Italia

Consulta nazionale antiusura: san Matteo eletto patrono delle Fondazioni. Mons. D’Urso, «preghiamo per la conversione di usurai e di chi diffonde l’azzardo»

Ne dà notizia oggi, in una nota, la Consulta nazionale antiusura. Nel duomo di Salerno, dove è conservato il corpo del santo, l’arcivescovo diocesano, mons. Luigi Moretti, ha presieduto la messa concelebrata dal presidente della Consulta antiusura, mons. Alberto D’Urso. All’inizio della liturgia è stata data lettura del Decreto della Congregazione che notifica l’elezione di san Matteo apostolo a patrono delle Fondazioni antiusura.

Nel pomeriggio è stata vissuta una lunga sosta di formazione nella basilica di Pompei con la recita del Rosario, guidata dal vescovo Tommaso Caputo. Il delegato apostolico si è soffermato sul tema dell’accoglienza e della solidarietà partendo dalle parole della Madonna alle nozze di Cana «Sua madre disse ai servitori: ‘Fate tutto quel che vi dirà’». Caputo ha esortato i volontari delle Fondazioni antiusura a proseguire nel percorso di sostegno e solidarietà alle vittime di usura, ad essere quindi al servizio delle persone in stato di bisogno.

«La formazione unita alla preghiera per i volontari è fondamentale nel servizio di assistenza alle vittime dell’usura e dell’azzardo», ha dichiarato mons. D’Urso. «Si auspica che tutti i credenti – ha aggiunto – preghino affinché nei volontari si rinnovi la vocazione al servizio per i bisognosi». «La preghiera – ha proseguito – incontri anche le vittime affinché intraprendano uno stile di vita rivolto alla sobrietà e trovino la forza e il coraggio di denunciare gli autori delle violenze e dei soprusi a cui sono costretti. Preghiamo per la conversione degli usurai e di quanti in Italia sono responsabili della diffusione dell’azzardo che rende povera e disperata tanta gente. La preghiera è necessaria pertanto anche per gli uomini della politica affinché si impegnino a mettere la persona con i suoi diritti e la sua dignità al centro del sistema economico e giuridico per creare una economia di comunione».