniti nella carrozza ristorante. Sul treno anche il nostro vice direttore Andrea Fagioli. Questo il suo “diario”. Lunedì 29 gennaio | Martedì 30 gennaio Mercoledì 31 gennaio

dal nostro inviato ANDREA FAGIOLIZaino rosso sulle spalle e distintivo del Treno della Memoria 2007 al petto, i cinquecento studenti toscani, accompagnati da un centinaio di loro professori, hanno varcato il tristemente noto ingresso di Birkenau (il cosiddetto Auschwitz 2) sovrastato dalla torretta di guardia. Qui ebbe luogo lo sterminio degli ebrei occidentali.Nato come sottocampo di Auschwitz, Birkenau diventò uno dei più grandi campi di morte. Qui furono installati i crematori e le camere a gas capaci di contenere migliaia di vittime.Con Auschwitz 1, che sarà oggetto di visita domani mattina, Auschwitz-Birkenau rappresenta la più spaventosa macchina di morte che l’umanità abbia conosciuto. Lo documenta con tragica evidenza il numero delle vittime: 1 milione – 1 milione e 200 mila, di cui 1 milione – 1 milione e 100 mila ebrei, una percentuale che supera il 90 per cento.

La visita a Birkenau caratterizza questa prima giornata nella Slesia polacca dei partecipanti al Treno della Memoria 2007 organizzato dalla Regione Toscana in collaborazione con le Amministrazioni provinciali, le Aziende per il diritto allo studio universitario e con il contributo della Fondazione Monte dei Paschi di Siena.

Stamani, poco dopo l’alba, l’arrivo a Oswiecim, cittadina nei pressi di Auschwitz ad una cinquantina di chilometri da Cracovia, dopo un viaggio di oltre 20 ore iniziato ieri mattina dalla stazione fiorentina di Santa Maria Novella.Durante il viaggio in treno, ieri pomeriggio è stato possibile ascoltare la testimonianza di Andra e Tatiana Bucci, deportate ad Auschwitz nel 1944, all’età rispettivamente di 4 e 6 anni, insieme al cugino Sergio De Simone di 6 anni.

Miracolosamente scampate alla crudele selezione di Auschwitz (che aveva visto sopravvivere poco meno di una cinquantina di bambini su oltre 200 mila che vi erano stati deportati), Andra e Tatiana furono liberate il 27 gennaio 1945, il giorno della liberazione del campo di Auschwitz e per questo data simbolo della Giornata della Memoria. Ma se Andra e Tatiana, dopo quasi un anno passato in orfanotrofio tra Praga e l’Inghilterra, poterono riabbracciare la madre originaria della Bielorussia, il cuginetto Sergio, invece, selezionato da Josef Mengele e usato come cavia in orribili esperimenti, non fece più ritorno a casa.

Andra e Tatiana hanno già partecipato ai viaggi del Treno della Memoria nel 2004 a Majdanek – Varsavia e nel 2005 ad Auschwitz, trasmettendo ai giovani il ricordo del loro sguardo di bambine nell’inferno del lager simbolo della barbarie nazista, la dolorosa ferita della separazione dalla madre e dal cuginetto, la permanenza in orfanotrofio e poi l’incontro e l’abbraccio con la madre che riannodò un legame spezzato per oltre due anni.

A raccontare ai giovani toscani (soprattutto studenti di quarta e quinta superiore) il dramma dei campi di concentramento c’era ieri in treno anche Marcello Martini, oggi settantasettenne, che nel 1944, a soli 14 anni, svolgeva importanti e pericolose azioni come staffetta partigiana: apparteneva al gruppo Radio Cora con mansioni di informatore. Martini fu arrestato a Firenze, portato dapprima al carcere delle Murate, poi al campo di transito di Fossoli, vicino Carpi, e quindi deportato a Mauthausen nel 1944.

Stasera al Palasport di Cracovia, gli studenti toscani vivranno un altro momento significativo incontrando altri 600 coetanei di altre regioni (Lombardia, Umbria e Puglia) impegnati in un viaggio analogo.

