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CEI, PROLUSIONE DI MONS BAGNASCO: LA SOCIETÀ E’ AFFLITTA DA UNO STRANO ODIO DI SÉ

“Non ci poteva essere, per noi e per le nostre comunità, un inizio d’anno più entusiasmante e più carico di promesse di quello vissuto a Loreto. Per il numero dei partecipanti e per la qualità della presenze, l’incontro ha realmente superato ogni attesa”: lo ha detto questa sera, aprendo con la sua prolusione a Roma, nella sede della Cei, i lavori del Consiglio episcopale permanente (che proseguiranno fino al 19 settembre), il presidente mons. Angelo Bagnasco (testo integrale). Proseguendo sull’incontro dei giovani col Papa nella piana di Montorso, ha sottolineato che “per il numero dei partecipanti e per la qualità della presenze, l’incontro ha realmente superato ogni attesa. A conferma del fatto che i giovani sanno essere i migliori interpreti della sorpresa che è Dio nelle nostre vite. Quando poi i giovani si uniscono al Papa, sembra quasi che le loro potenzialità vengano come esaltate”. Riferendosi poi ai contenuti del dialogo tra Benedetto XVI e i giovani durante la veglia del sabato, ha aggiunto che “la nostra Pastorale giovanile non mancherà ora di ripropor(li) in modo adeguato, facendone i capisaldi di una catechesi argomentata. è importante infatti che i giovani siano aiutati a interiorizzare la proposta del Papa, e questo sarà anche il modo per interiorizzare l’esperienza stessa di Loreto”.

Dopo aver richiamato la visita pastorale di domenica prossima del Papa a Velletri, e fra un mese il suo viaggio apostolico a Napoli, mons. Bagnasco ha proseguito nella prolusione, ricordando anche il recente pellegrinaggio di Benedetto XVI in Austria, definendolo “un appuntamento ideale con l’intera Europa, di cui l’Austria è come un ponte che unisce l’Est all’Ovest. In ogni sua tappa, questo viaggio ha tenuto presente il contesto dell’Europa, i problemi e la vocazione del nostro continente. E in ogni suo discorso Benedetto XVI ha dimostrato di saper parlare all’uomo del nostro tempo, con parole forti e di grande fascino”. Il presidente della Cei ha poi argomentato sul “Motu proprio” Summorum Pontificum relativo all’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970, sottolineando che il Papa stesso “chiede di includere come espressione ‘straordinaria’ nella lex orandi della Chiesa il Messale Romano promulgato da San Pio V e aggiornato dal beato Giovanni XXIII nel 1962, posto che la via ‘ordinaria’ resta il Messale Romano varato da Paolo VI nel 1970”. Bagnasco ha poi aggiunto che – come sottolinea il Papa stesso – “non ci saranno due riti, ma ‘un uso duplice dell’unico e medesimo rito’, che tutti vogliamo sia sempre più al centro della dinamica ecclesiale”.

Tra gli aspetti della prolusione che il presidente della Cei ha maggiormente sottolineato c’è quello della “grande emergenza educativa”, richiamato dal Papa nel convegno pastorale di Roma del giugno scorso. Bagnasco ha riproposto il monito di Benedetto XVI sulla “crescente difficoltà che si incontra nel trasmettere alle nuove generazioni i valori-base dell’esistenza e di un retto comportamento”, affermando poi che la società in cui viviamo “sembra afflitta da uno strano ‘odio di sè’, precludendosi col relativismo “la possibilità di distinguere la verità e quindi di poterla perseguire”. Il rischio ricade anche sul mondo politico, rispetto al quale il presidente dei Vescovi ha detto: “in nessun ambito, neppure in politica, si possono tralasciare – per opportunismo, o convenzione, o altri motivi – le esigenze etiche intrinseche alla fede. E ciò non in disprezzo, ma per amore della politica e della sottile arte che essa esige”. Secondo Bagnasco, infatti, “diventare testimoni di Cristo non è (pertanto) qualcosa che si aggiunge dopo, una conseguenza in qualche modo esterna alla formazione cristiana”.

Dopo aver richiamato la “testimonianza di grande efficacia” di p. Bossi, rapito e poi rilasciato nelle Filippine, davanti ai giovani di Loreto, il presidente della Cei ha voluto ricordare l’altra testimonianza “che offrono i nostri confratelli Vescovi nelle zone più tribolate dalle malversazioni e dai delitti di mafia, camorra e ‘ndrangheta: sappiano che siamo loro vicini e solidali, che li sosteniamo con la preghiera, ammirati della loro dedizione al Vangelo e dell’attaccamento al popolo loro affidato”, ha detto. Davanti a questa e ad altre forme di violenza e di “dissipazioni del costume”, Bagnasco si è poi chiesto se lo Stato non debba, in qualche modo, “promuovere un’idea di bene comune da perseguire e dunque trasmettere alle generazioni di domani”. Ciò vale di fronte ad altri fatti negativi, quali gli incendi boschivi, rispetto ai quali ha invocato il recupero dei “valori essenziali per una convivenza”, sottolineando però che “la componente sana della società è ampiamente maggioritaria” e che essa vive “nel silenzio dignitoso e in spirito di sacrificio, con ancoraggio alla fede cristiana o per ispirazione a quell’umanesimo non astratto né generico che nel Vangelo trova radici sempre fresche”.

Dopo aver ricordato l’appuntamento della Settimana Sociale (18-21 ottobre) a Pistoia e Pisa sul tema del “bene comune oggi”, mons. Bagnasco ha poi dedicato un passaggio della prolusione alla formazione professionale. “La giusta attenzione alla formazione permanente e alla riqualificazione lavorativa a favore degli adulti – ha detto – non deve far dimenticare – come sembra accadere in varie Regioni – l’attività di formazione al lavoro da destinare ai giovani: se così si facesse, si finirebbe col far aumentare, anche sotto questo aspetto, le differenze tra il Nord e il Sud del Paese, e si disperderebbe un patrimonio educativo che è stato garantito per decenni da vari enti, anche d’ispirazione cristiana”. Secondo il presidente della Cei, inoltre, la formazione professionale sin qui è stata uno “strumento valido” e “una preziosa opportunità di prevenzione dal disagio sociale e dalla dispersione scolastica” e “deve trovare oggi, attraverso un adeguato raccordo tra provvedimenti nazionali e regionali” per rilanciarla “in tutto il territorio”. Analoga preoccupazione mons. Bagnasco ha espresso a proposito del problema “particolarmente acuto” della casa, che riguarda famiglie povere, fidanzati, nuclei colpiti da sfratti.

La parte conclusiva della prolusione è stata poi dedicata da mons. Bagnasco all’impegno ecclesiale dei tanti “uomini di fede”, nella consapevolezza che “la storia ha la sua teologia, e dunque è sempre storia di salvezza in quanto procede verso il suo fine, che non è la notte del nulla, ma la luce di Dio”. Ha così aggiunto che “è questo sguardo teologale che, insieme ai nostri carissimi Sacerdoti, vogliamo che cresca nelle nostre comunità”. Ha poi richiamato la necessità della difesa dei valori fondamentali della vita, della famiglia, della libertà educativa, citando al riguardo la vicenda di “Amnesty International”, “a proposito della clamorosa inclusione, tra i diritti umani riconosciuti, della scelta di aborto, magari anche solo nei casi di violenza compiuta sulla donna. Sono derive – ha aggiunto – che ci rendono ulteriormente avvertiti del pericoloso sgretolamento a cui sono sottoposte le consapevolezze umane anche più evidenti, e della necessità quindi di una presenza qualificata a contrastare simili esiti”.

Sir