Italia

Fisc, mons. Galantino: «fare rete e trovare nuove modalità operative»

Un’eredità da raccogliere. «La nascita della Fisc – domenica prossima saranno esattamente 50 anni – ha conferito alla vostra missione un supplemento di valore e una prospettiva». Così monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, ha ricordato i 50 anni della fondazione della Fisc (Federazione cui fanno capo 191 testate diocesane), aprendo oggi a Roma i lavori della XVIII assemblea nazionale elettiva. «Sono veramente lieto di essere in mezzo a voi – ha esordito il vescovo – in occasione di questo momento così importante per la vita della Federazione. Siete chiamati a rinnovare il Consiglio e, quindi, ad affidare il servizio della presidenza a una persona che raccolga l’eredità di Francesco Zanotti, al quale va tutta la nostra gratitudine per l’impegno e la dedizione con cui ha portato a termine il suo mandato». I sei anni appena trascorsi «ci hanno condotto, proprio in questo anno giubilare appena concluso, a celebrare i 50 anni di vita della Fisc», ha sottolineato Galantino, aggiungendo subito che «molte delle realtà editoriali da cui provenite in verità hanno una storia più che doppia rispetto a questo mezzo secolo e ne vanno comprensibilmente orgogliose: attraverso le vostre pagine passa in filigrana la storia e la vita delle nostre comunità locali». Da qui l’invito a «raccogliere un’eredità che è patrimonio da spendere nel tempo presente; questo tempo attraversato certo da tante trasformazioni – il mondo della comunicazione ne è in primis lo specchio – ma che non rendono affatto superflue la vostra presenza e il vostro impegno».

«Amare la verità, una cosa fondamentale per tutti, ma specialmente per i giornalisti; vivere con professionalità, qualcosa che va ben oltre le leggi e i regolamenti; e rispettare la dignità umana, che è molto più difficile di quanto si possa pensare a prima vista». Queste le tre indicazioni – tratte dal discorso di Papa Francesco al Consiglio nazionale dell’ordine dei giornalisti – affidate oggi pomeriggio da monsignor Nunzio Galantino alla Fisc. Prima di soffermarsi sulle tre indicazioni, il vescovo ha sottolineato «l’importanza di collocare ogni attività nel contesto in cui il buon Dio ci ha posti, senza fare i furbi. Peggio, impegnandoci a orientare il contesto secondo i ‘nostri’ piani». In tal senso, ha spiegato, «è chiaro che chi accetta di ‘abitare’ lealmente il contesto e accetta di mettersi in gioco avrà un atteggiamento diverso da chi si sente al sicuro con e dentro i suoi schemi. Questo vale per tutti gli ambiti: da quello politico a quello professionale, ecclesiale, compreso l’ambito della comunicazione». L’analisi di Galantino ha riguardato, in modo particolare, «l’ambito ecclesiale»: «Dopo la straordinaria e feconda stagione guidata da Giovanni Paolo II e quella – per certi versi, certamente e positivamente sorprendente di Benedetto XVI – il buon Dio ha messo sulla strada della sua Chiesa e del mondo papa Francesco. Con buona pace – e qui devo dirlo – di chi si ostina a ignorare questo passaggio in maniera aperta o subdola, coltivando atteggiamenti di risentimento o mettendo in moto meccanismi distruttivi». Questo, ha rimarcato il vescovo, «è il ‘contesto’ nel quale veniamo chiamati a spenderci». Certo, ha concluso, «se ho perso la capacità di liberarmi dai miei schemi securizzanti e mi difetta l’attitudine a rimettermi in gioco, non mi spenderò per accompagnare – abitandolo – il contesto nel quale lo Spirito Santo oggi mi pone. Sarò piuttosto impegnato di fatto a ritardare processi e a combattere visioni che non rientrano nei miei schemi; semmai confondendo i miei interessi con quelli della Chiesa, le mie fissazioni con lo stesso Vangelo».

«Quanto distanti siamo dalla verità!». Questo l’amaro commento di monsignor Nunzio Galantino ripensando a «quanto è stato scritto e detto sulla Lettera apostolica Misericordia et misera, a conclusione dell’Anno giubilare». La constatazione del vescovo è stata portata come esempio per «rendersi conto» della distanza dalla verità, invitando, al contrario, ad «amare la verità». Per il segretario generale della Cei, «sembrerebbe scontato, ma facciamo esperienza tutti i giorni di come nel mondo dell’informazione la verità sia spesso sostituita con l’opinione. Con quanta facilità – lasciatemi dire: con quanta superficialità – oggi un po’ tutti si ergono a commentatori di quanto accade, attribuendosi competenze quanto meno discutibili, quando non semplicemente proporzionate alla propria presunzione!». Altro esempio, al riguardo, riguarda i social. Purtroppo, «all’aumento vertiginoso di cittadini ‘informati’ non sta corrispondendo un ugual numero di cittadini ‘consapevoli’ e capaci né di discernimento né, spesso, di educazione!». Questa prassi diffusa, ha rimarcato Galantino, «rende ancora più esigente la parola di Papa Francesco: amare la verità, operando nei media in modo onesto per servire la verità dell’uomo e del suo destino personale e sociale». Per questo, «ancor più necessarie sono e saranno le vostre voci. Voci che sappiano gettare ponti con tutti favorendo incontri e offrendo piazze. Voci che rendano conto di quanto accade con uno sguardo sempre capace di umanità e di attenzione ai valori autentici».