Nella foto Marcello Martini e (dietro) Andra e Tatiana Bucci sul Treno della Memoria a colloquio con gli studenti toscani in viaggio verso Auschwitz

Proveranno un’altra emozione forte, oggi, i 500 ragazzi toscani che partecipano al Treno della Memoria organizzato dalla Regione Toscana. Stamani li aspetta il “Museo dello sterminio” all’interno di Auschwitz 1. E se, per certi versi, il campo capostipite, appare all’esterno, se così mai si potesse dire, più umano rispetto a Birkenau, contiene dentro di sé le testimonianze più atroci, a partire dalle “prove materiali dei crimini” (quintali di capelli tagliati, migliaia e migliaia di scarpe di grandi e piccini, le valige con il nome del proprietario, gli occhiali, le ciotole, i vestitini dei neonati, le bambole spezzate…) per arrivare al Muro della morte o alle celle di punizione: buie e umide (terribili quelle in cui si era obbligati a stare in piedi, al buio completo, praticamente senz’aria). Su alcune pareti si possono ancora vedere dei graffiti fatti con le unghie dai prigionieri. In una di queste fu rinchiuso anche il francescano Massimiliano Kolbe: lo ricordano un mazzo di fiori e una lapide.

Ripassare sotto la sbarra e l’inferriata con la triste massima “Il lavoro rende liberi”, sarà per gli studenti toscani una liberazione momentanea perché il ricordo di quegli oggetti ammassati (che più di ogni altra cosa danno l’idea dei milioni di essere umani annientati, prima psicologicamente e poi materialmente, della ferocia nazista) non li abbandonerà più. E sarà giusto così, perché, come è stato ricordato nella cerimonia di ieri davanti al monumento all’interno del campo di Birkenau, “chi dimentica il proprio passato è condannato a ripeterlo”. Ma questi ragazzi vogliono innanzitutto sapere per poi non dimenticare. Lo dimostra la composta partecipazione alla cerimonia stessa che si è conclusa con una fiaccolata lungo quel binario maledetto che ha portato dentro a Birkenau centinaia di convogli ogni volta con migliaia di persone ammassate come bestie e poi destinate direttamente alle camere a gas o al lavoro forzato. I 4 grandi crematori erano capaci di ridurre in cenere anche 5 mila persone al giorno.

“Dalle vostre fiaccole esce del fumo – ha detto l’assessore regionale all’istruzione, Gianfranco Simoncini, rivolgendosi agli studenti –, ma è un fumo che non ha niente a che vedere con quello che usciva da questi camini. Quello era un fumo di morte e di terrore. Il vostro è un fumo di speranza, di pace e di impegno”.

Conversando con i giornalisti al seguito del Treno della Memoria, Simoncini, che ad Auschwitz rappresenta la Regione Toscana, ha poi ribadito il senso complessivo della manifestazione e dell’iniziativa: “Venendo qui i ragazzi vivono un’esperienza forte: vedono i campi, apprendono i numeri e le spaventose modalità dello sterminio. Tutto questo – a giudizio dell’assessore – provoca una risposta culturale, crea una coscienza diffusa e per questo – dice – abbiamo investito molto sugli insegnanti. Il valore di questa iniziativa della Regione esce rafforzata e ci spinge a proseguire in questa direzione. Non è un caso che dopo il primo Treno della Memoria organizzato dalla Toscana nel 2001 altri enti locali e altre istituzioni abbiano seguito questa strada”.

In effetti, ieri per la prima volta, i 500 studenti toscani, accompagnati da un centinaia di professori, si sono incontrati con altrettanti studenti della Lombardia, più qualche altro centinaio provenienti da Emilia Romagna, Umbria e Puglia, per dare vita alla fiaccolata che si è conclusa con un canto ebraico cantato dai ragazzi del Liceo Tito Livio di Milano e il silenzio suonato dalla chiarina del Gonfalone di Firenze. Note che hanno fatto sì che un brivido d’emozione percorresse la schiena di tutti i presenti dopo una giornata in cui i brividi erano stati anche di freddo. Soprattutto ieri mattina, Auschwitz si era presentata con il suo volto peggiore (fango e neve, freddo e vento) rendendo ancora più comprensibili le sofferenze patite da chi in questo campo è morto di stenti demolito dal gelo, dalla fame e dalle malattie tanto da far invidiare chi era stato portato subito alla camera a gas.

Nella foto, la cerimonia di commemorazione davanti al monumento all’interno del campo di Birkenau con la fiaccolta degli studenti toscani ai quali si sono uniti, nel pomeriggio di lunedì 29, gli studenti della Lombardia, dell’Emilia Romagna, dell’Umbria e della Puglia

Tra poche ore il Treno della Memoria ripartirà qui da Cracovia alla volta di Firenze dove giungerà, dopo un viaggio di 22 ore, alla Stazione di Santa Maria Novella nel pomeriggio di domani.

