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Eruzione a Stromboli: morto un escursionista

La Prefettura di Messina ha reso noto che un escursionista, il 35enne siciliano Massimo Imbesi, allievo ufficiale di coperta, che si sarebbe avventurato nella zona sommitale in compagnia di un amico e senza l’ausilio di guide, è morto in seguito alle esplosioni che si sono registrate nel cratere del vulcano di Stromboli. Ci sarebbe anche un altro ferito.

Ad operare sul luogo sono i vigili del fuoco di Lipari, che hanno raggiunto l’isola grazie all’ausilio della Capitaneria di Porto. Nonostante il gran fumo, un elicottero dei pompieri ha operato per il salvataggio di due escursionisti bloccati e in difficoltà. È arrivato in soccorso da Salerno.

Sebbene la protezione civile regionale siciliana abbia fatto sapere che non è necessario evacuare l’isola, molti turisti hanno deciso di ripartire dopo che i traghetti e tutte le imbarcazioni sono rientrate in porto. La stessa ha disposto lo stazionamento alla fonda di una nave militare e di una nave privata per far fronte ad una eventuale emergenza. Tutte le Eolie, intanto, sono in stato di allerta. Sono, ad esempio, state fatte evacuare le spiagge dell’isola di Salina e «si raccomanda di non accedervi», sebbene il sindaco Domenico Arabia abbia fatto sapere che «non c’è pericolo per onde anomale o tsunami» e che l’indicazione è solo «in via precauzionale».

È da Panarea che don Giovanni Longo, parroco delle quattro parrocchie che insistono tra quest’isola e Stromboli, coordina gli aiuti che la Chiesa locale sta dando a chi ha vissuto il violento fenomeno vulcanico che ha interessato l’isola delle Eolie, al largo di Messina, e a chi teme adesso per le conseguenze. Lui è rimasto bloccato a Panarea, dove è impegnato nella seconda edizione del Grest per i bambini e i figli dei turisti, così come la gente della quale pastoralmente si occupa è ferma a forza su Stromboli. «Ho dato indicazione che si aprissero le chiese – dice al Sir mentre attende ‘con trepidazione’ che sia possibile tornare a Stromboli – perché chi è in maggiori difficoltà trovi riparo: molti si sono raccolti lì perché è più sicuro e la preghiera è l’unica arma, la più potente che abbiamo in questi momenti».

Don Longo è in costante contatto telefonico con i parrocchiani e la gente del posto. «Hanno bisogno di comunicare, hanno paura. E a quella generata dai fatti di oggi, si aggiunge quella che che è frutto del ricordo di quanto avvenuto nel 2002, quando con l’eruzione si registrò anche un’onda anomala che colpì la costa. Una delle tre sedi parrocchiali dell’isola è più in alto e questo dà sicurezza».

A Panarea, intanto, con lo sguardo fisso sulla nube di fumo e sul mare «diventato colore della cenere», si sta «con l’animo sospeso tra la paura e la speranza e si prega per intercessione di San Vincenzo Ferreri, patrono di Stromboli e Ginostra». In molti, sull’isola, hanno tra l’altro chiesto al parroco «un momento comunitario di preghiera» in chiesa. «È con fede e attenzione che si affrontano i fatti sull’isola – spiega don Giovanni – e con la competenza grande di chi sta prestando i soccorsi e sta monitorando la situazione».