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CARITAS: MONS. MERISI, (PRESIDENTE), «CRISI ECONOMICA, PERICOLOSE REAZIONI A CATENA»

“Pericolose reazioni a catena” con effetti negativi soprattutto su stranieri e gruppi minoritari possono essere provocate dalla crisi finanziaria ed economica. Le ha elencate oggi mons. Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi e presidente della Caritas italiana (e della Commissione episcopale servizio carità e salute), aprendo i lavori del 33° convegno nazionale delle Caritas diocesane in corso fino al 25 giugno a Torino, al Centro congressi Lingotto. Vi partecipano 600 delegati da 220 Caritas diocesane, per discutere sul tema “Non conformatevi a questo mondo. Per un discernimento comunitario”. La crisi, ha evidenziato mons. Merisi, ha effetti “che rischiano di innescare pericolose reazioni a catena: l’appiattimento del vivere solo il tempo presente, senza sguardi di carità e speranza verso il futuro, o il giocarsi tutte le ultime chanche esclusivamente nell’oggi, o la pretesa dei diritti per sé in contrapposizione a quelli altrui (soprattutto se l’altro è diverso o straniero, o l’identificare capri espiatori spesso nei gruppi minoritari”. La crisi, ha continuato, “chiede dunque di ridefinire a livello culturale e comunitario il nostro modo di intendere la realtà il rapporto tra fede e vita, la capacità di districarci nella complessità delle interdipendenze dei fenomeni”. “Occorre tornare ad educare al bene comune nell’era della complessità. Educarci ed educare al sentirci tutti responsabili di tutti e a stili di vita e a criteri etici di gestione delle nostre realtà, coerenti coi nostri valori”. Lo ha ricordato oggi mons. Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi e presidente della Caritas italiana, nel suo intervento al 33° convegno nazionale delle Caritas diocesane in corso da oggi fino al 25 giugno a Torino, sul tema “Non conformatevi a questo mondo. Per un discernimento comunitario”. Questa educazione al bene comune, ha sottolineato, “non è indolore. Comporta rinunce a privilegi ingiustificati da parte di tutti – dei più garantiti e anche di quelli in disagio ma meno sfortunati di altri – la creazione di nuove scale di priorità, l’assunzione di nuovi stili di vita coerenti coi nostri valori, con senso di solidarietà e sobrietà”. Per questo la Caritas si fa carico “dell’attenzione ai poveri, il rapporto con le istituzioni e la società civile, l’educazione alla sobrietà e alla condivisione, la promozione del volontariato”, per affrontare “la sfida educativa che caratterizza il tempo presente”. Perché “non conformarsi a questo mondo – ha sottolineato – vuol dire capire che “solidarietà e interdipendenze vanno coniugate” per una “glocalizzazione solidale” che riparta “dai poveri, da tutti i poveri, per costruire comunità nuove.Sir