Oggi è in programma la visita alla città, con particolare riguardo al vecchio quartiere ebraico di Kazimierz, alla Collina di Wawel con ingresso alla Cattedrale e alla Piazza del Mercato. Ma per gli oltre 500 studenti toscani, che con un centinaio di loro insegnanti hanno partecipato a questo viaggio ad Auschwitz organizzato dalla Regione Toscana, è soprattutto tempo di bilanci e di rilettura delle tante emozioni vissute in questi giorni di fronte all’immenso museo della morte e del terrore che sono i campi di sterminio. Ed è proprio dalla potenza del disegno di distruzione dei nazisti che si dice impressionata Chiara, dell’Istituto agrario di Pescia, mentre Melissa, del Convitto Cicognini di Prato, non può fare a meno di sottolineare come le condizioni climatiche abbiano reso ancora più drammatica questa visita facendo capire ancor meglio le sofferenze dei milioni di esseri umani ridotti a larve e passati poi per i camini dei crematori.

“Prima avete calpestato il terreno dell’inferno, ora vedete quello che è rimasto”, ha detto Ugo Caffaz, direttore generale dell’assessorato regionale all’istruzione, introducendo ieri la cerimonia di fronte al Muro della morte all’interno di Auschwitz 1. “Perché qui si moriva nei modi più efferati, eppure – ha spiegato Caffaz – esisteva anche la sentenza di condanna a morte per fucilazione”.

Di fronte al muro è toccato alla giovane Elena Cioci, dell’Istituto d’istruzione superiore “Giovanni da Castiglione” di Castel Fiorentino in provincia di Arezzo, far salire a Dio, da “uno dei troppi Calvari dell’Europa”, la preghiera “con la voce di tutti i nostri morti”, scritta da padre David Maria Turoldo: “Sono voci di migliaia di morti, di milioni di morti di ogni popolo, lingua e nazione… O Dio, che le loro voci risuonino tanto forte nella coscienza di noi… Che nessuno di queste migliaia di condannati sia morto invano; che almeno le nuove generazioni siano più fortunate e benedette, e non commettano i nostri errori… Che almeno dalle ceneri dei morti, fuse ora in unità più che il cemento delle nostre costruzioni orgogliose, sorga quell’Europa che loro hanno sognato… E così non avvenga mai, mai più ciò che è avvenuto, ciò che purtroppo è potuto accadere. Per cui, Signore, invochiamo il tuo perdono e la tua pietà”.

E mentre nell’angusto Cortile della morte, le chiarine del Gonfalone di Firenze, per la seconda volta in due giorni, hanno intonato il “Silenzio”, dopo una preghiera Rom e un canto ebraico, il pensiero è andato, tra i tanti morti fra queste mura, ad un altro religioso, al francescano Massimiliano Kolbe, che proprio nella palazzina accanto, la numero 11, trovò la morte dopo una segregazione di 14 giorni nella cella numero 18. Ma le due settimane senza cibo non bastarono “ad aver ragione” del frate ora elevato agli onori degli altari: ci volle un’iniezione di veleno al cuore. Lo ricordano una lapide e un cero pasquale all’interno della cella poco distante dai cosiddetti “bunker 4”, altre celle di punizione dove i detenuti erano costretti in quattro, appunto, a stare in piedi in uno spazio di un metro quadro senza finestre dopo essere entrati da un pertugio di appena mezzo metro. Il senso di claustrofobia ti attanaglia al solo pensiero. Su alcune pareti si possono ancora vedere dei graffiti fatti con le unghie dai prigionieri: in uno di questi, all’interno della cella 21, è disegnato un Cristo in Croce, l’immagine della sofferenza per eccellenza e alla quale sembrano adattarsi quelle degli uomini, delle donne e dei bambini filmate e fotografate dall’Armata Russa il 27 gennaio 1945, il giorno della liberazione di Auschwitz, e che sono oggetto di un documentario e di gigantografie visionati ieri dagli studenti toscani.

“Per fortuna – dice lo storico Giovanni Gozzini, docente di Storia contemporanea a Siena e da pochi giorni assessore alla cultura del Comune di Firenze – stiamo attraversando, a partire dal 1993, un periodo che non ha precedenti per interesse nei confronti dell’Olocausto. E più la memoria è viva, più se ne discute. Non è un caso che il massimo dell’oblio si sia vissuto negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale”.