Un costo o un investimento? «Giornali di lunga e preziosa storia, come pure emittenti radiofoniche e televisive appartenenti alla grande famiglia dei media ecclesiali, stanno venendo meno, con conseguenze davvero preoccupanti»: è quanto «sta accadendo, purtroppo, in moltissime delle nostre diocesi», ha ricordato monsignor Galantino. «Possiamo chiederci legittimamente – ha detto il vescovo – se nel nostro modo di vedere l’annuncio del Vangelo le somme destinate alla comunicazione siano considerate un costo o un investimento. Dirò di più: possiamo esigere che siano viste sempre come un investimento, anziché come un costo». Però, ha aggiunto, «non possiamo più permetterci che quell’investimento non produca frutti». Da qui l’invito – e questo significa anche «vivere con professionalità» – a «lavorare insieme, con un orizzonte più ampio della propria scrivania». Perché «nell’impegno per la comunicazione in ambito ecclesiale è impensabile camminare in ordine sparso». Nell’attuale calo della diffusione della stampa tradizionale, secondo Galantino, «diventa sempre più urgente, da una parte, la vostra capacità di fare rete e, dall’altra, quella di trovare nuove modalità operative, che permettano di far crescere la diffusione e l’efficacia del messaggio». Perciò, «scommettete fino in fondo sulle sinergie. Sinergie in primo luogo tra le realtà mediatiche dei vostri territori e poi con i media nazionali della Chiesa italiana: dal Sir – nato a vostro servizio – ad Avvenire, da Tv2000 al circuito radiofonico inBlu. Camminate insieme con l’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali». Perché, ha concluso, «la partita dei prossimi anni potremo affrontarla solo così».

Dar voce alle periferie dimenticate. «L’informazione di cui siete espressione si sviluppa all’interno di logiche di responsabilità spesso ben più alte di quelle che troviamo altrove»ha evidenziato il segretario generale della Cei. Riflettendo sul rispetto della dignità umana, il vescovo ha sottolineato come «nelle nostre testate questo rispetto per la dignità della persona, delle sue verità fondamentali e della libertà, lo si respira». Per questo «mi interrogo pensoso quando avverto che le vostre testate non trovano nelle rispettive Chiese l’appoggio che meriterebbero: non solo come amplificazione del microfono dell’ambone, ma come voce che fa incontrare il Vangelo con la vita, accompagnando la cronaca – legata ai diversi ambiti dell’esistenza umana, sociale ed ecclesiale – con approfondimenti che restituiscono unità di senso e direzione di cammino». Galantino ha indicato poi «l’orizzonte che caratterizza davvero il rispetto della dignità umana e ci assicura di essere sulla strada giusta: è l’attenzione alle periferie, termine che nella Chiesa di Papa Francesco ha assunto uno spessore rilevante, ma che non può risolversi soltanto in un vocabolo alla moda». I giornali diocesani, ha rimarcato, «sono chiamati ancor più di ieri ad assumere un ruolo molto importante nel farsi voce delle periferie, di quelle periferie che spesso mediaticamente vengono ignorate o strumentalizzate a seconda della stagione politica o dell’interesse immediato».

«Amare la verità, vivere con professionalità e rispettare la dignità umana: vi auguro di saper assumere questa missione con rinnovato impegno». Questa la consegna finale di monsignor Nunzio Galantino. Da questa missione, ha aggiunto, «passa non solo il mio augurio, ma la stessa fedeltà alle radici da cui le vostre testate sono nate e la possibilità di guardare con fiducia al futuro. Lascio alla vostra perizia e alla vostra fantasia pastorale, la ricerca dei nuovi sentieri da percorrere perché una nuova primavera della comunicazione ecclesiale torni a fiorire. Che sia uno stile coraggioso. Sulle pagine di carta delle vostre storiche testate, laddove sarà ancora possibile, come pure nei siti internet e sui vari social network, per radio e in televisione: al vostro discernimento la scelta dell’itinerario, purché le mete della sostenibilità e dell’efficacia siano inscindibilmente tenute presenti». Con l’augurio, ha concluso, che «le vostre testate regionali o diocesane possano continuare ad avere quella passione che le ha portate a nascere».