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DIRETTIVA RIMPATRI: ARTINI (UNHCR), «PRASSI NON UNIFORMI E PERIODI TROPPO LUNGHI NEI CENTRI»

“Per avere un sistema uniforme di rimpatri per chi non ha ricevuto la protezione umanitaria bisognerebbe avere fiducia su una prassi uniforme in Ue. In Europa purtroppo questo presupposto non c’è. In queste direttive dovrebbero esserci anche delle garanzie e delle salvaguardie per chi è bisognoso di protezione”. E’ una delle preoccupazioni espresse oggi al Sir da Paolo Artini, dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) a proposito dell’odierna approvazione della “direttiva rimpatri” da parte del Parlamento europeo. Artini si dice anche preoccupato per “l’allungamento del periodo nei centri: già 6 mesi ci sembrava un periodo lungo, 18 mesi non dà garanzie dal punto di vista umanitario, anche perché i ritardi non dipendono dalla persone ma dai Paesi di origine”. “In Europa ci sono grandi divergenze per quanto riguarda il riconoscimento dello status di rifugiato – spiega a margine della presentazione a Roma di una ricerca sui “diniegati”, coloro a cui viene negato lo status di rifugiato -. I tassi di riconoscimento variano dal 57% dei richiedenti asilo che ricevono in Italia qualche tipo di protezione, a quelli di altri Paesi, come la Grecia, che hanno lo 0%, nonostante le persone provengano dagli stessi Paesi caratterizzati da violazioni dei diritti umani o da conflitti”. Riguardo alla situazione italiana l’Unhcr è anche molto preoccupata per l’ipotesi di introduzione del reato di ingresso irregolare, “perché questo inciderebbe su chi arriva via mare: la rotta del Mediterraneo è percorsa da richiedenti asilo. Una persona su 3 fa richiesta di asilo, una su 5 riceve una qualche forma di protezione umanitaria. Quindi è importante esentare il richiedenti asilo e i rifugiati da qualsiasi norma che potrebbe introdurre il reato di immigrazione irregolare. Perché questo è l’unico modo che hanno per venire in Italia”. Anche Cristopher Hein, direttore del Cir (Consiglio italiano per i rifugiati) ha manifestato al convegno la contrarietà dell’organizzazione alla direttiva Ue: “L’unico aspetto positivo per l’Italia – ha affermato – è che i richiedenti asilo che hanno avuto un diniego potranno rientrare nel loro Paese con i rimpatri volontari in modo legale”.Sir