Toscana

Firenze, 100 anni dalla nascita di padre Balducci. Betori: “Ci offre, con il suo pensiero, l’invito a cercare una visione alta, cristianamente ispirata, in dialogo con il mondo”

Ecco il testo integrale del saluto del card. Betori 

Ringrazio per l’invito che mi è stato rivolto e esprimo gratitudine alla Fondazione Ernesto Balducci, e a quanti hanno collaborato a questa apertura delle celebrazioni per il centenario della nascita di padre Ernesto Balducci.

Nella sua Enciclica Populorum Progressio, pubblicata nel giorno di Pasqua del 1967, il santo papa Paolo VI definisce la Chiesa «esperta di umanità», nell’originale latino: Ecclesia «rerum humanarum peritissima» (PP, 13). Due anni prima, nel 1965, il Concilio Vaticano II, nella Costituzione Gaudium et Spes, aveva affermato che «è dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo, così che, in modo adatto a ciascuna generazione, possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura e sulle loro relazioni reciproche. Bisogna infatti conoscere e comprendere il mondo in cui viviamo, le sue attese, le sue aspirazioni e il suo carattere spesso drammatico». (GS, 4).

Sono gli anni del riavvicinamento di padre Ernesto Balducci a Firenze, il suo arrivo alla Badia Fiesolana, dove si costituì intorno a lui uno spazio di confronto e dialogo, in quel fermento di idee e di incontri che ha caratterizzato la Firenze del Novecento. Spazio di dialogo anche tra Chiesa e mondo, tra fede e cultura. Possiamo dire che padre Ernesto Balducci, con il suo percorso umano, religioso, intellettuale, ha contribuito a rendere la Chiesa sempre più «esperta di umanità», sempre più attenta nello scrutare i «segni dei tempi». Lo affermiamo guardando, in particolare, alle sue riflessioni sulla nascita di un nuovo umanesimo. È nel riconoscimento della comune umanità che è possibile costruire una società più giusta, aperta e inclusiva, che è possibile superare i conflitti e far nascere la pace. Un umanesimo che ha in Gesù il suo modello di umanità. Padre Balducci indica nel Cristo il prototipo di “uomo planetario” in cui le frontiere storiche, politiche, culturali sono abbattute. L’universalità del messaggio cristiano viene colta nei gesti concreti con cui Gesù stesso andò incontro ai poveri, ai miti, agli afflitti, ai perseguitati.

Il messaggio cristiano universale di cui parla padre Balducci comprende l’imperativo di farsi prossimi a tutti, senza frontiere di provenienza etnica, culturale e religiosa. Vediamo oggi quanto sia difficile vivere il valore dell’accoglienza senza fare distinzioni in base alla provenienza o alle motivazioni di chi bussa alle nostre porte. Potremmo aggiungere a queste riflessioni anche la difficoltà, nella cultura del nostro tempo, nel parlare di un’accoglienza da rivolgere a qualsiasi sia la condizione della vita, senza mai abbandonare l’orizzonte dell’accoglienza e della cura. È la persona umana che in forza della sua inalienabile dignità va difesa e promossa.

In un poemetto composto nel 1952 intitolato Pensiero – Strano spazio, Karol Wojtyla – san Giovanni Paolo II – scrive così: «Io credo tuttavia che l’uomo soffra soprattutto per mancanza di “visione”». Padre Ernesto Balducci ci offre, con il suo pensiero, l’invito a cercare una visione alta, cristianamente ispirata, in dialogo con il mondo. È questo allora l’auspicio con cui guardiamo alle celebrazioni del centenario, che si aprono oggi: che rileggere le sue parole ci aiuti a «conoscere e comprendere il mondo in cui viviamo, le sue attese, le sue aspirazioni e il suo carattere spesso drammatico».

Giuseppe card. Betori