Dossier

Bush: «Ho vinto io». Ma Kerry non si arrende

Ancora una volta gli exit poll sembrano aver fatto cilecca. Prima del conteggio dei voti lo sfidante democratico John F. Kerry appariva in testa con il 51% dei consensi sull’uscente George W. Bush, tanto da prevedere una netta affermazione del primo. E così stamani molti quotidiani italiani, assegnavano la vittoria ai democratici. Come il “Corriere della Sera”, che titolava: “Kerry in vantaggio… Lo sfidante supererebbe nettamente il presidente: 311 grandi elettori contro 213”. Ma mano a mano che procedeva lo spoglio effettivo dei voti, i rapporti di forza si ribaltavano con il presidente uscente in testa per voto popolare (al 99% dei voti scrutinati: 58.147.233 milioni, pari al 51% contro 54.609.204 milioni, pari al 48%) e con i repubblicani che consolidavano la loro maggioranza alla Camera. Rispetto al 2000, a fronte di un numero di suffragi minore, il candidato democratico è riuscito a strappare solo i voti del New Hampshire.

Ma come quattro anni fa dalla notte del voto non esce con certezza il nuovo presidente. L’ago della bilancia lo faranno i 20 grandi elettori dell’Ohio. Dal primo conteggio esce decisamente avvantaggiato Bush che con 2.764.809 consensi (51%) batte lo sfidante fermo a 2.620.594 (49%). Ma restano da scrutinare 250 mila schede di quegli elettori che si sono presentati in seggi diversi da quelli nei qualie rano iscritti. Si chiamano “provisional ballots” e, secondo la legge, andrebbero scrutinati tra 11 giorni perché, nel frattempo, un’apposita commissione deve garantire che quegli elettori non abbiano votato due volte: una storia che rischia di non finire più. Proprio come quattro anni fa.

E neppure in New Mexico (5 grandi elettori) verrà proclamato un vincitore. Lo ha indicato Rebecca Vigil-Giron, il segretario di Stato del New Mexico. Con il 98% delle schede scrutinate, Bush è in testa di solo 1.000 voti circa e il numero delle schede sub judice sarebbe nettamente più elevato. Il presidente ha ottenuto il 50% dei voti, il suo avversario il 49%. Ma questo risultato rischia di essere ininfluente se l’Ohio verrà confermato a Bush.

Stessa situazione per ora nell’Iowa (ma entro breve dovrebbe arrivare il risultato). Il segretario di stato Chet Culver, ha annunciato che non intende proclamare nell’immediato un vincitore. Con il 98% delle schede scrutinate, Bush è in testa di solo 12.000 voti circa e ci sono anche stati problemi tecnici in alcuni dei seggi. Il presidente ha ottenuto il 50% dei voti (oltre 730.000), il suo avversario il 49% (poco più di 720.000). L’Iowa dispone di 7 Grandi Elettori.

Il presidente Bush può dunque contare sull’attribuzione di 254 Grandi Elettori; il suo sfidante John Kerry ne ha 252 sicuri: nessuno dei due supera la soglia dei 270 che costituiscono la maggioranza dei 538 componenti il Collegio Elettorale. Restano da attribuire, per motivi diversi, tre Stati: l’Ohio che vale 20 Grandi Elettori, lo Iowa 7 e il New Mexico 5, 32 Grandi Elettori in tutto, abbastanza per dare la maggioranza sia a Bush che a Kerry.

Così se nello staff del presidente uscente si brinda già alla riconferma, il candidato vicepresidente John Edwards ha lanciato il proclama del ticket democratico: “Ci batteremo fino all’ultimo voto”.

Altissima l’affluenza alle urne e proprio questo dato potrebbe spiegare la “sorpresa” del voto. In alcuni Stati, come Florida, Ohio e Nord Carolina, a pochi minuti dalla chiusura dei seggi, c’erano ancora code e al termine gli aventi diritto (205 milioni, 156 milioni si sono registrati per il voto) che si sono recati a votare potrebbero raggiungere il 70%, di molto superiore alle previsioni della vigilia che parlavano del 60%. Un afflussso record, visto che nel 2000 gli elettori furono poco più del 51%.

Bush-Kerry, sfida all’ultimo voto

Il programma dei due candidati

Come si elegge il presidente Usa

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La Casa Bianca