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LEGGE GASPARRI, CIAMPI NON FIRMA

Il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi ha rinviato alle Camere la cosiddetta «legge Gasparri» sul riordino del sistema televisivo, avvalendosi del potere che gli conferisce la Costituzione. In un messaggio alle Camere Ciampi ha avanzato forti riserve sul Sic, il sistema integrato di telecomunicazioni, sul passaggio al digitale terrestre e sul rischio di posizione dominante nel mercato della raccolta pubblicitaria. C’è poi la questione del trasferimento di Retequattro sul satellite e dell’abolizione della pubblicità per la terza rete Rai. Adesso il Parlamento potrebbe rivotare la stessa legge che a quel punto entrerebbe in vigore lo stesso, oppure apportare le necessarie correzioni, seguendo le indicazioni del Presidente Ciampi, che aveva già anticipato nel suo messaggio alle Camere sul pluralismo nell’informazione.

Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che era stato informato in anticipo della decisione di Ciampi, ha negato che la nuova legge mini «la libertà di informazione». Da Bruxelles, dove si trovava, Berlusconi ha detto che è possibile che la legge Gasparri sia rivotata «non so se uguale». In precedenza, il premier, ai giornalisti che lo interrogavano a Roma sul possibile rinvio della legge, aveva risposto: «non ci sarebbe alcun vulnus politico per il governo, per quel che mi riguarda. Quanto a Gasparri prenderà le sue decisioni. Io non ho seguito la legge, non l’ho voluta seguire. Sapete che c’era di mezzo questo benedetto o maledetto conflitto di interesse. Di tante leggi questa è quella che ho seguito meno».

Tutte le componenti dell’opposizione esultano per il rinvio della legge e v’è chi chiede le dimissioni del governo: se non lo facesse da solo, dice Pietro Folena, l’opposizione metta in campo ogni iniziativa politica al fine di giungere a tale risultato.

Legge sul riassetto tv: il messaggio di Ciampi per il rinvio alle Camere

«Pluralismo e imparzialità». Messaggio alle Camere del Presidente Ciampi (23 luglio 2002)