Incontrando i ragazzi al Palasport di Cracovia, Gozzini ha voluto dare loro alcuni messaggi: ricordatevi di non abdicare mai dalla vostra coscienza; guardatevi dalle generalizzazioni da applicare a ogni popolo; ricordatevi che razzismo e xenofobia fioriscono dove c’è ignoranza e non conoscenza degli altri.

Studenti toscani verso il Cortile della morte ad Auschwitz, preceduto dai Gonfaloni della Toscana, del Comune di Firenze, delle Province di Lucca e di Pistoia e da alcuni ragazzi che portano le corone di fiori da deporre ai piedi del Muro della morte

Sarà stasera a cena, nelle rispettive case, che gli oltre 500 studenti toscani, che con un centinaio di loro insegnanti hanno partecipato al viaggio ad Auschwitz organizzato dalla Regione Toscana, si sbizzarriranno a raccontare a genitori e fratelli l’avventura nella Slesia polacca. Riferiranno della fatica, delle due notti in albergo, degli scherzi con i compagni di classe, della bellezza di Cracovia, della miniera del sale, ma soprattutto parleranno della loro discesa all’inferno e ritorno, del terrore toccato con mano all’interno dei campi di sterminio di Auschiwtz 1 e di Birkenau. Diranno che mai avrebbero immaginato che il male arrivasse a tanto. D’ora in avanti, ognuno di questi ragazzi di 79 scuole superiori toscane porterà con sé un ricordo indelebile. Ed è proprio questo che si proponeva la Regione organizzando questo Treno della Memoria il cui arrivo a Firenze è previsto nel pomeriggio di oggi dopo un viaggio di 22 ore.Ieri, poco dopo le 18, il convoglio è stato accolto dall’applauso dei ragazzi preoccupati per non averlo trovato al loro arrivo alla stazione di Cracovia. Qualcuno ha azzardato la battuta: “Si sono dimenticati di prenotare il treno della memoria”.

In realtà si è trattato di un piccolo ritardo che ha permesso al gruppo di giornalisti e soprattutto dei cineoperatori di gustarsi e riprendere un quadro davvero eccezionale: centinaia e centinaia di ragazzi che a fatica, con i loro valigioni, si arrampicavano lungo la scala che porta al binario 3 riempiendo lentamente la pensilina della stazione di Cracovia.

Ieri, tra l’altro, è stata possibile anche una breve visita alla città, in particolare al vecchio quartiere ebraico di Kazimierz (con la sinagoga più antica della Polonia, ora trasformata in museo), alla Collina di Wawel (con la Cattedrale di San Stanislao e la cattedra che fu del cardinale arcivescovo Karol Wojtyla) e alla Piazza del Mercato (con la chiesa di Santa Maria, la più importante di Cracovia dopo la Cattedrale, che conserva la pala d’altare aperta più grande d’Europa: raffigura l’Assunzione).

I ragazzi toscani hanno inoltre provato l’emozione di scendere a 135 metri sotto terra all’interno, come accennato, di una miniera di sale: un impressionante cunicolo di gallerie e di grotte enormi all’interno delle quali sono state ricavate anche numerose cappelle ed in particolare una chiesa dalle dimensioni di una cattedrale, forse la più grande chiesa sotterranea grazie ai suoi 51 metri di lunghezza e 12 di altezza, con un numero incredibile di sculture sacre tutte ricavate dal salgemma e scolpite dagli stessi minatori. Persino l’acustica è eccezionale. E’ officiata ogni domenica e ospita anche qualche matrimonio.

Di cappelle, invece, ce ne sono ben 18, ma in passato sono state addirittura 40. Nella più antica, la prima Messa fu celebrata nel 1698. Il servizio liturgico è sempre stato garantito, e lo è ancora oggi, dai frati francescani. In passato, tutte le mattine veniva celebrata la Messa prima dell’inizio del lavoro.

L’appuntamento è ora per il 2009. La cadenza biennale del Treno della Memoria è stata confermata anche in un’improvvisata conferenza stampa di Ugo Caffaz, direttore generale dell’assessorato regionale all’istruzione, prima di abbandonare l’Hotel Orbis Cracovia dove alloggiavano la delegazione della Regione, delle Province e dei Comuni, i giornalisti e una parte dei ragazzi, mentre i rimanenti erano distribuiti in altri tre alberghi della città.